L’impatto del Coronavirus sui bambini dell’Asia meridionale, rapporto Unicef

La pandemia di Coronavirus sta annullando decenni di progressi in ambito sanitario, scolastico e in altri settori per i bambini dell’Asia meridionale. È quanto emerge dal rapporto dell’Unicef Lives Upended, che descrive le disastrose conseguenze di breve e lungo periodo che il virus e le misure di contenimento hanno avuto su 600 milioni di minorenni e sui servizi da cui dipendono.

«Secondo il rapporto – si legge nel sito dell’Unicef - i servizi vaccinali, nutrizionali e sanitari essenziali sono stati gravemente colpiti, esponendo a rischi potenzialmente mortali la vita di 459.000 tra mamme e bambini di qui ai prossimi 6 mesi».

Lo studio mette in luce fenomeni come la crescita dell’insicurezza alimentare e l’aumento delle chiamate alle linee telefoniche di soccorso da parte di bambini che subiscono violenze e abusi durante il confinamento a casa.

Le stime dell’Unicef evidenziano che di qui alla fine dell'anno 120 milioni di bambini in più potrebbero cadere in povertà e insicurezza alimentare, aggiungendosi ai circa 240 milioni che già ne soffrono.

Dalla pubblicazione emerge inoltre che la didattica a distanza, a cui hanno dovuto ricorrere più di 430 milioni di alunni a seguito della chiusura delle scuole, ha colmato solo parzialmente i bisogni educativi dato che numerose famiglie, soprattutto nelle aree rurali, non dispongono non soltanto dell’accesso a internet, ma persino di quello alla rete elettrica.

Il rapporto chiede la ripresa urgente delle campagne di vaccinazione contro morbillo, polio e altre malattie - così come delle attività per assistere i circa 7,7 milioni di bambini che soffrono di malnutrizione cronica -, e propone ai governi di stanziare immediatamente maggiori risorse per le misure di protezione sociale, come gli assegni familiari universali o la refezione scolastica.

Il testo riporta una serie di proposte, fra le quali: dotare gli operatori sanitari delle comunità e le figure impegnate nei servizi sociali di dispositivi di protezione individuale che consentano loro di svolgere il proprio lavoro in sicurezza; applicare soluzioni a basso contenuto tecnologico per la didattica a distanza (ad esempio l’uso combinato di materiali cartacei e l’utilizzo della telefonia mobile), soprattutto per i gruppi più vulnerabili come le ragazze, i bambini che vivono in aree remote o negli slum urbani, e i bambini con disabilità; aumentare la disponibilità di acqua potabile e servizi igienici nelle scuole e nei centri sanitari.