È online, sul sito della Fondazione Openpolis, il report dell’Osservatorio sulla povertà educativa #Conibambini Perché la presenza di pc nelle scuole non basta da sola.
Secondo quanto evidenziato nell’indagine, nei confronti internazionali emerge che in tutti i paesi dove ci sono più computer per alunno, la performance nei test scolastici è più alta. «Ma questa correlazione – si legge nel report - non è necessariamente dovuta alla presenza del pc: i paesi con più dispositivi a scuola sono generalmente quelli più ricchi e avanzati. Quindi l’associazione, più probabilmente, riflette in generale le maggiori risorse educative a disposizione dei minori in quei paesi. Difatti, come emerge dalle analisi di Ocse, una volta corretto il numero di pc per alunno in base al pil pro capite del paese (così da appianare le differenze dovute al divario economico tra paesi), la relazione non è affatto positiva. Più pc a scuola non significa necessariamente un miglioramento negli apprendimenti, per varie ragioni. In primo luogo, la relazione potrebbe essere letta anche in senso inverso: gli investimenti per una maggiore dotazione digitale potrebbero arrivare proprio dai paesi più insoddisfatti dai livelli di apprendimento degli studenti, con l’obiettivo di migliorarli. Inoltre, nel sistema scolastico sono tantissime le variabili in grado di influire su questi aspetti, rendendo di difficile interpretazione il risultato finale».
Il report sottolinea la necessità di un investimento parallelo nella formazione dei ragazzi.
I dati più recenti (2019) citati nell’indagine rivelano che il 64% dei giovani italiani tra 16 e 19 anni ha competenze digitali di base o superiori. Un dato che colloca l’Italia al terzultimo posto, a quasi 20 punti dalla media Ue e a oltre 20 da quella di Regno Unito, Germania e Spagna. «Ma il divario italiano nelle competenze (digitali e non solo) – si spiega nel testo - non è solo quello con il resto d’Europa. È anche quello interno al paese».
Negli anni scorsi sono stati fatti investimenti per l’acquisto di dispositivi digitali nelle scuole, in modo particolare nel Mezzogiorno. «Allo stesso tempo, se una maggiore dotazione tecnologica va letta positivamente – si legge nell’indagine -, i dati a livello territoriale inducono a una riflessione anche sulle competenze digitali raggiunte dai ragazzi. Attorno al 40% dei ragazzi tra 14 e 17 anni nelle regioni meridionali ha competenze digitali basse o nulle, quota che di poco supera il 50% nelle isole».
L’Osservatorio sulla povertà educativa #Conibambini nasce dalla collaborazione fra l’impresa sociale Con i Bambini e la Fondazione Openpolis per promuovere un dibattito sulla condizione dei minorenni in Italia, a partire dalle opportunità educative, culturali e sociali offerte. L’obiettivo è aiutare il decisore a mettere in atto politiche a sostegno dei bambini e dei ragazzi che vivono in stato di disagio, attraverso l’elaborazione di analisi e approfondimenti a disposizione di tutti coloro che a vario titolo si confrontano sul tema della povertà educativa minorile.