Bambini adottati, ascoltiamo la loro storia

2010/06/09

Due giornate su Resilienza ed approccio autobiografico nelle adozioni internazionali: le ha promosse a Firenze la Commissione adozioni internazionali. Al convegno, che ha trattato temi come inserimento scolastico e adozione di fratelli, ha partecipato anche il sottosegretario alle Politiche per la Famiglia Carlo Giovanardi.

L'appuntamento dell'8 e 9 giugno, ospitato dall'Istituto degli Innocenti di Firenze, conclude e completa il percorso formativo condotto da ottobre 2009 a marzo 2010 al quale hanno partecipato più di 250 operatori ed esponenti delle Regioni e dei servizi territoriali, degli enti autorizzati e dei Tribunali per i minorenni, e ha lo scopo di promuovere un ulteriore allargamento delle occasioni di confronto. Il percorso formativo, mediante seminari preliminari e di specializzazione, ha riguardato tematiche di grande interesse ed attualità, spaziando dall’inserimento scolastico nel post-adozione, alla complessità e specificità dell’adolescenza nelle adozioni internazionali, alle famiglie adottive con figli biologici, con nuclei di fratelli e seconde adozioni.

La resilienza, spiega Elena Malaguti, docente di Pedagogia speciale all'Università di Bologna e membro del Gruppo di Boris Cyrulnik “Identità, culture e resilienza”, é «un processo di ripresa evolutiva, di natura psicologica, psicosociale, culturale, affettiva, sociale che permette a una persona o a un gruppo umano di avere un nuovo sviluppo davanti a un evento traumatico per lui o per lei». «L'adozione è un gesto di speranza, una possibilità di rinascita – continua il filosofo Duccio Demetrio, dell'Università Bicocca di Milano – e i temi che tratta sono l'attesa, la transizione, il passaggio, lo spaesamento, argomenti molto profondi in tutti gli esseri umani, e adozione significa esilio, origini, fragilità, stati dell'essere e del divenire».

«I bambini adottati cercano la loro storia e la scrittura come processo autobiografico li aiuta, come aiuta le famiglie, a mantenere la memoria consentendo un'evoluzione personale», aggiunge Demetrio. Racconto autobiografico e resilienza, secondo Elena Malaguti, «sono due elementi che si intrecciano, differenti ma connessi. Amo definire la resilienza una forma di riorganizzazione positiva. Il racconto autobiografico attraverso un attento ascoltatore e attraverso altri mediatori dell'educazione aiuta questo processo. Ma anche una persona non resiliente, attraverso il suo racconto autobiografico potrebbe aver bisogno di narrare la sua identità ferita».

Al convegno sono intervenuti anche Ana Berastegui Pedro-Veijo dell’Università Pontificia Comillas di Madrid (con una lectio magistralis sulla situazione europea) e i tre coordinatori scientifici dei percorsi formativi nazionali, Graziella Favaro, Paola di Nicola e Marco Chistolini. Le conclusioni sono state affidate a Daniela Bacchetta, vicepresidente della Cai.

La varietà e il numero di partecipazioni alle tavole rotonde che hanno scandito la due giorni fiorentina, oltre all’esigenza di un confronto internazionale, insieme alla partecipazione ‘esperta’ degli stessi partecipanti alle attività formative nazionali, hanno confermato la validità delle metodologie di formazione-intervento costruite nel corso degli anni.

All'incontro hanno partecipato anche rappresentanti dei Paesi di origine dei bambini adottati come la Federazione russa, Colombia, Bolivia e Ucraina e rappresentanti dei Paesi di accoglienza come Francia e Spagna.