Europa Europa

25/03/2010 Tipo di risorsa Schede film Temi Discriminazione razziale Titoli Rassegne filmografiche

di Agnieszka Holland

(Francia, Germania, 1991)

Sinossi

Solomon ha quattordici anni ed è figlio di una famiglia di ebrei tedeschi rifugiatisi a Łódź, in Polonia, in seguito alle persecuzioni naziste. Allo scoppio della seconda guerra mondiale, quando l’esercito di Hitler invade la Polonia occidentale, per sfuggire alla deportazione Solomon attraversa la Vistola e passa nella parte del paese invasa dai sovietici in seguito al patto Molotov-Ribbentrop. Destinato a un orfanotrofio, Solomon viene educato secondo la dottrina comunista a rinnegare la propria religione e a obbedire ciecamente agli insegnamenti del marxismo-leninismo. È uno dei migliori allievi del suo corso, ma ben presto Hitler infrange il patto di non belligeranza e invade la Polonia orientale. Fatto prigioniero, Solomon riesce a far credere ai nazisti di essere un loro connazionale caduto anni addietro nelle mani dell’esercito sovietico. Sorprendentemente, viene creduto e arruolato come interprete nell’esercito del Reich: quando il suo battaglione viene sterminato, tenta di passare le linee per fare ritorno nella parte della Polonia controllata dai sovietici ma, per una serie di circostanze fortuite, la sua diserzione viene scambiata per un atto di eroismo. Adottato da un generale dell’esercito nazista, viene congedato dal fronte e mandato a studiare in un collegio della “Gioventù hitleriana”: malgrado debba sempre guardarsi le spalle per evitare che gli altri scoprano che è circonciso, anche qui Solomon riesce a distinguersi. Si innamora di Leni, convinta nazista, che lo ricambia e gli chiede di andare a letto con lei: costretto a rifiutare, Solomon rimane solo, sempre più timoroso di essere smascherato. Torna a Łódź e, nel vano tentativo di rimettersi in contatto con i familiari, attraversa più volte il ghetto della città ormai completamente distrutto e quasi deserto. Convocato per un controllo sulla sua reale identità, vede crollare sotto i suoi occhi il palazzo nel quale è conservato l’incartamento sul suo caso: i sovietici bombardano la città, è incominciata la controffensiva da est. Fatto nuovamente prigioniero dai comunisti, sarà costretto a difendersi dall’accusa di essere un nazista: proprio quando sta per essere fucilato, suo fratello, unico sopravvissuto della famiglia ai campi di sterminio, lo riconosce. Insieme raggiungono il territorio controllato dagli americani e, in seguito, si trasferiscono in Israele.

