«Crescere insieme ai bambini e agli adolescenti fa diventare grande l'Italia» è il messaggio della campagna lanciata dal Garante nazionale per l'infanzia e l'adolescenza Vincenzo Spadafora il 20 novembre, in occasione della Giornata internazionale dedicata ai diritti dei più piccoli. Un messaggio che ribadisce con forza l'importanza dei temi che riguardano bambini e adolescenti e sottolinea la necessità stringente di porli al centro dell'agenda politica. A Spadafora abbiamo chiesto quali sono i temi più urgenti da affrontare dopo il suo primo anno di attività e quali le strategie di intervento in un momento così critico come quello attuale.
La figura del Garante è stata istituita con la legge 12 luglio 2011 n. 112 e solo da pochi mesi ha un proprio regolamento, che disciplina l'organizzazione dell'Ufficio dell'Authority, la sede e la gestione delle spese. Il regolamento, adottato il 20 luglio scorso con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, è stato pubblicato sulla Gazzetta ufficiale del 29 settembre. Il Garante nazionale per l'infanzia e l'adolescenza ha compiti di grande rilevanza in tema di tutela dei diritti e degli interessi di bambini e adolescenti e rappresenta un importante punto di riferimento per i Garanti regionali. Ad oggi hanno provveduto a istituire con legge propri Garanti locali o figure analoghe le Province di Bolzano e di Trento e le seguenti regioni: Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Emilia-Romagna, Friuli-Venezia Giulia, Lazio, Liguria, Lombardia, Marche, Molise, Piemonte, Puglia, Sardegna, Toscana, Umbria, Veneto e Sicilia. I Garanti locali e le figure analoghe, tuttavia, sono stati effettivamente nominati solo dalle Province di Bolzano e di Trento e da 9 regioni: Campania, Calabria, Lazio, Liguria, Marche, Veneto, Emilia Romagna, Puglia e Toscana.
A distanza di un anno di attività, quali sono i temi prioritari da affrontare?
Povertà, degrado e dispersione scolastica. Su questi tre fronti ci sono due Paesi, l'Italia che con grande difficoltà fa fatica, per colpa dei tagli della spending review, ad assicurare buoni e adeguati standard di qualità nei servizi per l'infanzia e un'altra Italia – le regioni del Mezzogiorno – che rischia di rimanere terribilmente indietro. Questo gap va colmato al più presto. Secondo alcune cifre se si suddivide il debito italiano per i 560 mila bambini nati nel 2012 si scopre che ogni bambino nato nel 2012 ha già un debito di 3,5 milioni di euro. Si tratta di un fardello che “minaccia” le prestazioni sociali e azzera le possibilità degli Enti locali di reperire risorse aggiuntive per migliorare gli standard dei servizi per l'infanzia e l'adolescenza. Basti pensare al fatto che, per raggiungere l'obiettivo di pareggio, lo Stato ha già ridotto di 3,8 miliardi di euro i trasferimenti alle Regioni. La spending review non può tagliare il futuro alle nuove generazioni.
La campagna lanciata in occasione della Giornata internazionale dei diritti dell'infanzia e dell'adolescenza richiama l'attenzione sulla necessità di investire nei bambini e negli adolescenti per superare la crisi in Italia. Come intervenire?
In Italia, troppo spesso, si agisce nell'emergenza. Un Paese che non investe sulla formazione è destinato a un grave arretramento e impoverimento culturale. I nostri ragazzi sono, al di là di ogni retorica, le persone che guideranno il Paese tra una generazione. E noi cosa facciamo? Per mettere in ordine i conti pubblici, quindi con l'alibi della crisi, togliamo loro ogni possibilità di crescita. Nulla di più irresponsabile anche se una nota positiva va sottolineata e mi riferisco al lavoro del ministro della coesione territoriale Barca. Sono stati sbloccati i fondi europei per le Regioni Obiettivo Convergenza (Campania, Calabria, Sicilia, Puglia). Si tratta di risorse fondamentali che costituiscono una vera e propria boccata d'ossigeno per queste regioni.
