L'allievo

di Bryan Singer

(USA, 1998)

Sinossi

Todd Bowden, studente sedicenne, ha scoperto un grande segreto: tra le tranquille villette della sua città, senza mai aver originato il benché minimo sospetto, a pochi isolati dalla sua abitazione, vive un criminale nazista chiamato Kurt Dussander. Affascinato dalle atrocità commesse dal gerarca nazista durante la guerra, Todd comincia a ricattarlo, costringendo Dussander a rievocare il suo oscuro passato, a rivivere gli agghiaccianti anni delle sue angherie, in cambio della tutela di quest’orribile segreto. Tuttavia l’interazione tra i due comincia ben presto a dare i primi nefasti frutti: Todd si comporta sempre più violentemente, mentre il suo rendimento scolastico diventa pessimo. Edward French, il consulente della scuola convoca i suoi genitori, ma all’appuntamento si reca Dussander che finge di essere il nonno del ragazzo. Per un patto fatto con il consulente, Todd dovrà riportare il massimo dei voti in tutte le materie, altrimenti verrà bocciato. Egli allora si getta a capofitto nello studio, incurante del ricatto che il vecchio gerarca ha ribaltato sul giovane per cautelarsi: in caso di morte il contenuto di una cassetta di sicurezza verrà reso pubblico e con esso anche la rivelazione che Todd era a conoscenza dell’identità del criminale nazista. Una sera, Todd viene chiamato dal vecchio che ha appena avuto un infarto: nella sua cantina si trova, ferito, un vagabondo che ha aggredito poco prima. Todd accorre e, per saggiare il suo coraggio, viene chiuso nella cantina con il vagabondo che si sta riprendendo. Il ragazzo, spaventato, uccide il vagabondo, dopodiché, per ottenere la chiave della cassetta di sicurezza, chiama l’ambulanza per far trasportare Dussander in ospedale. Ma nella stanza della clinica Dussander viene riconosciuto dal vicino di letto, scampato all’orrore dei lager. La situazione precipita: Todd viene interrogato dalla polizia e, mentre Dussander si toglie la vita per evitare il processo, French, il consulente scolastico, capito l’inganno in cui è caduto, viene ricattato da Todd affinché occulti tutto quello che sa.

Presentazione critica

Bryan Singer era stato considerato una specie di fenomeno subito dopo essersi reso protagonista del perfetto dosaggio di tensione, suspense e calibrata narrazione de I soliti sospetti (1995). Di fronte a quello che aveva rappresentato per il grande pubblico il successo de I soliti sospetti, L’allievo è stato considerato dalla pubblicistica specializzata lento, cadenzato, fors’anche prevedibile. Invece Singer non ha fatto altro che tornare ai ritmi progressivi, armonici e crescenti del suo lavoro d’esordio, in quello stupendo spaccato sull’origine della paranoia nella provincia americana che è Public Access (1993), in cui tutto è organizzato in modo quasi antinarrativo allo scopo di rendere più violenta ed inattesa la deflagrazione finale. Singer, con il suo film tratto da un racconto del mago dell’horror Stephen King, gioca sui movimenti lenti e avvolgenti, sulle calibrate giustapposizioni casuali, sull’estrema frammentazione dei punti di vista e sulla spiazzante intercambiabilità delle certezze e dei valori. Il suo è un racconto fondato sulla spasmodica attesa che qualcosa di irreparabile e violento accada, grazie al sapiente uso del ritmo narrativo che si ciba costantemente di movimenti piani ed avviluppanti, pronti ad incrementare progressivamente le loro cadenze per raggiungere momenti di tensione senza pari (si pensi all’ultima sequenza del film, con l’ideale passaggio del testimone da Dussander a Todd significato attraverso un ritmatissimo montaggio alternato che da una parte mostra il vecchio nazista mentre provoca in modo agghiacciante la sua morte, mentre dall’altra raffigura l’estrema freddezza con cui Todd ricatta lo psicologo della scuola, minacciandolo con una presunta storia di omosessualità che ne avrebbe minato per sempre la carriera e la dignità). Ne L’allievo le (poche) certezze si sgretolano improvvisamente lasciando il posto a nuove evidenze che non appaiono mai rassicuranti, perché il film di Singer è una esplicita riflessione sul Male e sulle sue implicazioni psicologiche, sulla disparità tra una situazione iniziale di perfetto equilibrio (Todd perfetto ragazzo, intelligente, studioso e beneducato) ed un approdo finale nuovo e terribile nelle sue caratteristiche di antitetica presa di coscienza (lo stesso Todd che sostiene, dopo aver ricattato il consulente scolastico, di essere disposto a tutto pur di raggiungere il suo scopo). Male che giunge da lontano (da circa quarant’anni prima, visto che il film si svolge nel 1984), ma trova terreno fertile nella disposizione affine di personaggi paranoici e falsamente tranquilli nelle loro rassicuranti convinzioni. Il male esiste in maniera insita, deve soltanto emergere. E Singer lo fa emergere in una scena dal forte impatto emotivo, con Dussander/Ian McKellen agghindato da vecchio ufficiale nazista che marcia sempre più prepotentemente su se stesso, in una circolarità storica impressionante che si manifesta, attraverso un montaggio serratissimo, soprattutto con dettagli sugli stivali e sullo sguardo demoniaco dell’anziano gerarca. L’intenzione espressiva del regista è concentrata nel disseminare la narrazione di simboliche figure geometriche (il cerchio che ritorna come forma ossessiva in differenti contesti a ricordare la ciclicità dei ricorsi storici ma anche l’impossibilità di sfuggire alla magnetica contingenza delle affinità elettive - si pensi al cerchio disegnato alla lavagna che apre la narrazione contrapposto a quello del canestro che viene sovrimpresso al volto ormai senza vita di Dussander, per una circolarità strutturale del film e del tema esposto in esso) e precisi gesti forti che svolgono la funzione di vettori drammatici atti a guidare il pubblico all’interno del racconto (il guardare, atto ripetuto per tutto l’arco della pellicola, rimanda all’impossibilità di denotare il male dalla semplice apparenza, solitamente placida e tranquilla, e per questo ancora più spaventosa - modalità sottolineata sintomaticamente dall’estrema miopia del vecchio nazista). In tutta questa riflessione sulla malvagità umana, il ruolo dell’adolescente Todd è quello del veicolo attraverso il quale il Male, in virtù di una caratteristica curiosità data dall’età, prende il testimone del passato e lo porta alle estreme conseguenze, attualizzandolo, facendolo emergere nella sua portata devastante. Perché il Nazismo è soltanto una delle manifestazioni possibili della perversità umana, derivata da una particolare contingenza storica e sociale: ma si può sempre trovare l’individuo adatto perché il Male si perpetui e rinnovi il suo rovinoso corso. Giampiero Frasca  

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