Introduzione al Film

Uno, nessuno e centomilaSolomon

La grottesca odissea del giovane Solomon narrata in Europa Europa, per quanto paradossale possa apparire, non è totalmente frutto dell’invenzione di un abile sceneggiatore, ma in buona parte autentica, realmente vissuta da Solomon Perel, autore di un libro di memorie di grande successo dal quale è stata tratta la trama del film. Si stenta a credere che ciò sia possibile tanto per l’incredibile quantità di eventi storici con i quali il giovane protagonista si ritrova a tu per tu nel suo tragicomico peregrinare (l’invasione simultanea della Polonia da parte dei nazisti e dei sovietici, la campagna di Russia, gli ultimi giorni del nazismo e l’apertura dei campi di concentramento), quanto per l’assurdità delle situazioni vissute (cui l’autrice della sceneggiatura, la stessa regista Agnieszka Holland, ha di certo aggiunto quella coloritura romanzesca necessaria a una trasposizione cinematografica, ma la cui sostanza rimane autentica). Europa Europa riprende un archetipo narrativo tipico del romanzo grottesco contemporaneo: un personaggio sostanzialmente privo di capacità particolari, anzi sprovvisto perfino delle qualità di cui ogni individuo è normalmente dotato, viene messo al centro dei grandi eventi della storia dai quali esce indenne, malconcio ma salvo, unicamente per opera della fortuna e del caso. Dalla prima all’ultima sequenza, Solomon vaga per l’Europa senza avere la possibilità di determinare il proprio destino, ora perché troppo giovane, dunque ancora soggetto alla potestà dei propri genitori, ora perché catapultato al centro di situazioni nelle quali a salvarlo è più la credulità degli altri che la sua abilità nel dissimulare la propria reale identità. La storia di Solomon dimostra, una volta di più, la natura pirandelliana dell’essere umano: il destino di ciascun individuo non è determinato dalla sua essenza più profonda, dalla personalità che egli possiede, dalla sua volontà, bensì unicamente da ciò che gli altri, coloro con cui si ritrova faccia a faccia, vogliono vedere in lui, quasi sempre a conferma delle proprie convinzioni, altrimenti per il proprio personale piacere o magari semplicemente per un momentaneo capriccio. Ai sovietici che hanno invaso la Polonia, ad esempio, Solomon serve come prova della possibilità di trasformare chiunque, anche un ebreo, in un buon comunista: caduto nelle mani dei nazisti rinnegherà quanto appreso all’orfanotrofio. Agli occhi dei nazisti, invece, egli è il simbolo dello spirito tedesco che, neanche dopo anni di vita all’insegna dell’indottrinamento comunista, si è piegato a quell’ideologia e, anzi, è pronto a combattere per il Reich, trasformandosi in un eroe che possa fungere da esempio fulgido per i propri coetanei: in realtà Solomon è tutto fuorché un eroe e, solo per sbaglio (e per sua fortuna) il tentativo di diserzione è stato scambiato per un’eroica sortita tra le linee nemiche. Solomon è, dunque, una sorta di cartina di tornasole che mette in evidenza non solo la crudeltà dei regimi che dominarono l’Europa tra la prima e la seconda guerra mondiale (e quindi la loro somiglianza di fondo a dispetto delle apparenze), ma anche e soprattutto la loro stupidità, l’incapacità degli stessi a riconoscere i propri nemici, l’illusione nel credere possibile una società i cui membri aderissero tutti ciecamente agli stessi principi ideologici.

