La regina degli scacchi

di Claudia Florio

(Italia, 2002)

Sinossi

La diciassettenne Maria Adele è una giovane campionessa di scacchi: vive ad Ancona con il padre, docente universitario, ha da poco perso la madre, una celebre pianista. Un giorno, al termine di un torneo, viene avvicinata da Emilio, un giovane giornalista che vuole scrivere un articolo su di lei. In realtà, per Emilio, Maria Adele è soltanto un mezzo per arrivare a Sterlizia, uno scacchista celebre ma dal passato misterioso, maestro della ragazza, sospettato di essere stato il capo di una banda di pedofili sgominata anni prima a Roma e attualmente impiegato presso il Tribunale dei minori di Ancona. Quando Maria Adele entra in possesso di una lettera dalla quale capisce di essere stata adottata, cerca di scoprire l’identità dei genitori naturali: rivoltasi al Tribunale dei minori scopre di non poter ottenere tali informazioni ufficialmente. Messo alle strette da Emilio, che pubblica un articolo sul suo torbido passato, Sterlizia chiede a Maria Adele di giocare un’ultima partita prima di eclissarsi per sempre: la posta in gioco sarà l’identità dei genitori naturali della ragazza. Maria Adele vince e ottiene l’informazione, Sterlizia, ormai solo e umiliato, si suicida. Con l’aiuto di Emilio, che si è innamorato di lei, Maria Adele riesce a rintracciare Ortensia, sua madre naturale: scopre che, quindici anni prima, la donna aveva assassinato il marito dopo che questi tentò di abusare della stessa Maria Adele. La ragazza, colpita dalle vicende apprese, decide di tornare dalla vera madre, una donna semplice, segnata nel corpo e nella mente dal carcere e dalla solitudine. La verità sul passato tragico della famiglia naturale della ragazza, tuttavia, non tarda a emergere: Maria Adele, infatti, riesce a decifrare un incubo ricorrente che da sempre la ossessiona e a scoprire che, in realtà, suo padre fu ucciso da Ortensia dopo aver impedito che quest’ultima la soffocasse, stanca, a causa del troppo lavoro, del pianto incessante della figlioletta. In seguito all’ammissione della madre, Maria Adele decide di tornare a vivere con il padre adottivo.

Introduzione al Film

La scacchiera come teatro dell’inconscio

La regina degli scacchi è un tentativo, riuscito solo in parte ma comunque interessante, di fondere in un’unica pellicola più suggestioni tematiche attraverso il coinvolgimento sul piano formale di più generi cinematografici. Thriller psicologico, film di ambientazione sportiva (anche se di genere molto particolare, includendo tra le discipline sportive il gioco degli scacchi), pellicola di denuncia di un grave fenomeno sociale come la pedofilia, sono molte le risorse narrative cui la regista Claudia Florio attinge per portare a termine il film. Dal thriller psicologico la pellicola trae una tra le caratteristiche formali più canoniche: la narrazione della vicenda si struttura attorno alla ricerca da parte della protagonista di un evento traumatico della propria infanzia nel quale trovare le cause del proprio disagio. Maria Adele, infatti, riuscirà a ricostruire, non senza difficoltà e ulteriori traumi, il proprio passato, giungendo a sciogliere il mistero della sua adozione e a liberarsi dagli incubi che la ossessionano. Il tema dell’adozione offre, infatti, la possibilità di strutturare il racconto attorno alla progressiva acquisizione di consapevolezza sulla propria identità da parte della protagonista, messa nel finale di fronte a una scelta drammatica. A differenza di altri film che hanno per protagonisti giovani impegnati in maniera agonistica in discipline di vario genere (sportive o artistiche che siano), La regina degli scacchi ha come posta in gioco per Maria Adele non il riscatto da una condizione umile o di svantaggio (la ragazza appartiene all’alta borghesia di provincia, la sua vita è ben più che agiata), bensì il recupero del proprio passato, la verità sulle proprie vere origini. Del resto, le energie che il gioco degli scacchi mobilita sono essenzialmente psicologiche e intellettuali, e la scacchiera spesso è stata paragonata a una sorta di scena teatrale al cui interno il giocatore combatte una partita più con se stesso, i propri limiti, le proprie paure che contro un avversario reale: logico che la posta in gioco sia la propria condizione esistenziale più profonda e non una redenzione morale o una rivincita nei confronti della società. È sul piano del film di denuncia che La regina degli scacchi trova un ostacolo più che un elemento di ulteriore interesse. Il tema della pedofilia entra di prepotenza all’interno della trama e, tuttavia, non riesce a diventare un elemento integrante del racconto: tirato in ballo “a vuoto”, diviene una sorta di specchietto per le allodole che, alludendo a fatti di cronaca molto drammatici, fa leva sulla curiosità morbosa dello spettatore. Una propensione al sensazionalismo, questa, che emerge anche da alcune scelte di regia, come il montaggio eccessivamente concitato delle partite a scacchi (che non riesce a restituire minimamente i tempi di questo gioco) e l’esasperazione delle angolazioni di ripresa nelle sequenze più drammatiche, nonché dalla recitazione sopra le righe di alcuni interpreti. Originale, invece, la scelta di ambientare il film ad Ancona, un piccolo capoluogo di provincia visivamente inedito nel panorama cinematografico italiano, un contesto che trasmette meglio di quello metropolitano la sensazione di smarrimento della protagonista di fronte alla scoperta che tante realtà orribili (il maestro di scacchi pedofilo) o assurde (la verità sul proprio passato) siano, in realtà, molto più vicine e a portata di mano di quanto non potesse immaginare.

