I giovani e l’alcol

 

Roberto Baiocco, Maria D’Alessio, Fiorenzo Laghi (a cura di)
Roma, Carocci, 2008

 

A partire dalla prospettiva evolutiva, che considera per ogni fase della vita dei precisi compiti di sviluppo, il volume analizza i dati di alcune ricerche italiane sui comportamenti a rischio di adolescenti e giovani, mettendo in evidenza il carattere transitorio che può assumere l’abuso di sostanze durante questi periodi della vita. Il libro fornisce anche un’accurata descrizione di come l’abuso legato a esperienze di affermazione della propria autonomia possa trasformarsi in patologia, proprio per effetto della maggiore vulnerabilità dei soggetti ancora in crescita. Sono perciò esaminati i fattori di rischio e protezione che contribuiscono a determinare la direzione del percorso di ogni individuo: verso il ritorno alla normalità (moderazione) o verso la devianza.

 

Sebbene gran parte degli adolescenti e giovani dei campioni esaminati non presenta aspetti patologici nell’utilizzo di alcol e sostanze stupefacenti, gli autori sottolineano che in Italia la metà dei decessi per incidenti stradali avviene a causa dell’alcol. Inoltre, negli ultimi anni si assiste anche nel nostro Paese al diffondersi del modello “nordico” di assunzione – ovvero lontano dai pasti – ed è aumentata la percentuale di ragazze che bevono. Il modello mediterraneo del “bere”, ovvero moderato e circoscritto a momenti di convivialità associati in genere al mangiare, sembra aver lasciato il posto a fenomeni nuovi, quali il cosiddetto binge drinking cioè l’abbuffata di alcol che si concentra nel fine settimana, con lo scopo preciso di ubriacarsi. Nell’indagare la diffusione di tale atteggiamento vengono delineate tre tipologie di bevitori: quelli “sociali”, quelli appunti detti binge drinker e quelli “forti”.

Le ricerche svolte sono basate su questionari somministrati all’interno delle scuole e delle università, partendo dai quali i ricercatori analizzano le motivazioni legate al bere, il contesto e le modalità in cui si manifesta la relazione tra il soggetto e la bevanda. In particolare, per quanto riguarda gli adolescenti (tra i 16 e i 19 anni), emergono relazioni dirette tra l’approccio alla sostanza alcolica e le capacità di coping del ragazzo, ovvero l’abilità nel trovare soluzioni alle difficoltà che si presentano nella quotidianità. Le strategie di coping messe in atto dai forti bevitori si limitano per lo più alla fuga dai problemi, mentre i bevitori sociali (quelli che vedono nell’alcol uno strumento di socializzazione) mostrano una maggiore consapevolezza e maturità.
Forte influenza nella scelta del consumo di alcolici viene dall’ambiente familiare e dal gruppo dei pari.
Il libro fornisce utili indicazioni per gli educatori, gli insegnanti e i genitori su come monitorare e affrontare il problema ai diversi livelli in cui si presenta. All’interno di ogni capitolo sono riportate delle schede con informazioni scientifiche e statistiche sull’alcol e testimonianze dirette dei ragazzi intervistati o che hanno partecipato a percorsi terapeutici.
Gli aspetti più preoccupanti nell’uso e abuso delle sostanze alcoliche riguardano i motivi che portano a bere con lo scopo di ubriacarsi: mentre le femmine cercano di sedare la tristezza, i maschi vedono nell’alcol un facilitatore sociale. Le tendenze emergenti parlano inoltre di un abbassamento progressivo negli anni, dell’età media della prima assunzione (12 anni in Italia).

Se, come si è detto, le ricerche mostrano che per molti giovani e adolescenti i comportamenti più estremi si attenuano, fino a scomparire, con l’avanzare dell’età del soggetto, allo stesso tempo le diverse forme di abuso, che si accompagnano ad atteggiamenti legati alla cultura edonistica del consumo e all’“andare fuori” per gioco, portano in età adolescenziale un rischio non sottovalutabile di danni irreparabili a livello sia psicologico sia fisico e possono risolversi in una dipendenza grave una volta raggiunta l’età adulta.