Germania anno zero

Italia/Germania/Francia, 1947

Regia: Roberto Rossellini
Soggetto: Roberto Rossellini
Sceneggiatura: Carlo Lizzani, Max Colpet, Roberto Rossellini
Prodotto da: Roberto Rossellini
Fotografia (b/n): Robert Juillard Montaggio: Eraldo Da Roma
Musiche: Renzo Rossellini
Scenografie: Roberto Filippone
Personaggi e intrepreti: Edmund Moeschke (Edmund), Ernst Pittschan (il padre), Franz Grüger (Karl-Heinz), Ingetraud Hinzf (Eva), Erich Gühne (il maestro)
Durata: 75 minuti

 

Sinossi

Il dodicenne Edmund si muove tra le macerie di una Berlino distrutta dalla guerra nel tentativo di sbarcare faticosamente il lunario per sfamare tutta la famiglia, composta da un padre gravemente malato, il quale invoca a più riprese l’arrivo della morte per alleviare la famiglia dal fastidio che pensa di arrecare, dalla sorella Eva che si prostituisce nel tentativo di migliorare sensibilmente la sua posizione e quella dei suoi congiunti, e dal fratello maggiore Karl-Heinz, un pusillanime che non si è costituito alle autorità nonostante abbia difeso la causa nazista fino all’arrivo degli alleati. La famiglia di Edmund, a causa dei bombardamenti che hanno distrutto buona parte delle abitazioni della città tedesca, divide l’abitazione con altre disastrate famiglie. La quotidianità di Edmund si dipana nel tentativo di svolgere lavori dai quali viene allontanato (il lavoro che lo impegna a scavare fosse nel cimitero) o di vendere cianfrusaglie varie (un disco con i discorsi di Hitler che gli frutta alcuni marchi, i quali successivamente gli vengono sottratti da alcuni coetanei, e una sveglia). Edmund, nel suo vagabondare, subisce l’influenza nefasta di un vecchio insegnante, ancora legato ai valori del Führer, che ispira al bambino l’omicidio del padre, ritenuto ormai un peso per la società. Tornato dall’insegnante per confessargli il suo tremendo atto, questi reagisce in modo terrorizzato, condannando Edmund e allontanandolo in malo modo da sé. Chiuso, sconfortato ed escluso da qualunque tipo di interazione personale, deluso dall’impossibilità di legare con i coetanei e impossibilitato a ritenersi un adulto a tutti gli effetti, nonostante le responsabilità gravanti su di lui, Edmund, dopo aver visto portare via il cadavere del padre da un camion, decide di trovare la morte lasciandosi cadere dall’alto di una casa diroccata.

Presentazione critica

Il film si apre con una didascalia, una dedica accorata dello stesso Rossellini nei confronti del figlioletto Marco Romano, deceduto l’anno precedente la realizzazione della pellicola. L’infanzia si confronta con il destino della Storia e della vita, con l’ineluttabilità del dramma umano che travolge le sorti individuali senza mostrare alcuna pietà o distinzione, sopraffacendo per primi coloro che per costituzione e natura risultano privi delle necessarie difese. La Germania in cui Edmund vive è una terra annichilita dal tempo e dalla protervia, lo scenario in cui si trascina coraggiosamente vivendo di espedienti è l’anno zero delle speranze umane, il faticoso inizio di una nuova epoca. Ma l’ottimismo non trova spazio. La macchina da presa indugia insistentemente sulle macerie di una Berlino che non esiste più, su corpi che si muovono automaticamente, seguendo un ritmo fisiologico obbligatorio che conduce verso il nulla (si noti come Rossellini segua in maniera quasi assillante il piccolo personaggio nelle fasi immediatamente precedenti la decisione di questo di suicidarsi). Il peso di un’intera famiglia su un bambino che mostra ripetutamente la sua giustificata ingenuità è sicuramente insostenibile: Edmund è fondamentalmente un escluso proprio a causa del paradosso su cui si fonda la sua età, la quale lo porta dapprima ad essere allontanato dal cimitero in cui sta alacremente scavando fosse (alle quali idealmente si ricongiungerà al termine del film, per una triste ed inevitabile circolarità), poi ad essere più volte truffato arrogantemente (nel caso della bilancia che il suo padrone di casa gli ha affidato affinché la vendesse, ma anche quando i suoi estemporanei compagni di strada gli sottraggono, raggirandolo, i dieci marchi guadagnati per aver venduto il disco con i discorsi del Führer), addirittura ad essere deriso dalla ragazza a cui vuol bene, e, infine, a non poter giocare al pallone con dei coetanei perché avvertito come un estraneo. Il dramma di Edmund e di tutta l’infanzia colpita duramente dalla Seconda guerra mondiale è quello di non potersi situare adeguatamente nella Storia, di essere letteralmente fuori dal tempo: troppo giovani ed ingenui per poter assumere le responsabilità che altri più maturi hanno rifiutato (si veda la viltà del fratello maggiore di Edmund Karl-Heinz oppure il terrore del viscido maestro dopo aver appreso della morte del padre del ragazzo), troppo vecchi e consumati per poter dividere la spensieratezza di altri ragazzi intorno ad una palla. Ad Edmund non rimane che la squallida consapevolezza dell’impossibilità di una collocazione in un mondo che non può appartenergli perché il suo presente è già stato deciso da qualcun altro.