Il ruolo del minore e la sua rappresentazione

Al di là degli affetti, i legami di sangue

Al di là dei colpi di scena e degli eccessi drammatici in parte giustificati dalle esigenze spettacolari necessarie per la riuscita di un film, qual è il percorso compiuto da Maria Adele? Quali le dinamiche psicologiche che sottendono la sua ricerca? E quali sono, inoltre, le coordinate sociali e culturali all’interno delle quali si muove la ragazza? Proprio partendo da quest’ultimo punto è possibile rispondere alle prime due domande: Maria Adele vive, con ogni evidenza, una situazione di disagio, malgrado l’amorevolezza sincera del padre, conduce una vita agiata, si senta gratificata dalla sua attività di scacchista. Tuttavia, l’esistenza della protagonista rimanda per molti aspetti a un mondo freddo (come testimonia la grande e lussuosa casa in cui vive) ed effimero (il padre, pur affettuoso, è un personaggio un po’ fatuo, rapito totalmente dalla passione per la musica, slegato dalla realtà), che ha prodotto nella ragazza un’esigenza di razionalità sfociata nella passione incondizionata per gli scacchi. Il giuoco degli scacchi, dunque, come passione assoluta e totalizzante attraverso la quale superare le ossessioni e le paure inconsce (gli incubi notturni, il sospetto di essere stata adottata, il misterioso passato) per mezzo di una riduzione del mondo a uno schema che è possibile dominare, un universo governato da regole ferree. Ma il gioco è solo una metafora della vita, un modo per confrontarsi con essa attraverso un filtro semantico utile ma non risolutivo: la vita, infatti, sembra non seguire affatto le regole degli scacchi e, con il mondo esterno, quello fuori dalla bella casa in cui abita, diverso dalla scacchiera che così bene ha imparato a dominare, Maria Adele sceglierà di confrontarsi proprio per rispondere alla parte più segreta di sé, quella che pone delle domande alle quali difficilmente si può rispondere esclusivamente attraverso la razionalità. Poco significativo da un punto di vista tematico, il personaggio di Sterlizia (e il tema della pedofilia che a questi si accompagna) assume un significato simbolico forte all’interno dell’economia drammatica del film. Insieme alla madre naturale quella del maestro di scacchi è la figura che appartiene proprio di quella parte sotterranea e negata di sé sulle cui tracce si mette Maria Adele: anche l’uomo è vittima di un trauma subito da bambino, quella stessa violenza sessuale che si ritrova a esercitare su altri innocenti. Significativo, a tal proposito, quanto afferma il presidente del Tribunale dei minori durante il colloquio con Maria Adele, quando afferma che voler ritrovare i propri genitori naturali equivale a tentare di recuperare un passato che qualcuno ha cancellato. Ciò che La regina degli scacchi riesce a illustrare con puntualità è proprio la forza dei legami del sangue che conducono, più spesso di quanto non si immagini e contro ogni previsione, a scelte apparentemente assurde, ovvero a negare decenni di vita familiare in virtù di qualcosa che è impossibile ricondurre agli schemi della vita quotidiana e che, anzi, appare tanto più forte e prepotente quanto più viene negato.

Riferimenti ad altre pellicole e spunti didattici

Il film può essere utilizzato solo in parte come contributo didattico a causa dei difetti evidenziati nella prima parte dell’analisi. Significativi sono, tuttavia, gli spunti sul tema dell’adozione che, pur a tratti, emergono nel corso del film. Particolarmente pregnante la sequenza del colloquio della protagonista con il Presidente del tribunale dei minori, nella quale si fa esplicito riferimento al ruolo della famiglia adottiva e all’impossibilità di recuperare i legami con i genitori biologici. Fabrizio Colamartino  

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