Benessere dei bambini, i dati del rapporto Unicef

2013/04/30 Type of resource: Topics: Titles:

Il primo decennio del 2000 ha registrato, in linea generale, un costante miglioramento del benessere dei bambini in tutto il mondo industrializzato, ma rimangono ancora notevoli differenze tra i vari Paesi. Lo rivelano i risultati della Report card 11 del Centro di ricerca Innocenti dell'Unicef, un'indagine che mette a confronto 29 Stati ad economia avanzata in relazione a cinque aree della vita dei bambini: benessere materiale, salute e sicurezza, istruzione, comportamenti e rischi e condizioni abitative e ambientali.

Il rapporto Il benessere dei bambini nei paesi ricchi. Un quadro comparativo, lanciato il 10 aprile scorso a Roma, è suddiviso in tre parti: la prima presenta una graduatoria del benessere dell'infanzia nei 29 Paesi presi in esame nell'indagine; la seconda esamina ciò che pensano i bambini e gli adolescenti del proprio benessere e include una graduatoria del loro livello di soddisfazione rispetto alle condizioni di vita; la terza, infine, analizza i cambiamenti del benessere dei bambini registrati nelle economie avanzate durante il primo decennio del 2000, valutando i progressi di ciascun Paese in termini di risultati scolastici, tasso di maternità adolescenziale, livelli di obesità nell'infanzia, diffusione del bullismo e uso di tabacco, alcol e cannabis.

La maggior parte delle statistiche utilizzate nella Report card, seppur basata sugli ultimi dati disponibili, fa riferimento al periodo 2009-2010 ed evidenzia, quindi, i risultati delle politiche governative prima dell'acuirsi della crisi economica. Tuttavia questi dati, per la maggior parte, «monitorano tendenze a lungo termine e riflettono i risultati di investimenti, anch'essi a lungo termine, a favore della vita dei bambini», si spiega nell'introduzione. Il confronto internazionale è in grado di mettere in luce punti di forza e di debolezza dei singoli Paesi e «dimostrare che il benessere dei minori viene influenzato dalle politiche in vigore».

Vediamo ora quali sono le principali evidenze che emergono dal rapporto. I Paesi Bassi si confermano al primo posto della graduatoria e sono anche l'unico Paese a classificarsi tra i primi cinque in tutte le aree del benessere prese in considerazione. Lo seguono la Finlandia, l'Islanda, la Norvegia e la Svezia. Nella metà inferiore della classifica, invece, ci sono la Grecia, l'Italia, il Portogallo e la Spagna. Gli ultimi tre posti sono occupati da tre dei Paesi più poveri inclusi nell'indagine, la Lettonia, la Lituania e la Romania, e da uno dei più ricchi a livello globale, gli Stati Uniti.

Il rapporto rivela, inoltre, che nel complesso non sembra esserci una forte relazione tra il Pil pro capite e il benessere infantile. La Repubblica Ceca, ad esempio, è posizionata meglio dell'Austria, così come la Slovenia sopravanza il ben più ricco Canada, e il Portogallo ha una posizione più alta rispetto agli Stati Uniti. Dall'indagine emerge anche che i Paesi dell'Europa centrale e orientale stanno iniziando a colmare il divario con i Paesi tradizionalmente più industrializzati.

Come si è già detto all'inizio, il primo decennio del 2000 ha portato con sé, nel complesso, «miglioramenti diffusi nella maggior parte (ma non nella totalità) degli indicatori del benessere dei bambini e degli adolescenti. Il tasso di “famiglie che dispongono di ricchezze limitate”, quello di mortalità dei lattanti e la percentuale di giovani fumatori, ad esempio, sono diminuiti drasticamente in tutti i paesi per cui vi siano dati disponibili».

Come si posiziona il nostro Paese nella graduatoria del benessere dei bambini? L'Italia occupa il 22esimo posto su 29. Nell'area del benessere materiale è al 23esimo posto, nella salute e sicurezza al 17esimo, nell'istruzione al 25esimo e per quando riguarda le condizioni abitative e ambientali al 21esimo. Insieme agli altri Paesi dell'Europa meridionale (Portogallo, Grecia e Spagna) si trova nella terza fascia più bassa della classifica sulla povertà infantile relativa, con il 17 per cento dei bambini sotto la soglia di povertà.

L'Italia, inoltre, ha il più alto tasso “Neet” (Not in Education, Employment or Training) di tutti i Paesi industrializzati, dopo la Spagna, con l'11 per cento dei giovani tra 15 e 19 anni che non sono iscritti a scuola, non lavorano e non frequentano corsi di formazione. Record negativo anche per quanto riguarda la percentuale di minori che svolgono quotidianamente esercizio fisico (meno di 1 su 10) e i livelli di inquinamento atmosferico a cui sono esposti i bambini, fra i più elevati (26esimo posto).

Positivi, invece, i dati relativi ad altri ambiti. Il nostro Paese, ad esempio, ha il tasso più basso di minori che hanno subito atti di bullismo (11 per cento) e il tasso più basso di mortalità infantile in Europa meridionale. Un altro dato positivo messo in evidenza dal rapporto riguarda la scuola per l'infanzia: l'Italia ha il sesto tasso più alto di iscrizione prescolare, alla pari con la Norvegia. (bg)

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