Generazione perfetta

2009/07/17 Type of resource Film cards Topics Education Titles Rassegne filmografiche

di David Nutter

(Usa/Australia, 1998)

Sinossi

Steve Clark, un adolescente di Chicago, si trasferisce insieme ai genitori nella apparentemente serena cittadina di Cradle Bay. Steve ha recentemente vissuto il dramma del suicidio del fratello maggiore e Cradle Bay potrebbe offrire quella tranquillità di cui la famiglia ha bisogno. Frequentando il liceo della piccola città, Steve stringe amicizia con Gavin, un ragazzo che vive appartato dai suoi compagni di scuola. All’interno del liceo, un gruppo di ragazzi mostra apertamente la propria eccellenza nel campo dello studio e della disciplina: essi, che formano una sorta di club esclusivo chiamato Blue Ribbons, si distinguono nelle competizioni sportive, perseguono una vita sana bevendo soltanto latte e yogurt, palesano la loro eleganza con abiti in perfetto stile college e suscitano l’ammirazione di tutti gli insegnanti del liceo. I Blue Ribbons, però, pur nel loro estremo rigore, mostrano delle improvvise esplosioni di violenza. La teoria di Gavin è che i Blue Ribbons, in realtà, siano una schiera di robot programmati per eccellere, ma ben presto anche lui, per volontà dei suoi genitori, è costretto a far parte attivamente del gruppo. Steve, sconvolto dal voltafaccia di Gavin e aiutato dalla giovane Rachel, comincia ad indagare sui Blue Ribbons. La scoperta è sorprendente: il gruppo esclusivo è formato da individui modificati in laboratorio per opera di un insegnante, il professor Caldicott, il quale, in virtù di un microprocessore inserito nella pupilla dei ragazzi, intende creare una serie di elementi che progressivamente assumano le redini della società con lo scopo di gestirla e migliorarla. Steve e Rachel, con l’aiuto di un derattizzatore, Newberry, riescono a contrastare e ad eliminare Caldicott e i Blue Ribbons, ma, qualche tempo dopo, Gavin, sopravvissuto allo sterminio dei suoi mostruosi compagni, inizia la carriera di insegnante con l’intenzione di continuare l’opera di Caldicott.

Introduzione al Film

Il filone dell’ambientazione liceale si è sempre dimostrato terreno fertile all’interno della cinematografia americana. Da alcuni anni, questo che appare come un vero e proprio sottogenere pare aver abbandonato le tendenze imperanti in precedenza, soffermandosi a riflettere sui pericoli insiti in un’educazione che diventa minacciosamente massificante. Se i temi delle pellicole realizzate all’interno delle high-schools americane a partire dalla seconda metà degli anni Cinquanta (in pratica da Il seme della violenza di Richard Brooks in avanti) riguardavano soprattutto le difficoltà di imporre una disciplina a scolaresche difficili e turbolente, stabilendo al contempo un rapporto cordiale e amichevole con gli studenti ed insegnando loro cosa fossero i valori morali, il rispetto, la sincerità e la pacifica convivenza, in anni più recenti la situazione pare essersi diametralmente rovesciata: la minaccia non sembra più giungere unicamente dagli studenti aggressivi, ma tende a provenire da un tipo di educazione sempre più spersonalizzante impartita agli studenti da istituzioni cieche e sclerotizzate, quando non addirittura deliberatamente malvagie. Una pellicola come L’attimo fuggente (Peter Weir, 1989) stigmatizzava il conformismo di alcuni ambienti didattici ultraconservatori, pur inserendo tale accusa in un racconto dai toni lirici e dal preciso dosaggio retorico, mentre nel corso degli anni Novanta si assiste a una teoria di film che, utilizzando l’artificio della narrazione di genere (quasi sempre l’horror), nascondono una lampante metafora sui rischi di piatta omologazione culturale che l’istituzione scolastica sembra somministrare ad allievi relegati al ruolo di vittime designate di una società che, attraverso le sue strutture, mira ad annullare l’individualità.

