Le ceneri di Angela

di Alan Parker

(USA/ Gran Bretagna, 1999) 

Sinossi

Anni 30. Frank è uno dei tanti figli della famiglia McCourt, poverissima, irlandese e cattolica, una delle poche ad essersi trasferita dall’America a Limerick, la città più piovosa d’Irlanda, per la troppa povertà, quando la maggior parte degli irlandesi seguiva il percorso opposto nella speranza di un po’ di ricchezza. Frankie assiste impotente e quasi rassegnato alla propria sorte: egli vede morire sotto i suoi occhi tre fratelli per denutrizione, vive in case puzzolenti e fatiscenti, guarda il padre ubriaco e disoccupato sperperare i soldi del sussidio in continue sbronze, accetta con commiserazione l’incapacità della madre di ribellarsi allo stato di povertà in cui versa, vergognandosi però quando va ad elemosinare gli scarti dei preti per far mangiare i figli. Ma la forza vitale del ragazzo è superiore a qualsiasi disgrazia, spinto dalla voglia di ricordarsi solo i momenti più belli dell’infanzia (i racconti del padre, le marachelle con i coetanei), e dalla volontà di ritornare in America per sottrarsi al destino avverso. Un destino che, prima di vederlo salpare per le Americhe, gli fa vivere la fuga da casa del padre, la ‘prostituzione’ della madre (disposta a giacere con un lontano cugino pur di avere un tetto sotto la testa), la morte per consunzione della ragazza che amava. Solo di fronte alla statua della Libertà, Frank comincia a pensare ad un futuro migliore, dove finalmente "nessuno ha i denti marci e tutti hanno un gabinetto".

Introduzione al Film

“Ripensando alla mia infanzia, mi chiedo come io sia riuscito a sopravvivere. Naturalmente è stata un'infanzia infelice, sennò non ci sarebbe gusto. Ma un'infanzia infelice irlandese è peggio di un'infanzia infelice qualunque, e un'infanzia infelice irlandese e cattolica è peggio ancora”. L’incipit del libro autobiografico di Frank McCourt, best seller e premio Pulitzer 1997, lo stesso dell’omonimo film di Alan Parker, smaschera le caratteristiche principali del soggetto, ovverosia un’infanzia terribile, a rischio di sopravvivenza, un’infanzia irlandese, in un paese tra i più poveri dell’Europa e dove dunque la sorte toccata a Frank non è solitaria ma comune a molti bambini, un’infanzia ed un’educazione cattolica, strettamente osservante, dove le istituzioni ecclesiastiche e la mentalità bigotta influiscono fortemente sugli individui, ma anche un’infanzia capace di ridere sopra la disgrazia (la battuta “Ma un'infanzia infelice irlandese è peggio di un'infanzia infelice qualunque, e un'infanzia infelice irlandese e cattolica è peggio ancora” ne è un esempio), per esorcizzare gli avvenimenti tragici e per sognare una vita diversa. La famiglia McCourt “guarda dal basso la povertà”, regredisce invece che migliorare e contro quest’immensa corrente avversa deve lottare continuamente il piccolo Frank, cercando di non farsi spazzare via da una fiumana che lo porta nella direzione opposta a quella che seguirebbe e che lo costringe ad assecondare il suo corso: egli non vorrebbe seguire la corrente che lo ha allontanato dall’America; non vorrebbe procedere lungo la scia di pezzi di carbone che la famiglia segue, raccogliendo la torba per poter riscaldare la casa; né farsi largo tra la folla per raccogliere gli avanzi dei preti come fa la madre o dirigersi verso gli edifici ecclesiastici per ricevere rifiuti di accoglienza e porte in faccia. Non farebbe entrare nella propria bocca, attraverso la comunione, neppure il corpo di Cristo (movimento che viene ricusato con il vomito subito dopo la cerimonia), di quel Cristo che, come scrive in un tema, non potrebbe vivere a Limerick, vestito solo di tunica e sandali, con tutta la pioggia che c’è. Sullo stesso flusso decadente si muove la famiglia McCourt, a partire dal padre, che si trasforma poco a poco da affascinante narratore di favole a infelice ubriaco fino a sparire nel nulla, per continuare con la madre, che si dà ad un cugino pur di avere una casa, e per finire con gli stessi figli della coppia che muoiono, percorrendo l’itinerario che li porta dalla terra al cielo. Il sogno dell’America, o meglio della statua che con la mano indica la direzione della libertà, rappresenta così il tentativo, per Frank, di invertire la rotta e ritornare a ‘casa’. La dimensione della dimora d’altronde è la cartina tornasole della famiglia McCourt, la quale distrugge letteralmente le pareti della prima abitazione a Limerick (come segno di questo percorso del gambero), va a vivere in un alloggio accanto ad una fogna, viene sfrattata anche da lì e trasloca in casa altrui. Frank per fermare questa discesa agli inferi non può far altro che scappare su una nave, simbolo della perdita delle radici, dell’abbandono della casa e del taglio netto con il passato. Più che le terribili condizioni di vita (assenza cronica di cibo e fame terribile, pioggia continua, freddo e morte), più che le surreali lezioni morali delle istituzioni scolastiche e religiose (prese più a educare contro gli inglesi e a favore di un ottuso nazionalismo che nel nome della tolleranza e contro la fame e la povertà), sono dunque i faticosi movimenti dei protagonisti, nella loro quotidiana velleità di sopravvivere, a rendere verosimile una condizione così estrema di miseria. Perché, per il resto, nel film, a differenza del libro, la resa stilisticamente pulita della storia non facilità la figurazione della miseria. Parker, infatti, per non cadere nel patetico, finisce per dare una visione edulcorata della vita di Frank. La stessa ironia e forza vitale del testo letterario, resa soprattutto attraverso una scrittura ripetitiva, sardonica e mordacemente amara, si ridimensiona nella rappresentazione di piccoli sketch fini a sé stessi, ad eccezione forse della ‘prova generale’ della Comunione dove tutti i bambini della scuola mostrano la lingua in attesa dell’ostia, adoperandosi in un gesto irriverente e anarcoide contro quegli stessi adulti che li costringono alla fame. Su tutto, rimane la sensazione di un’ottima fotografia di Michael Seresin, grazie alla presenza prioritaria dei grigi e dei marroni, e l’assenza di coraggio, da parte del regista inglese, nell’adattare con più libertà e attraverso scelte formali più audaci un romanzo che ha come punto di forza non tanto l’architettura narrativa (sono molte, infatti, le storie d’infanzie difficili) quanto l’originale, alacre e vitale scrittura. Marco Dalla Gassa  

E' possibile ricercare i film attraverso il Catalogo, digitando il titolo del film nel campo di ricerca. Le schede catalografiche, oltre alla presentazione critica collegata con link multimediale, contengono il cast&credits e una sinossi. Tutti i film in catalogo possono essere richiesti in prestito alla Biblioteca Innocenti Library - Alfredo Carlo Moro (nel rispetto della normativa vigente).