La prima scuola

Quello di Andrea Segre, ricercatore, documentarista e, da qualche anno a questa parte, anche regista di fiction, è sempre stato un cinema schierato, di riflessione e impegno civile, capace di far riflettere soprattutto sul tema dell’immigrazione e dell’integrazione, nonché sul rapporto (spesso negativo) che l’uomo intrattiene con il territorio che lo accoglie. La prima neve, presentato nella sezione Orizzonti dell’ultima edizione del festival di Venezia, pur mantenendo il tema del rapporto con il territorio (già presente nel suo precedente film Io sono Li, girato tra i pescatori della laguna di Venezia), tradisce apparentemente quello dell’immigrazione, raccontando la storia dell’amicizia tra un bambino italiano e un profugo della guerra di Libia che riesce ad inserirsi in un contesto sociale molto diverso - quale quello di un villaggio delle Alpi trentine - da quello da cui proviene. Se il confronto tra culture e soprattutto tra vissuti diversi è ancora il tema portante di La prima neve, la vera novità di questo film sta proprio nell’aver affrancato la figura di un extracomunitario dal peso della sua condizione sociale, per permettergli di accedere a uno statuto di personaggio a tutto tondo, oppresso da un passato doloroso e umanissimo. Dunque, se per un attimo Segre sembra abbandonare il tono di denuncia che connotava esplicitamente tutti i suoi documentari e implicitamente Io sono Li, in effetti rende un servizio molto più grande al cinema di casa nostra proponendo finalmente una figura di immigrato capace di avere un rapporto normale, da pari a pari, con il contesto sociale che lo accoglie e dunque di confrontarsi con esso al di là di una serie di schemi narrativi ormai abusati.

Non meraviglia che una simile conquista giunga proprio da un cineasta attento come Segre non solo ai temi ma anche ai modi della narrazione e della rappresentazione, ovvero all’importanza che può avere documentare (o mettere in scena) correttamente la condizione di quei soggetti come i migranti la cui identità è praticamente negata. È proprio dall’importanza di produrre immagini che siano capaci di restituire identità ai protagonisti, di costruire una relazione tra diversi basata sulla conoscenza, il rispetto e la responsabilità, specie in quei contesti che sono connotati dalla multiculturalità, che è nato il progetto “La prima scuola”, ideato da Segre e sostenuto da ZaLab, l’associazione alla quale lo stesso regista ha dato vita insieme ad altri colleghi per diffondere la cultura dell’integrazione e dell’accoglienza ma, soprattutto, del video partecipativo, una forma di documentario sociale che fornisce agli stessi protagonisti la possibilità di autorappresentarsi e, soprattutto, di rappresentare la realtà che li accoglie secondo uno sguardo inedito. La “prima scuola” è, ovviamente, la scuola elementare, quella che in Italia accoglie il maggior numero di studenti stranieri e che è già una realtà multiculturale, ma è anche la scuola pubblica, quella della quale lo Stato si deve occupare innanzitutto, proprio perché di tutti i cittadini. È proprio per contribuire al dibattito sulla crisi del sistema d’istruzione pubblico e per finanziare una serie di attività culturali e artistiche concepite all’interno delle scuole elementari che è nato il progetto, finanziato da una serie di iniziative legate alla distribuzione di La prima neve, nonché grazie alle donazioni libere dei singoli attraverso il blog http://laprimascuola.wordpress.com/. Uno spazio concepito non solo come veicolo di informazione sull’iniziativa ma anche e soprattutto come un utile strumento di dibattito e confronto, ovviamente sui temi della scuola e dell’intercultura.

I fondi raccolti grazie all’iniziativa saranno destinati a finanziare i progetti di miglioramento dell’offerta educativa e pedagogica (laboratori di teatro, musica, cinema, ma anche incontri, visite, servizi di mediazione interculturale) concepiti dalle scuole che operano all’interno di realtà decentrate nelle quali sia particolarmente significativa la presenza di alunni stranieri. I progetti presentati dalle scuole saranno giudicati e selezionati da una commissione di esperti presieduta da Goffredo Fofi che, nel valutarli e premiarli, proprio grazie ai fondi raccolti dall’iniziativa, terrà conto del carattere innovativo delle varie iniziative proposte.

Il rapporto tra intercultura e scuola, l’importanza della scuola in quanto luogo di incontro tra culture diverse, sede di valori come l’integrazione e il rispetto per l’altro, è stato negli ultimi anni in Italia uno dei temi più trattati in ambito documentaristico, raramente così pronto a cogliere con tanto anticipo una questione che via via ha trovato sempre più spazio nel dibattito pubblico, nel confronto politico, nonché nella considerazione istituzionale (con la creazione di un ministero ad hoc nell’ultima legislatura). Un fenomeno che è stato al centro di un’attenta riflessione da parte del Centro nazionale, tanto dalle pagine web di questo sito quanto da quelle cartacee delle pubblicazioni periodiche, anche in ambito audiovisivo, attraverso recensioni (La classe, Fratelli d’Italia, Sotto il Celio Azzurro, Alì ha gli occhi azzurri), articoli (L’integrazione scolastica degli stranieri nel documentario in “Rassegna Bibliografica” 1/2010, Minori immigrati nel cinema europeo in Cittadini in Crescita 1/2004), schede filmografiche (La schivata, La classe, Fratelli d’Italia). Un piccolo ma significativo spazio di riflessione sulla questione che, come fase ulteriore (di certo non terminale, vista la continua evoluzione del dibattito) del percorso ha visto la produzione di un video, Dal bianco e nero al colore, che tira le fila di quanto prodotto in Italia in ambito cinematografico attraverso una selezione di sequenze tratte dai più interessanti documentari e di film sull’argomento.

 

Fabrizio Colamartino