Paris, Texas

08/04/2010 Tipo di risorsa Schede film Temi Relazioni familiari Titoli Rassegne filmografiche

 

Sinossi

Un uomo cammina solitario nelle lande desolate del deserto del Texas. Quando, stremato, entra in una casa trova un medico che lo soccorre. Costui scopre nella tasca della sua giacca il nome di una persona e un numero di telefono. Si tratta del recapito del fratello dell’uomo, Walt, il quale, appreso dove si trova il parente, si appresta ad andarlo a riprendere. Dopo qualche giorno di viaggio – egli abita infatti in California – Walt recupera finalmente il fratello, di nome Travis. Travis sembra muto, non proferisce parola con nessuno. Neanche con Walt che non vede da ormai quattro anni. Walt decide di riportarlo a casa sua dove ad attenderlo c’è il figlio di Travis, accudito dagli zii dopo che sia Travis che la madre lo hanno abbandonato. Il viaggio in auto per Los Angeles è lungo, visto che Travis si rifiuta di farlo in aereo, ma questo serve all’uomo per ritrovare la parola e piano piano un aspetto più curato. Quando arrivano nella casa di Walt, Alex (Hunter nella versione originale) il figlio di Travis, pur conoscendo il legame di parentela, non vuole avere niente a che fare con il padre. Solo quando Travis guarderà commosso un filmino di famiglia, il bambino si riavvicinerà lentamente al genitore. Quando quest’ultimo poi decide di andare a cercare la moglie, Jane, anche Alex va con lui. Durante il viaggio in auto verso Huston la complicità tra i due aumenta. Quando arriva nella capitale texana Travis scopre però che Jane lavora in un “peep-shop”, un locale dove le donne si fanno rinchiudere in una camera e si fanno spiare dai clienti, attraverso un vetro che garantisce loro l’anonimato. Travis può così parlare con la moglie senza che lei lo possa vedere. L’incontro tra i due è molto intenso, visto che Jane ben presto riconosce la voce del marito. Quando viene a sapere della presenza, in albergo, del figlio corre ad incontrarlo. Nel momento in cui madre e figlio si abbracciano, Travis si allontana in macchina probabilmente alla volta di Paris, un piccolo paesino del Texas, dove ha comprato un pezzo di terra.

Presentazione critica

Il film si apre e si chiude nella cornice del western: un uomo solitario cammina nelle lande desertiche, solo con sé stesso, il paesaggio come unico compagno di strada; lo stesso uomo, come un cavaliere solitario che ha compiuto il suo sacrificio ed ora è pronto ad affrontare il suo destino ramingo, se ne va, accompagnato da uno splendido tramonto, per altri lidi, perché il tempo non può tornare indietro e la favola d’amore con la compagna Jane non può essere a lieto fine. E’ questo l’omaggio citazionista più grande che fa Wim Wenders all’America, al sogno americano che ha cullato per lungo tempo e che nel suo percorso registico, proprio con Paris Texas, lascierà quasi del tutto dietro di sé, tornando a girare negli anni successivi in Europa o addirittura in Giappone (cfr. Tokio-Ga del 1985, Il cielo sopra Berlino del 1987). La storia di Travis non è però la storia di un cowboy classico, ovverosia di un eroe senza macchia e senza paura. Egli ha un passato alle spalle burrascoso (pieno di gelosia, alcolismo, fughe, insicurezza), un presente pressoché inesistente (reso evidente dal mutismo dell’uomo), un futuro, almeno dopo aver portato Alex dalla madre, anch’esso enigmatico e senza grandi prospettive. La dimensione del tempo, si capisce subito, è di non secondaria importanza: la porzione di vita di Travis che viene rappresentata non è una porzione qualsiasi, ma è quella decisiva nel corso della sua esistenza: alla fine del film non conterà più il passato, né tanto meno il futuro, resterà soltanto il suo gesto, quello di essere riemerso dal buio e dal mutismo per un breve lasso di tempo per riunire il figlio e la madre. Paris Texas, più di qualsiasi altro film di Wenders presenta un personaggio che evolve grazie agli avvenimenti che casualmente lo colpiscono (il medico che trova il biglietto, il filmino che gli viene fatto vedere) e che soprattutto sono determinati dalle sue azioni (l’avvicinamento con il figlio, l’incontro con la donna, l’abbandono finale). Il viaggio non è così solo un accumulo di eventi che capitano e che modificano la natura dei personaggi, ma è una rappresentazione del cambiamento voluto e ricercato. Tale cambiamento avviene fondamentalmente nell’incontro con il figlio Alex. L’aspetto relazionale ce lo dimostra: Travis ha un evidente problema comunicativo con gli adulti (come molti altri personaggi wendersiani) visto che o non comunica affatto con loro (come nel caso del fratello Walt) o usa degli strumenti meccanici tali da de-personificare la relazione interpersonale (la voce dell’interfono con cui parla con la moglie). Solo con Alex l’uomo si apre, confronta se stesso con l’altro, trova un modo diretto per comunicare (si pensi alla camminata buffa all’uscita della scuola, vero linguaggio in comune tra i due). Anche nei casi in cui Travis usa con Alex dei filtri comunicativi (il walkie-talkie con cui parlano più volte o il messaggio di addio registrato sul mangianastri) ci troviamo dinnanzi alla messa in evidenza della necessità di un contatto tra i due e non all’allontanamento della comunicazione. La prima volta che i due usano il walkie talkie – in macchina, quando il ragazzino è seduto sul bagagliaio scoperto del furgoncino – il padre, non sentendo le parole del figlio, capisce che deve instaurare un nuovo rapporto con lui; la seconda volta – quando si dividono per cercare la madre – sarà solo grazie all’apparecchio che riusciranno a trovarla. Per quanto riguarda il messaggio sul registratore, esso dimostra l’avvenuto legame comunicativo tra i due, troppo difficile da recidere dal vero. L’uomo, a differenza di un vero cowboy, ormai non ha più il coraggio di troncare quella relazione di persona. Apparentemente secondaria, la figura del bambino, come in altri film di Wenders quali La lettera scarlatta, Alice nelle città, Il cielo sopra Berlino (sotto forma di angelo), è determinante nel destino di tutti i personaggi del racconto. Egli è lo sguardo alternativo sul mondo, colui che permette alla maternità e alla paternità di esprimersi. E’, infatti, per decisione di Alex che Travis può riconquistare il suo ruolo di padre (in una scena addirittura Alex culla Travis come se fosse lui il genitore e non il figlio), è per l’insistenza del bambino che il padre torna nel peep-show, così come è l’abbraccio di Alex che dà a Jane la forza di ritornare madre. In altri termini, Alex può essere considerato l’angelo custode degli adulti, invisibile ma sempre presente. Lo stesso Wenders ha affermato: “L’angelo simboleggia l’infanzia che era in noi e che ora abbiamo scordato, l’innocenza perduta a causa della ‘saggezza’ dell’adulto. Solo i bambini possono dunque vedere gli angeli”. Travis, lasciando Alex alle cure (bisognerebbe dire viceversa) della madre, l’ha capito. Per una volta il messaggero non ha portato il messaggio, ma un altro messaggero che, a sua volta, ma noi non lo sapremo, consegnerà il vero messaggio, vale a dire il ricongiungimento tra la terra e il suo frutto, tra la madre e il figlio, tra la natura e l’uomo.

 

Marco Dalla Gassa