Unicef, un miliardo di bambini negli slum

2012/03/05

Un miliardo di bambini e ragazzi vivono nelle baraccopoli e saranno 1,4 miliardi nel 2020: lo conferma il rapporto dell'Unicef La condizione dell'infanzia nel mondo 2012: figli delle città, che nella sua 33ma edizione si concentra sulla vita urbana in un momento storico in cui l'urbanizzazione è ormai inarrestabile.

Infatti, dice il rapporto, il 50% della popolazione mondiale vive in aree urbane ed entro la metà di questo secolo questa quota arriverà a oltre due terzi: la popolazione urbana è per meta concentrata in Asia, dove si trovano anche 66 delle 100 aree urbane a più rapida crescita. Non si tratta sempre di contesti urbani classici: un terzo degli inurbati infatti vive negli slum le baraccopoli che, entro il 2020, potrebbero ospitare 1,4 miliardi persone in tutto il mondo. È in queste condizioni di vita difficili che si concentrano il maggior numero di morti infantili, a causa di malnutrizione, influenze e malattie. Circa 7,5 milioni, dice l'Unicef.

Se i margini di crescita sono tutti a favore di quelli che un tempo sarebbero stati chiamati “paesi del Terzo mondo”, va invece detto che le popolazioni dell’Europa occidentale e delle Americhe sono già quasi completamente urbane: in Italia vivono nelle città 41,4 milioni di persone, il 68% del totale. 1,8 milioni di bambini vivono però sotto la soglia di povertà.

Comunque, gli indicatori confermano come, nel nostro paese, le condizioni di vita dei bambini che vivono nelle città siano assolutamente in linea con quelle dei paesi avanzati. Nella classifica relativa al 2010 sulla mortalità infantile sotto i cinque anni, l'Italia è in 172ma posizione con 4 morti ogni mille nati vivi (totale, circa 2mila), a pari merito con Francia e Germania. Meglio hanno fatto solo i paesi scandinavi, il Giappone, Singapore e Slovenia. Nelle prime dieci posizioni invece ci sono nove paesi africani: Somalia (prima con 180), Mali, Burkina Faso, Sierra Leone, Ciad, Repubblica democratica del Congo, Haiti, Angola, Repubblica Centrafricana, Guinea Bissau. Nell'arco di venti anni, l'Italia è scesa da 10 morti ogni mille nati vivi del 1990 ai 3 del 2010, dagli 8 morti entro il primo anno d'età su mille nati vivi a 3.

I tassi di mortalità entro i cinque anni dell'Italia si sono assottigliati dai 33 su mille del 1970, ai 10 del 1990, ai 6 del 2000, fino agli attuali 4, con una riduzione che adesso è attestata al 4,6%. al tempo stesso però si assiste ad un crollo del tasso di crescita del Pil pro capite (1970-1990: 2,8%, 1990-2010: 0,9%) e un crollo del tasso di fertilità, sceso dal 2,5 di quarantanni fa all'1,4 odierno.

Altissime percentuali italiane negli indicatori riguardanti la salute, sia per accesso ad acqua potabile e servizi igienici, sia per le principali vaccinazioni sia per la diffusione di Hiv e Aids. Allo stesso modo va nelle tabelle relative all'istruzione (pre-scuola, primaria e secondaria). Per altri indicatori, mancano invece i dati.

Sul versante delle buone pratiche, un focus all'interno del rapporto ricorda l'iniziativa internazionale 'Città amiche dei bambini', lanciata dall'Unicef e da Un-Habitat, che rappresenta la prima partnership tra tutte le parti interessate e mette i bambini al centro dell'agenda urbana. Sono più di 300 i sindaci italiani nominati 'Difensori dell'Infanzia' dai Comitati provinciali per l'Unicef, con l'impegno di realizzare i '9 passi per costruire una città amica dei bambini'. I nove punti sono: la partecipazione dei bambini a ogni fase di pianificazione e attuazione; un quadro legislativo amico dei bambini; una strategia per i diritti dell’infanzia in città; un meccanismo di coordinamento per i diritti dell’infanzia; una valutazione dell’impatto di politiche e programmi sull’infanzia; un bilancio dedicato all’infanzia; un rapporto regolare sulle condizioni dei bambini nella città; la diffusione di una conoscenza sui diritti dell’infanzia; un’istituzione indipendente per l’infanzia. (mf)

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