Mars, media education contro il razzismo

2011/12/19

Si sono da poco chiusi i lavori del Seminario Nazionale “Media, Diversità e Razzismo nello sport” di formazione ai giornalisti e ai media educatori italiani del  progetto Mars – Media Against Racism in Sport del Consiglio d'Europa; l'incontro si è tenuto a Bologna dal 30 novembre al 3 dicembre.

In Europa, secondo i dati 2010 del Global Media Monitoring Project le donne sono protagoniste di un quarto delle notizie giornalistiche, sebbene siano più della metà della popolazione europea. al tempo stesso gli immigrati rappresentano all'incirca il 10% della popolazione europea (Eurostat, 2011) ma migranti e minoranze etniche sono protagonisti di meno del 5% delle notizie europea; i disabili invece che sono il 20% della popolazione del Regno Unito sono rappresentati in una percentuale dell'8% nella tv inglese (CDN 2009-10 Progress Report). .

I media influenzano il pubblico sia nei contenuti sia nel modo di guardare ad essi e dettano l'agenda delle tematiche delle quali si parla. Per tutti questi motivi il Consiglio d'Europa considera un'informazione, che possa essere il più inclusiva possibile, cruciale per accrescere la coesione sociale e la partecipazione democratica, eppure ancora oggi troppe persone sono ancora escluse dai dibattiti pubblici e dalle notizie sui media.

Il Consiglio d'Europa (CoE) aveva cominciato a lavorare su questi temi nel 2008 con la campagna Speak out against discrimination che ha portato alla pubblicazione di un volumetto con una serie di esempi pratici di attività formative antidiscriminazione e con un'appendice completa di tutti gli atti del Coe su questi temi. Questa prima campagna ha portato poi alla nascita del progetto Mars – Media Against Racism in Sport, che si occupa di combattere gli stereotipi razzisti e sessisti nel linguaggio del giornalismo sportivo  sia televisivo che della carta stampata avvenuta in occasione  di un incontro europeo tenutosi a Bruxelles dall'11 al 14 Ottobre 2011.

Il CoE ha scelto di focalizzare l'attenzione sullo sport perchè questo può essere un settore  nel quale costruire coesione sociale partendo sia dai bambini e dai ragazzi che lo praticano sia dall'informazione sportiva che molto spesso fa uso di stereotipi legati al colore della pelle o al genere degli sportivi e non riflette nel racconto degli eventi sportivi le diversità sociali e culturali.

Infatti secondo l'indagine  Play the Game, 2005 solo il 5% degli articoli dedicati allo sport sulla stampa si occupa degli aspetti culturali e sociali dello sport, mentre le sportive hanno 4 volte in più la possibilità di essere intervistate da giornaliste donne che da uomini ma le giornaliste realizzano meno del 5% delle notizie sportive.  

Visti i dati piuttosto preoccupanti a partire dal  convegno di Bruxelles sono stati organizzati seminari nazionali in cui i vari esperti si sono incontrati e hanno lavorato insieme, il seminario italiano è stato il terzo in ordine di tempo dopo Vienna e Lille, seguiranno poi altre sedi fino a coprire tutta l'Europa.

L'incontro italiano organizzato dal Centro Zaffiria e promosso dalla Regione Emilia-Romagna e dal Corecom ha visto la partecipazione di giornalisti, media educatori ed esperti di comunicazione che hanno lavorato insieme e messo a punto percorsi formativi per giornalisti e interventi nelle scuole per sensibilizzare il mondo dei media ad utilizzare un linguaggio privo di stereotipi razzisti.

Tra gli altri hanno preso parte ai lavori docenti e ricercatori delle Università di Bologna, Torino, Parma e Lille, gli educatori ai media del  MED, gli operatori del COSPE, i ricercatori dell'Osservatorio di Pavia e l'Istituto degli Innocenti oltre agli esperti del CoE.

A inizio lavori sono state presentate le iniziative già realizzate dai partecipanti che hanno poi ideato una serie di attività da realizzare nelle scuole di giornalismo europee  per riconoscere e decostruire gli stereotipi sessisti e razzisti; per queste attività sono stati utilizzati materiali differenti tra cui film, telefilm, videogiochi, servizi giornalistici e articoli per poter essere efficaci in tutti i linguaggi dei media.

Oltre ai materiali prodotti, tra le conclusioni più importanti vale la pena di ricordare la necessità di una convergenza tra giornalismo ed educazione ai media sia perchè l'educazione ai media è una disciplina indispensabile nelle formazione dei giornalisti sia perchè i giovani e le minoranze devono essere coinvolti nelle produzioni mediatiche e la scuola è un luogo deputato dove cominciare a lavorare su questi temi caldi grazie alla media education. (francesca conti)