S’intitola What works for working children: Being effective when tackling child labour (Ciò che funziona con i bambini lavoratori: come essere efficaci nel combattere il lavoro minorile) il nuovo rapporto della Federazione Internazionale Terre des Hommes.
Dallo studio dell’organizzazione impegnata nella tutela dei diritti dei più piccoli emerge che la partecipazione dei bambini e degli adolescenti sta alla base di un approccio efficace nella lotta contro il lavoro minorile, fenomeno che coinvolge milioni di under 18 in tutto il mondo, con gravissime conseguenze sulla loro salute e sul loro futuro.
Secondo gli ultimi dati dell’Organizzazione internazionale del lavoro, diffusi in occasione della Giornata mondiale contro il lavoro minorile che si celebra il 12 giugno, sono 152 milioni i bambini costretti a lavorare, in tutti i settori (oltre 7 su 10 vengono impiegati in agricoltura).
«In Perù – si legge nella presentazione della ricerca - si calcola che almeno 30.000 bambine siano lavoratrici domestiche, e la regione di Cusco è una di quelle dove c’è maggiore incidenza di questo fenomeno».
Nel rapporto si indicano dieci punti che suggeriscono delle buone pratiche nella lotta contro il lavoro minorile, fra i quali: rendere obbligatoria l’istruzione di base fino all’età in cui è permesso ai minorenni di lavorare; coinvolgere in prima persona i bambini vittime di sfruttamento nei progetti mirati a combattere il fenomeno; creare opportunità alternative di lavoro, meno pesanti, per gli under 18 che per ragioni familiari devono generare reddito; offrire corsi di formazione professionale in accordo con le preferenze dei minorenni; informare sia i genitori che i bambini sui rischi della migrazione e del reclutamento in attività rischiose.