Lavoro minorile, il quarto rapporto dell'Organizzazione internazionale del lavoro

2013/10/04 Type of resource: Topics: Titles:

Dal 2000 al 2012 il numero di bambini lavoratori nel mondo è diminuito di un terzo, passando da 246 milioni a 168 milioni. Il nuovo rapporto dell'Organizzazione internazionale del lavoro (Ilo) Marking progress against child labour, presentato il 23 settembre scorso a Ginevra, svela un miglioramento importante, che fa ben sperare, ma allo stesso tempo avverte: «nonostante si tratti di una buona notizia, occorre però ricordare che il successo in questo campo può essere solo relativo. Come hanno messo in evidenza i risultati del precedente rapporto, i progressi sono ancora troppo lenti. Bisogna procedere più velocemente se si vuole raggiungere l'obiettivo di eliminare le peggiori forme di lavoro minorile entro il 2016», fissato dall'Ilo e condiviso dalla comunità internazionale.

Il documento è articolato in quattro parti: la prima presenta i principali risultati delle stime più recenti, i progressi e le sfide, la seconda riporta i dati relativi al 2012, la terza offre un quadro del periodo compreso tra il 2000 e il 2012 e la quarta, infine, delinea alcuni scenari futuri.

Dal rapporto emerge che più della metà dei 168 milioni di bambine e bambini lavoratori nel mondo svolgono lavori pericolosi che hanno conseguenze dirette sulla loro salute, sulla loro sicurezza e sul loro sviluppo morale. Oggi i bambini impiegati in lavori pericolosi sono 85 milioni, a fronte dei 171 milioni del 2000. Il maggior numero in termini assoluti di bambini lavoratori si trova nell'area Asia-Pacifico (quasi 78 milioni), benché l'Africa subsahariana continui ad essere la regione con la più alta incidenza di minori lavoratori in rapporto alla percentuale della popolazione (oltre il 21 per cento).

L'incidenza di lavoro minorile è più elevata nei Paesi poveri, ma i Paesi a medio reddito hanno il maggior numero di bambini lavoratori. Altri dati rivelano che il fenomeno è diminuito, dal 2000, in misura maggiore tra le bambine. Il settore in cui si trovano più minori lavoratori rimane l'agricoltura (98 milioni di bambini), ma il fenomeno è ugualmente rilevante nel settore dei servizi (54 milioni) e nell'industria (12 milioni).

I progressi più significativi si sono registrati tra il 2008 e il 2012. In questo arco temporale il lavoro minorile nella fascia d'età compresa tra i 5 e i 17 anni è diminuito in Asia e Pacifico, America Latina e Caraibi, e Africa subsahariana. La regione Asia-Pacifico ha visto il calo più consistente, da 114 milioni nel 2008 a 78 milioni nel 2012.

Quali sono i principali fattori che hanno determinato i progressi degli ultimi anni nella lotta al lavoro minorile? Il rapporto li individua nelle scelte politiche di investimenti nell'istruzione e nella protezione sociale, che sembrano aver contribuito in maniera rilevante alla diminuzione del fenomeno. Ma anche altre azioni hanno avuto un ruolo decisivo: fra queste, l'impegno diretto dei governi e l'aumento del numero delle ratifiche delle due convenzioni Ilo sul lavoro minorile, con scelte politiche forti e quadri legislativi solidi.

L'Ilo parteciperà alla Terza Conferenza mondiale sul lavoro minorile, in programma a Brasilia dall'8 al 10 ottobre. Le tre giornate, a cui prenderanno parte rappresentanti dei governi, della società civile e di organizzazioni nazionali e internazionali, offriranno l'opportunità di riflettere sui progressi fatti a partire dalla conferenza mondiale del 2010 e di discutere le strategie per intensificare l'impegno di tutti i Paesi nella lotta contro il lavoro minorile e in particolare contro le sue forme peggiori. (bg)

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