Coraline e la porta magica

22/06/2009 Tipo di risorsa Schede film Temi Relazioni familiari Titoli Rassegne filmografiche

di Henry Selick

Un tempo appannaggio dell’universo ingenuo e poetico del cinema per l’infanzia dei Paesi dell’Est, l’animazione in stop-motion (in Italia è più nota come “passo uno”) con Coraline e la porta magica si mette al servizio di un racconto che non ha nulla di ingenuo e poetico (almeno non nel senso che si attribuisce al termine riferendolo al mondo dell’infanzia).

Visto lo splendido risultato finale, il film – tratto da un romanzo breve scritto del 2002 di Neil Gaiman e illustrato da Dave McKean – non poteva che essere girato con questa tecnica, anche perché l’idea di ricreare un mondo nel quale i personaggi ci appaiono come marionette senza fili guidate da un burattinaio occulto si adatta straordinariamente al racconto che vede protagonista l’undicenne Coraline.

Intelligente e perspicace, la ragazzina si sente trascurata da due genitori intellettuali troppo impegnati con il proprio lavoro per dedicarle abbastanza tempo: nel corso dell’esplorazione della casa in cui s’è di recente trasferita scopre una porta magica che la conduce in un’altra dimensione praticamente identica a quella reale con la piccola differenza che qui i suoi genitori (l’Altra madre e l’Altro padre) sono attenti e premurosi, prodighi e disponibili all’inverosimile. In realtà questo mondo parallelo è la produzione magica di una strega – l’Altra madre – che manovra a suo piacimento tutti gli altri personaggi tranne che, ovviamente, Coraline e un gatto che la ragazzina elegge a suo aiutante.

Diretto da Henry Selick (già autore del celebre Nightmare Before Christmas, realizzato con la medesima tecnica e prodotto da Tim Burton), il film “tradisce” soprattutto nei toni del racconto il testo di partenza, molto più gotico e allusivo, per tuffare lo spettatore in un mondo che vira gradualmente dalla fantasmagoria psichedelica all’incubo comunque coloratissimo, decisamente cinematografico, molto coinvolgente.
Sul piano dei temi va tuttavia segnalato come l’idea di partenza del romanzo fu concepita da Gaiman quando Holly, la figlioletta cinquenne, nel tentativo di attirare la sua attenzione e distrarlo dal lavoro al computer, un giorno inventò una storia in cui una strega aveva rapito sua mamma prendendone il posto.
Nasce dunque dalla richiesta di attenzione di un bambino verso i genitori, dalla ricerca di un affetto spesso negato dalla contingenza del quotidiano, il plot di Coraline che, tuttavia, è sviluppato da Gaiman approfondendo il lato più radicale e originario del rapporto tra genitori e figli.
Coraline attraversa un’altra dimensione per abbandonare un mondo (quello reale) nel quale la domanda sul perché della propria esistenza si fa via via più angosciante fino a rasentare la morte (i bottoni cuciti al posto degli occhi a sancire il passaggio verso l’altro mondo sembrano avere la stessa valenza di quelle monete che, in alcune culture, sono poste sugli occhi dei morti per favorirne il trapasso).

Se l’Alice di Lewis Carroll (cui il romanzo di Gaiman è stato spesso accostato) si inoltrava nel Paese delle meraviglie perché annoiata e frastornata dal caldo estivo, Coraline attraversa la porta magica per cercare non già un’alternativa ludica, bensì esistenziale, arrivando a confrontarsi con un’ideale di genitrice che, tuttavia, si trasforma ben presto nel suo contrario, forse proprio a causa del senso di colpa della stessa bambina nei confronti della vera madre.
Così, anche l’inserimento di un personaggio assente dal romanzo, il timido coetaneo di Coraline che ricopre un ruolo risolutivo in varie fasi della vicenda, aggiunge un tassello importante alla storia portando inscritto nel suo comportamento da emarginato e nel proprio nome – Wyborn che, per assonanza, si potrebbe tradurre in “perché nato” – la domanda fondamentale che, prima o poi, ognuno si pone sul senso della propria esistenza.

Coraline e la porta magica è un film che si muove nel solco sempre più consolidato dell’animazione contemporanea, volta a un pubblico di tutte le età ma che, in questo caso, sembra rivolgersi esplicitamente a genitori e figli (preferibilmente preadolescenti), chiamati a confrontarsi singolarmente e reciprocamente con i propri rispettivi ruoli di genitori troppo impegnati e di figli eccessivamente esigenti.

Fabrizio Colamartino

 

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