Il ruolo del minore e la sua rappresentazione

Così come nel coevo The Faculty di Robert Rodriguez, nel quale, sulla scia de L’invasione degli ultracorpi di Don Siegel (1956), un parassita alieno si impossessa dei corpi e delle menti di insegnanti e studenti della scuola Herrington in Ohio per puntare ad una massificazione desolante come primo passo per sostituire l’umanità intera, anche in Generazione perfetta di David Nutter la metafora appare fin troppo chiara: la scuola è la principale colpevole di un deprimente livellamento di coscienze, comportamenti e valori comunemente accettati. Attraverso la scelta fantastico-orrifica, il film di Nutter evidenzia come il responsabile della standardizzazione di comportamenti, azioni, atteggiamenti, pensieri e costumi sia un insegnante, il professor Caldicott. Non un professore matto, una cellula impazzita nel tessuto dell’istruzione, ma il docente più stimato dell’istituto, quasi che l’atto d’accusa diventi maggiormente chiaro ed inserito con maggior veemenza nel sistema didattico stesso. Tramite un microprocessore inserito nella pupilla degli allievi si mira ad estirparne ogni singola individualità, ritenuta un pericolo per l’ordine costituito perché non controllabile, non veicolabile, difficile da annettere all’interno di un organismo sociale in cui i talenti devono essere annullati. A differenza di quello che ci si aspetterebbe, gli emarginati, i diversi, gli esclusi rispetto al gruppo principe dei Blue Ribbons non sono soggetti da distruggere per la minaccia di contaminazione della casta eletta, bensì risultano creature da inserire coattivamente all’interno del Sistema scientemente organizzato. Nessun razzismo nell’organizzazione dei Blue Ribbons, semmai un’inquietante allegoria dei messaggi pubblicitari da cui un adolescente contemporaneo viene costantemente bombardato, fino al punto in cui avverte la necessità di uniformarsi agli altri coetanei sulla base di un capo di abbigliamento, di un taglio di capelli, di un articolo da possedere, di una qualunque moda lanciata come esca e rivolta alla vulnerabilità affamata di esperienze totalizzanti di un minore. La scuola come cesellatrice di coscienze con la dichiarata volontà di effettuare un progetto di rinascita della specie umana su basi nuove, attraverso le quali i migliori, gli eccellenti, i perfetti possano perpetuare un ordine che non contempla più né la ribellione, né l’emarginazione, né, tantomeno, la mediocrità. All’interno di Generazione perfetta si segnala anche, ed in modo non meno accusatorio, la connivenza delle famiglie, le quali ambiscono all’optimum per i propri figli, forse nel tentativo di tacitare sensi di colpa ed incapacità manifeste nell’educazione domestica. Nel film di Nutter i genitori, seppur sempre in buona fede ed ignari del subdolo progetto di Caldicott, appaiono incapaci di ascoltare le istanze dei propri figli (pensano che uniformarli alla massa generalmente apprezzata sia sintomo di riuscita sociale) e inadatti ad affrontare con coraggio problemi seri (i genitori di Steve si rifiutano di analizzare il suicidio del loro figlio maggiore, cercando di rimuovere l’accaduto), affidando all’istituzione scolastica la quasi totalità di una formazione disciplinare e culturale che invece, per buona parte, spetterebbe loro.

Riferimenti ad altre pellicole e spunti didattici

Il filone liceale, come si diceva in precedenza, è un sottogenere molto fiorente negli Stati Uniti. Da questo sottogenere si origina una nuova genìa, quella dell’educazione coattiva e omologante, chiara metafora di una società che ha bisogno di argini ben precisi e rassicuranti grazie ai quali riconoscersi. Oltre a già citato The Faculty, potrebbe risultare interessante confrontare Generazione perfetta con Classe 1999 di Mark L. Lester (1990), film in cui, per ovviare alla degenerazione dell’istituzione scolastica trasformata in una zona di guerra dove le bande giovanili si combattono aspramente, il dipartimento americano dell’educazione invia tre nuovi insegnanti androidi, originariamente programmati per l’azione militare, pronti a debellare l’indisciplina con mezzi fermi e violenti. Anche in questo caso il pericolo di omologazione viene abbattuto, grazie alla solidarietà tra studenti e alla loro umanità. Giampiero Frasca  

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