Di recente la Camera ha approvato il disegno di legge che riconosce ai figli naturali gli stessi diritti di quelli legittimi. Alcune organizzazioni che si occupano di minori da un lato si sono dichiarate molto soddisfatte per il superamento di ogni discriminazione tra figli nati dentro e fuori dal matrimonio, dall'altro hanno espresso le proprie perplessità su determinati punti del provvedimento, fra i quali la modifica dell'articolo 251 del codice civile, che rende possibile il riconoscimento dei figli nati da rapporti incestuosi. Cosa pensa a riguardo?
Si tratta di un traguardo importante. È un provvedimento storico che rimuove alcune discriminazioni esistenti nel nostro Paese in materia di diritti civili. Il quadro sociale del nostro Paese è mutato nel corso del tempo: oggi i figli naturali costituiscono il 20 per cento del totale. Basti pensare alle coppie more uxorio e ai figli nati in tale contesto. Al di là delle posizioni politiche i bambini vanno salvaguardati sempre e comunque. Ci sono dei punti del provvedimento che avrebbero meritato un ulteriore approfondimento come, ad esempio, il passaggio di alcune competenze dal Tribunale dei minorenni al Tribunale ordinario. Si tratta, infatti, di passaggi estranei all'oggetto del disegno di legge. Il nuovo articolo 251 prevede la possibilità del riconoscimento dei figli incestuosi, previa autorizzazione del giudice che deve guardare prioritariamente all'interesse del figlio. Mi sembra un buon compromesso ma credo che questo passaggio avrebbe meritato un approfondimento se non altro per i risvolti etici e sociali che comporta.
Il regolamento che disciplina l'organizzazione del suo Ufficio, la sede e la gestione delle spese prevede un'importante novità: l'istituzione della Consulta nazionale delle associazioni e delle organizzazioni preposte alla promozione e alla tutela dei diritti dell'infanzia e dell'adolescenza. Qual è il ruolo della Consulta?
A 14 mesi dalla legge istitutiva che ha fatto nascere in Italia la figura del Garante per l'infanzia e l'adolescenza, prevista dalla Convenzione Onu del 20 novembre 1989, è stata introdotta la novità della Consulta delle associazioni. Si tratta di uno strumento cruciale. È importante lavorare in rete. La Consulta si riunisce almeno due volte l'anno e con le associazioni ci confronteremo per individuare, in rete appunto, soluzioni e modelli da proporre sul tavolo delle istituzioni, Governo e Parlamento.
Quali sono le prossime iniziative dell'Autorità garante per l'infanzia e l'adolescenza?
A febbraio un tour nelle periferie degradate delle nostre città. Un minore su quattro vive nelle periferie sempre più estese delle grandi città, dove le istituzioni sono spesso incapaci di offrire strutture, opportunità e servizi adeguati. Le periferie metropolitane chiedono nuovi servizi come centri di aggregazione per i nostri adolescenti e asili nido anche per promuovere il diritto alla maternità delle donne lavoratrici. La periferia, troppo spesso, diventa luogo di esclusione sociale per i nostri ragazzi. Basti pensare al fenomeno della dispersione scolastica che tocca livelli record in Campania, dove uno studente su 4 non conclude il ciclo di studi. Laddove non c'è formazione e attenzione alla crescita dei ragazzi, c'è un maggiore rischio di devianza dei minori. Non solo, 314 mila, tra bambini e adolescenti, sono “disconnessi” dal mondo, ovvero non sono mai andati al cinema, non hanno mai aperto un libro, né usato un pc, navigato su internet o fatto uno sport. Mi recherò personalmente nei quartieri più degradati delle nostre città per toccare con mano il disagio dei nostri ragazzi e, di riflesso, poter individuare delle risposte da porre all'attenzione del Parlamento nella prossima legislatura.
(Barbara Guastella)
(Crediti foto)