Adozione e affidamento nel cinema

Il cinema e la rappresentazione dell'adozione e dell'affidamento nella loro evoluzione storica e sociale
 

Fotografare l’istituto dell’adozione, e ancor più quello dell’affidamento, attraverso la lente del cinema egrave; un compito difficile ma al tempo stesso stimolante. Se, infatti, non sono molti i film che descrivono questi due fenomeni fornendo un’immagine fedele tanto sotto il profilo delle implicazioni psicologiche quanto dal punto di vista degli aspetti legali senza cedere al sensazionalismo o sfruttandone gli aspetti più patetici, è comunque possibile tracciare un parallelo tra l’adozione in quanto riflesso dell’attenzione sociale verso l’infanzia abbandonata e le forme della narrazione adottate dal cinema per descriverla.

Quella dell’orfano, ad esempio, è stata una vera e propria icona della letteratura popolare del diciannovesimo secolo, quella che per prima descrisse con spirito realistico la vita delle fasce più umili della popolazione. Romanzieri come Charles Dickens, le cui opere più celebri (Grandi Speranze, Le avventure di Oliver Twist, David Copperfield, Tom Jones) hanno avuto innumerevoli trasposizioni cinematografiche, contribuirono non poco a sensibilizzare l’opinione pubblica dell’epoca verso la piaga sociale dell’infanzia abbandonata. Fino alla seconda metà del Novecento, tuttavia, la visione del fenomeno rimase ancorata ad una concezione filantropica o caritatevole, proprio come emerge in Cronaca familiare o Il piccolo Archimede nei quali l’adozione è, evidentemente, un gesto da esibire di fronte alla società oppure il tentativo di colmare vuoti affettivi di donne sempre molto ricche, troppo famose e irrimediabilmente attempate: non è certo un caso se entrambe le protagoniste di La signora acconsente e Mammina cara siano delle attrici celebri alla disperata ricerca di una maternità tardiva. È solo negli ultimi decenni che il cinema è riuscito a cogliere gli aspetti più interessanti del fenomeno, come quello del conflitto tra identità naturale e identità adottiva o della ricerca delle proprie radici biologiche: attorno a questo tema si articolano le storie narrate nelle opere tanto di grandi autori (Decalogo 7 – Non rubare, Paris Texas, Segreti e bugie) quanto di registi meno noti (La regina degli scacchi). Ancora più attuali, poi, sono temi come il cosiddetto desiderio di genitorialità che sembra aver nuovamente trasformato l’adozione da strumento per fornire una famiglia a chi non ce l’ha in mezzo per dare un figlio a che non può averne (A.I. – Intelligenza artificiale, La dea dell’amore) e quello delle adozioni internazionali, sempre più numerose a fronte della crescita delle offerte di accoglienza da parte di famiglie prive di figli (La piccola Lola, L’insonnia di Devi, Benvenuti a Sarajevo) che a volte si traduce nella necessità di confrontarsi con differenze culturali abissali.

Particolarissimo è, infine, il caso dell’affido familiare, poco trattato perché è un istituto di recente acquisizione ma capace in alcuni casi di svelare gli aspetti più contraddittori della condizione dei minori abbandonati o abusati: se due film statunitensi come White Oleander e Mi chiamo Sam hanno descritto gli aspetti più eclatanti del fenomeno, l’italiano La guerra di Mario ne ha mostrato le implicazioni meno ovvie con un’attenzione particolare nei confronti di tematiche attuali collegate a filo doppio con questo tema (maternità tardiva, desiderio di genitorialità, ruolo delle istituzioni che tutelano l’infanzia).

 

Gli orfani di  Dickens

L’infanzia abbandonata protagonista delle trasposizioni cinematografiche dei grandi romanzi ottocenteschi: la condizione dell’orfano tra denuncia sociale e narrazioni rocambolesche

  • Il monello, di Charles Chaplin, Usa, 1921*
  • Le due orfanelle, di David Wark Griffith, Usa, 1922
  • David Copperfield, di George Cukor, Usa, 1935*
  • Grandi speranze, di David Lean, Gb, 1946*
  • Le avventure di Oliver Twist, di David Lean, Gb, 1948*
  • Senza famiglia, di André Michel, Francia/Italia, 1958
  • Tom Jones, di Tony Richardson, Gb, 1963

 

L'avventura di essere orfani

La condizione degli orfani raccontata come una fiaba

  

Adozioni vecchie e nuove
L’evoluzione dell’istituto adottivo da pratica filantropica a diritto del minore ad essere accolto all’interno di una famiglia

  

 Identità e radici
Figli adottivi alle prese con la dolorosa ricerca delle proprie origini

  

Desiderio di genitorialità
Essere genitori adottivi a cavallo tra diritti e doveri

  • Örökbefogadás – Adoption, di Márta Mészáros, Ungheria, 1975
  • Baby Boom, di Charles Shyer, Usa, 1987*
  • Piccola peste, di Dennis Dugan, Usa, 1990
  • La dea dell’amore, di Woody Allen, Usa, 1995*
  • A. I. Intelligenza artificiale, di Steven Spielberg, Usa, 2001*

  

Adozioni internazionali
Essere genitori adottivi a cavallo tra diritti e doveri

  • The Italian, di Andrei Kravchuk, Russia, 2005
  • In Paraguay, di Ross McElwee, Usa, 2008
  • Benvenuti a Sarajevo, di Michael Winterbottom, Gb/Usa, 1997*
  • ABC Africa, di Abbas Kiarostami, Francia/Iran, 2001*
  • My Khmer Heart, di Janine Hosking, Australia, 2001
  • Casa de los babys, di John Sayles, Usa, 2003
  • L’insonnia di Devi, di Costanza Quatriglio, Italia, 2003*
  • La piccola Lola, di Bertrand Tavernier, Francia, 2004*
  • The Indian, di Ineke Houtman, Olanda, 2009

  

Affido
Affido temporaneo: il dovere dell’accoglienza

  

Affidati dal...caso
I film che raccontano l’incontro tra un bambino ad un adulto al crocevia tra bisogno e accoglienza

 

Fabrizio Colamartino

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I film contrassegnati con l’asterisco sono presenti all’interno del Catalogo unico infanzia e adolescenza del Centro nazionale di documentazione e analisi sull’infanzia e l’adolescenza, corredati di schede critiche e consultabili presso la Biblioteca Innocenti Library.