"I piccoli schiavi invisibili"

2013/08/30 Type of resource: Topics: Titles:

Si stimano in 20,9 milioni le vittime di lavoro forzato nel mondo, incluse le vittime di tratta per lo sfruttamento sessuale e lavorativo. Una parte consistente è rappresentata da minori (5,5 milioni). Sono alcuni dati riportati nel dossier di Save the children I piccoli schiavi invisibili, una fotografia aggiornata di un fenomeno in aumento che «appare ancora, ad oggi, largamente sommerso e dunque ancora più preoccupante», si spiega nella premessa.

Molte minori vittime di tratta e sfruttamento sessuale, infatti, «restano invisibili alle autorità a causa della forte mobilità sul territorio o perché spostate nei circuiti indoor o perché dotate di documenti attestanti una falsa identità». Come rimangono invisibili quei giovani ragazzi, soprattutto minori stranieri non accompagnati, vittime di sfruttamento lavorativo o, ancora, «quei minori che “transitano” velocemente nel nostro territorio, diretti principalmente verso il Nord Europa, intenzionati a rimanere invisibili e a non entrare nel sistema di protezione nazionale, per non compromettere il loro progetto migratorio».

Il dossier - realizzato sulla base di vari rapporti e documenti recenti sul tema della tratta e dello sfruttamento, ma anche delle informazioni ottenute attraverso un'indagine qualitativa svolta da Save the children nel corso del 2013 in collaborazione con numerosi enti e associazioni – è suddiviso in quattro parti: la prima approfondisce il tema della tratta e dello sfruttamento sessuale, la seconda si sofferma sullo sfruttamento lavorativo, la terza è dedicata ai minori afgani e la quarta, infine, illustra le novità normative sul contrasto alla tratta e allo sfruttamento in Europa e in Italia.

Secondo i dati di un recente rapporto Eurostat riportati nel dossier, in Europa le vittime di tratta e sfruttamento presunte e accertate nel 2010 sono oltre 9.500, il 18 per cento in più rispetto al triennio 2008-2010. Il 15 per cento sono minori, provenienti soprattutto da Romania, Bulgaria, Nigeria e Cina. Queste le principali forme di sfruttamento: sessuale (62 per cento), lavoro forzato (25 per cento), altre forme di sfruttamento come accattonaggio, attività illegali, prelievo di organi (14 per cento).

Nel nostro Paese le vittime identificate o presunte nel 2010 sono 2.381, in diminuzione rispetto al 2009 ma in notevole aumento rispetto al 2008: «il numero più alto fra i 27 Paesi dell'Unione europea e i 7 che hanno chiesto di entrare in Europa». Il dato riguarda il numero assoluto di vittime identificate e presunte. In rapporto invece alla popolazione l'Italia si posiziona al sesto posto fra i Paesi Ue per percentuale di vittime identificate e presunte ogni 100.000 abitanti.

Dai dati dell'indagine svolta da Save the children emerge che il fenomeno dello sfruttamento sessuale dei minori in Italia sembra nel complesso stabile rispetto all'anno scorso, «con picchi e diminuzioni temporanei e ciclici, talvolta legati a specifiche aree geografiche, alla stagione o ad eventi internazionali, al mercato e alla presenza dei “clienti” (maggiori in alcune località durante la stagione estiva), alle ordinanze locali». Si registra un aumento del fenomeno nei circuiti indoor (appartamenti, locali notturni, centri massaggi).

Le vittime di tratta e sfruttamento sessuale sono per lo più ragazze, tra i 16 e i 18 anni, provenienti in gran parte dalla Nigeria o dalla Romania. Meno diffuso, invece, lo sfruttamento sessuale maschile: nella Sicilia orientale, nelle Marche e Abruzzo e in alcuni territori della Campania e del Lazio è stata segnalata la presenza del fenomeno di prostituzione tra minori di origine rom e minori del Maghreb e dell'Africa Subsahariana. A Napoli i minori di origine rom (sia maschi che femmine) sono spesso contemporaneamente vittime di diverse forme di sfruttamento.

«Sono 30.000 i minori in Italia coinvolti in lavori pericolosi per la loro salute, sicurezza o integrità morale, costretti a lavorare anche di notte o in modo continuativo, con il rischio reale di compromettere gli studi, non avere neanche un piccolo spazio per il divertimento o mancare del riposo necessario», si legge nella seconda parte del dossier. Si tratta sia di ragazzi italiani sia di minori di origine straniera, soprattutto egiziani. Giovani tra i 13 e i 16 anni sfruttati principalmente nel settore commerciale (frutterie, bar, ristorazione, panifici, mercati generali).

La maggior parte dei minori afgani, diretta verso i Paesi del Nord Europa, rimane nel nostro Paese per periodi molto brevi. «Preoccupati di incorrere in procedure di foto-segnalamento e di essere dunque costretti a rimanere in Italia, o di essere soggetti ad un erroneo accertamento dell'età, questi minori si adoperano per sfuggire a qualunque controllo sul nostro territorio da parte delle forze dell'ordine, delle autorità e delle istituzioni». Una condizione di invisibilità che li rende più vulnerabili ed esposti al rischio di diventare vittime di tratta e sfruttamento. (bg)

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