Aborti in calo in Italia, ma non tra le straniere

2011/08/31

Continuano a diminuire gli aborti in Italia, anche tra le minorenni, ma uno su tre interessa una donna straniera. Sono alcuni degli elementi della Relazione sull'attuazione della legge 194/78 che presenta i primi dati 2010 e i definitivi del 2009, realizzata dal ministero della Salute e depositata in Parlamento nel mese di agosto.

Il documento, infatti, sottolinea «la costante diminuzione delle interruzioni volontarie di gravidanza (IVG) nel nostro Paese». Nel 2010 sono state effettuate 115.372 IVG (dato provvisorio), con una diminuzione del 2.7% rispetto al dato definitivo del 2009 (118˙579 casi) e del 50.9% rispetto al 1982, anno in cui si registrà il più alto ricorso all'IVG (234˙801 casi). Anche il tasso di abortività, cioè il numero di aborti volontari ogni mille donne in età feconda si conferma tra i più bassi nei paesi industrializzati ed è sceso ancora rispetto al 2009: 8,2 ogni mille contro l'8,5 dell'anno precedente, un valore praticamente dimezzato rispetto al 17,2 del 1982.

Questa diminuzione ha riguardato tutti i gruppi di età, comprese le minorenni. Nel 2009 il tasso di abortività è risultato pari a 4.4 per 1˙000 (4.8 per 1˙000 nel 2008), con valori più elevati nell‟Italia settentrionale e centrale. Le minorenni italiane si confermano dunque particolarmente restie all'aborto rispetto ai dati degli altri paesi europei: pur con l'avvertenza che i numeri non siano perfettamente comparabili, la relazione registra che per donne con meno di venti anni, nel 2009 in Italia il tasso di abortività è pari al 6.9 per mille (era il 7.2 nel 2008); nello stesso anno in Inghilterra e Galles è il 23.0 per mille, e in Svezia il 22.5 per mille; in Spagna il 12.7; in
Francia il 15.2; negli USA nel 2004 il 20.5.

Un elemento di criticità importante, evidenziato anche dagli estensori ministeriali, riguarda il largo ricordo alle IVG da parte delle donne con cittadinanza estera: nel 2009 sono state il 33.4% del totale, mentre solo dieci anni prima, nel 1998, la percentuale era del 10.1%. Inoltre, più della metà dei 38309 aborti di donne con cittadinanza straniera, cioè 19762 (il 51.6%) ha riguardato  donne provenienti dall'Europa dell'est. Per affrontare il fenomeno, la Relazione mette in evidenza la necessità di promuovere l'offerta attiva di counselling sui metodi della procreazione responsabile tra le donne immigrate con specifici iniziative informative e servizi.

Sono le donne più istruite, tra le occupate e le coniugate, quelle che ricorrono sempre meno all'aborto. Tuttavia, dai dati si desume che, tra chi abortisce, prevalogno le lavoratricisia fra le italiane (47.3%) che fra le donne straniere (43.8%). Riguardo allo stato civile, le IVG fra nubili e coniugate sono in percentuali simili: fra le straniere prevalgono le coniugate (49.4%) mentre fra le italiane le nubili (50.8%). Frale donne italiane che hanno effettuato un'IVG, il 45.4% non aveva figli, così come il 31.9% delle straniere.

L'IVG è un'esperienza che tende a non essere ripetuta: gli aborti effettuati da donne con precedente esperienza abortiva è pari al 27%, valore simile a quello del 2006, 2007 e 2008 (26,9%) e tra i più bassi a livello internazionale.

Rimandati al 2012 i dati sulla procedura abortiva farmacologica: la raccolta dei dati tra le Regioni avrebbe incontrato «alcune criticità» e «il dettaglio di questo monitoraggio sarà illustrato entro l'anno in un apposito documento, che sarà presentato alle commissioni parlamentari competenti». (mf)

 

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