Il contesto storico

Germania anno zero è considerata la terza parte della “trilogia di guerra antifascista”, i cui altri due capitoli sono formati da Roma città aperta e Paisà. Il percorso compiuto dal regista romano parte da una condizione particolare (quella di Roma), per poi affrontare la situazione italiana con Paisà (attraverso i diversi episodi distribuiti su tutto il suolo italico), fino a giungere a una sorta di condanna universale della guerra analizzando la triste vicenda di un bambino fuori dai confini nazionali, seguendo il suo doloroso tragitto per cercare di recuperare una moralità storica ormai irrimediabilmente persa. Pellicola estremamente dolorosa per come Rossellini segue con l’occhio attento e obiettivo della sua macchina da presa la tragedia esistenziale (ed emblematica di un’intera umanità alla deriva dopo le brutture della guerra) del biondo e indifeso Edmund, ma anche grande esempio da parte del regista rispetto alla sua concezione di messa in scena, apparentemente incurante dei dettagli e invece scrupolosa, attenta a mostrare i lati nascosti non dei personaggi ma degli uomini che illustra sapientemente. Quella di Rossellini con Germania anno zero è un’ulteriore manifestazione di un suo approccio al cinema propriamente etico, quel Neorealismo che punta a una reale e tangibile autenticità storica attraverso la vicenda individuale che diventa generalizzabile, per una sorta di indagine induttiva che parte dal dato oggettivo, dalla pura immagine, dalla sua qualità ontologica per giungere a definire nel dettaglio tutte le implicazioni morali derivabili da una condizione umana data come semplice punto di partenza.

Curiosità

Il piccolo Edmund Moeschke, l’interprete principale del film, fu trovato in un circo: era il figlio del trapezista. Alla stesura della sceneggiatura contribuì anche Marlene Dietrich, incontrata da Rossellini a Parigi: la diva raccontò una serie di interessanti particolari della Germania devastata dai bombardamenti alleati (che l’attrice aveva avuto modo di vedere una volta rientrata a Berlino per una serie di recital subito dopo la guerra) che furono ritenuti molto utili ed accolti nella stesura definitiva della pellicola.

Giampiero Frasca  

 

Bibliografia essenziale

Adriano Aprà, In viaggio con Rossellini, Edizioni Falsopiano, Alessandria, 2006
Gianni Rondolino, Rossellini, vol. 38, Utet, Torino, 1989
Stefano Masi, Enrico Lancia, I film di Roberto Rossellini, Gremese, Roma, 1987
Gianni Rondolino, Roberto Rossellini, La Nuova Italia, Firenze, 1974
E' possibile ricercare i film attraverso il Catalogo, digitando il titolo del film nel campo di ricerca. Le schede catalografiche, oltre alla presentazione critica collegata con link multimediale, contengono il cast&credits e una sinossi. Tutti i film in catalogo possono essere richiesti in prestito alla Biblioteca Innocenti Library - Alfredo Carlo Moro (nel rispetto della normativa vigente).