L'Italia è al 17esimo posto per benessere materno-infantile, ma poco più di un milione di madri con un figlio minorenne vive in povertà. E' quanto emerge dai rapporti Lo stato delle madri nel mondo, di Save the Children, e Le condizioni di povertà tra le madri in Italia, realizzato dalla Fondazione Cittalia per Save the children.
I due rapporti, diffusi alla vigilia della Festa della mamma nell'ambito della campagna internazionale Every one, si soffermano, rispettivamente, sulla salute materna e neonatale nel mondo e sulla situazione delle madri in condizione di povertà relativa in Italia. Il primo documento richiama l'attenzione sul ruolo chiave giocato dalle operatrici sanitarie nei paesi in via di sviluppo. Paesi dove – si legge ne Lo stato delle madri nel mondo - «ogni anno 50 milioni di donne partoriscono senza alcuna assistenza professionale e 8,8 milioni di bambini muoiono per cause facilmente evitabili». Il rapporto esamina, inoltre, gli ultimi dati relativi agli operatori sanitari nei paesi in via di sviluppo con i più alti tassi di mortalità materna e neonatale e le soluzioni più efficaci per salvare la vita delle madri e dei bambini.
Dal raffronto tra i 10 paesi dove madri e figli godono delle migliori condizioni di vita (Norvegia, Australia, Islanda, Svezia, Danimarca, Nuova Zelanda, Finlandia, Paesi Bassi, Belgio, Germania) e quelli dove donne e bambini sfidano quotidianamente la morte (Afghanistan, Niger, Chad, Guinea Bissau, Yemen, Repubblica Democratica del Congo, Mali, Sudan, Eritrea, Guinea Equatoriale) emergono enormi differenze. Nei paesi agli ultimi posti della classifica il 60 per cento delle nascite avviene senza l'assistenza di personale specializzato; una mamma ogni 23 muore per cause collegate alla gravidanza e al parto; un bambino su 6 perde la vita prima di aver compiuto 5 anni; in media una donna ha 5 anni di studio; 9 madri su 10 con molta probabilità vedranno morire un loro figlio. All'estremo opposto la Norvegia, dove ogni bambino nasce assistito da un'ostetrica o un dottore, una donna in media studia per 18 anni e una madre su 132 perderà un bambino prima che compia 5 anni.
Il secondo rapporto sviluppa un'analisi disaggregata su tre livelli: madri povere in coppia, madri sole e madri che vivono in famiglia con membri aggregati, ovvero famiglie dove oltre al nucleo – rappresentato da padri, madri e figli – sono presenti anche altri componenti. L'analisi della povertà è stata condotta sulla base dell'indicatore di povertà relativa da un lato – termine con cui si intende la condizione di una famiglia di due persone la cui spesa media mensile è inferiore a 999,67 euro - e di quello di deprivazione e disagio economico dall'altro, indicatori, questi ultimi, ampiamente descritti nel rapporto. Questo tipo di analisi – si legge nel documento - «è stato reso possibile grazie alla collaborazione con l'Istat che per l'occasione ha elaborato e messo a disposizione i dati disaggregati delle indagini condotte sul tema della povertà per questi specifici segmenti di popolazione».
Dai dati contenuti nel rapporto emerge che le madri povere in Italia sono 1.678.000. Poco più di un milione ha almeno un figlio minorenne. L’86,3 per cento vive in coppia, il 7,5 per cento è sola, mentre il restante 6,2 per cento vive in famiglie allargate. Prendendo in considerazione, ad esempio, le madri in coppia, l'incidenza della povertà di questa tipologia familiare è pari al 15,4 per cento, valore superiore di 4 punti percentuali al dato medio nazionale complessivo (pari all'11,3 per cento delle famiglie italiane). La percentuale cresce all'aumentare del numero di figli, passando dal 16,5 per cento in presenza di 2 figli, di cui almeno uno minorenne al 26,1 per cento se i figli sono almeno 3, di cui almeno uno minore.
Il rapporto si sofferma, inoltre, sul tasso di occupazione femminile, sulla distribuzione territoriale della povertà tra le madri in Italia, sulle difficoltà economiche della vita quotidiana delle madri e sull'offerta di servizi educativi per la prima infanzia. Riguardo alle difficoltà economiche, i dati evidenziano, fra l'altro, che il 18,6 per cento delle mamme in coppia con un bambino piccolo non ha i soldi sufficienti per fare fronte a tutte le spese del mese; il 16,3 per cento ha pagato in ritardo almeno una bolletta; il 10,3 per cento non è stato in grado di sostenere con regolarità le spese scolastiche dei figli e il 5 per cento non ha potuto acquistare sempre generi alimentari. La situazione peggiora nel caso di madri sole con almeno un figlio minore: il 44 per cento arriva a fine mese “con molta difficoltà”, quasi il 31 per cento è in arretrato con le bollette, il 25 per cento non ha avuto soldi per spese mediche e il 21 per cento per spese scolastiche. (bg)