Il ruolo del minore e la sua rappresentazione

Un piccolo “Zelig” a spasso per l’Europa

Ebreo, dunque inviso sia ai nazisti a causa delle persecuzioni da questi scatenate, sia ai comunisti in quanto rappresentante di un’etnia connotata essenzialmente dall’appartenenza religiosa, Solomon è un personaggio emblematico non solo perché vive in un periodo storico particolare come quello tra le due guerre mondiali, durante il quale lo scontro tra totalitarismi e governi democratici dette vita a una serie di orrori inenarrabili, ma anche perché la sua condizione è molto simile a quella di qualsiasi adolescente in ogni altra epoca storica, combattuto com’è nella scelta del “lato della barricata” dietro il quale schierarsi, esposto al rischio di manipolazioni ideologiche più o meno forti. Per tutta la prima metà del film il protagonista costeggia pericolosamente la linea di confine che divise per un breve periodo la Polonia occidentale da quella orientale, il nazismo dal comunismo, una frontiera non solo reale ma anche metaforica, simbolo della natura labile delle opposte ideologie al di là delle apparenti diversità, nonché della sostanziale intercambiabilità delle stesse sul piano dell’influenza avuta nei confronti delle personalità più deboli o in via di formazione, proprio com’è nel caso di Solomon. Al di là della necessità immediata e concreta di sopravvivere, infatti, alla base delle scelte apparentemente contraddittorie del protagonista c’è anche una volontà di ricerca della propria identità, la necessità di identificarsi con dei modelli, il bisogno di seguire dei valori condivisi dalla maggioranza di coloro che lo circondano e anche il fascino esercitato su di lui dagli apparati di potere. A volte Solomon pare più preoccupato di non deludere gli altri, di riuscire a conformarsi alle caratteristiche comuni ai più, che realmente impaurito dalle possibili conseguenze cui un passo falso potrebbe portare. È proprio grazie a queste caratteristiche date al personaggio che il film si presenta sotto una veste produttivamente ambigua, stimolante: sempre preoccupato di piacere agli altri, Solomon proclama orgoglioso che “la religione è l’oppio dei popoli” di fronte ai giovani comunisti dell’orfanotrofio e subito dopo veste con un certo orgoglio la divisa della “Gioventù hitleriana” (in un’inquadratura si specchia facendo il saluto romano e, poi, accenna addirittura alcuni passi di danza) distinguendosi dai suoi giovani camerati, diventandone il modello. Paradossalmente, quando al volgere della sua avventura si ritroverà nella condizione di poter finalmente rivelare la propria reale identità, non sarà creduto: la divisa da nazista che indossa basterà ai soldati sovietici per decretare la sua condanna a morte. Moltissimi altri sono i riferimenti (concreti e simbolici) all’identità e al difficile percorso di ricerca che ogni giovane deve affrontare per trovare il giusto equilibrio tra integrazione in un gruppo sociale e affermazione della propria personalità: mirabile, ad esempio, la sequenza del provvidenziale bombardamento del palazzo nel quale si trovano gli uffici contenenti l’incartamento sul suo caso, che in un baleno cancella le prove delle sue origini. Il tema è certo tra i più affascinanti e controversi mai affrontati dalla filosofia, dalla letteratura (abbiamo già citato Pirandello) e anche dal cinema nel corso del Novecento. Proprio a un personaggio cinematografico tra i più geniali mai inventati è possibile accostare il giovane Solomon: Leonard Zelig, il protagonista del film omonimo (Zelig, 1983) di Woody Allen, sorta di uomo-camaleonte che, spinto dall’ansia di essere accettato, riusciva a tramutarsi fisicamente e psicologicamente in una persona in tutto e per tutto simile a quella che gli si trovava di fronte.

Riferimenti ad altre pellicole e spunti didattici

A differenza del piccolo Oskar, protagonista de Il tamburo di latta (1979, regia di Volker Schlöndorff), con il quale divide un’analoga capacità di attraversare incolume gli eventi storici, anche i più tragici, Solomon è costretto a corrompersi, a prendere seriamente partito, a negare le proprie origini allo stesso modo del protagonista di L’ultimo treno (2001, regia di Yurek Bogayevicz). Con il film di Schlöndorff Europa Europa condivide in parte una medesima visione grottesca della realtà del tempo (in particolare attraverso i sogni del ragazzo che, pur nella loro assurdità, rivelano la realtà storica, o per lo meno i suoi risvolti più oscuri). Un’altra pellicola nella quale incontriamo un personaggio adolescente ed ebreo altrettanto ambiguo è The Believer di Henry Bean: anche in questo caso (siamo ai giorni nostri, negli Stati Uniti) il protagonista abbraccia la “fede nazista”, oscillando pericolosamente tra due opposte ed estremistiche visioni della realtà e della storia. Il film può costituire un valido supporto alla comprensione delle vicende storiche che segnarono la Polonia a cavallo della seconda guerra mondiale, nonché fornire lo spunto per un dibattito sulla ricerca dell’identità e del desiderio di integrazione del singolo nella massa come possibile origine dei totalitarismi. Fabrizio Colamartino  

E' possibile ricercare i film attraverso il Catalogo, digitando il titolo del film nel campo di ricerca. Le schede catalografiche, oltre alla presentazione critica collegata con link multimediale, contengono il cast&credits e una sinossi. Tutti i film in catalogo possono essere richiesti in prestito alla Biblioteca Innocenti Library - Alfredo Carlo Moro (nel rispetto della normativa vigente).