In Somalia un bambino su 7 non arriva a compiere 5 anni e una donna su 18 muore per cause legate alla gravidanza o al parto. In Islanda un bambino su 476 muore prima dei 5 anni. Sono alcuni dati del 16esimo Rapporto sullo stato delle madri nel mondo di Save the children, una fotografia delle condizioni di mamme e bambini relativa a 179 Paesi.
In testa alla classifica del benessere materno-infantile delineata dal rapporto c'è la Norvegia, il Paese più a misura di madri e bambini, con i valori migliori in tutti gli indicatori utilizzati. La seguono: Finlandia, Islanda, Danimarca, Svezia, Paesi Bassi, Spagna, Germania, Australia, Belgio. All'ultimo posto, invece, si trova la Somalia, il peggiore luogo al mondo per madri e bambini, preceduta da Repubblica Democratica del Congo, Repubblica Centroafricana, Mali, Niger, Gambia, Costa d'Avorio, Chad, Guinea Bissau, Haiti e Sierra Leone.
L'Italia retrocede di una posizione rispetto all'anno precedente, collocandosi al 12esimo posto. Una retrocessione dovuta a una lieve flessione nella partecipazione delle donne al governo nazionale (30,1 per cento dei posti in parlamento nel 2015, contro il 30,6 del 2014) e degli anni dedicati allo studio e scolarizzazione (16 anni di formazione scolastica nel 2015 a fronte di 16,3 nel 2014). Stabili gli altri dati: il tasso di mortalità materna è di una donna ogni 17.100; il tasso di mortalità infantile è 3,6 ogni 1000 nati vivi; il reddito nazionale pro capite 35.860 euro.
Dal rapporto emerge, inoltre, che in media un bambino in Niger riceve meno di 5 anni e mezzo di educazione formale, 4 anni in Eritrea; in Somalia solo 2,2 anni di scuola. In Australia e Nuova Zelanda, un bambino in media permane a scuola per più di 19 anni, mentre in Italia 16 anni.
L'indagine di Save the children non contiene solo dati di segno negativo, ma segnala anche casi incoraggianti, come quelli di Egitto e Filippine, ad esempio. Due Paesi che sono stati in grado di ridurre i tassi di mortalità infantile e anche il gap di sopravvivenza fra i bambini più poveri e ricchi delle città, grazie a un rafforzamento dei sistemi sanitari e alla gratuità di tali servizi per le famiglie più povere.
Questa edizione del rapporto propone un focus su Lo svantaggio urbano, cioè l'enorme divario fra i bambini più poveri delle città e i più ricchi, in termini di sopravvivenza e accesso alla salute, insieme alle loro madri. Il documento fornisce un'analisi relativa a 47 città del nord e del sud del mondo che mette a confronto il quintile più povero della popolazione con quello più ricco ed è basata sulla comparazione dei dati relativi alla salute materno-infantile e alla malnutrizione, e un ulteriore approfondimento relativo anche ai tassi di mortalità infantile nei contesti urbani di 36 Paesi in via di sviluppo. Gap e disparità non riguardano solo i Paesi più poveri, ma anche città e Paesi “sviluppati”.