Perduto amor

2010/04/12 Type of resource Film cards Topics Education Psychological development Titles Rassegne filmografiche

di Franco Battiato

(Italia, 2003)

Sinossi

Sicilia, 1955. Ettore vive con la madre nella perenne attesa di un padre che vive in Francia e che, ogni tanto, fa un’apparizione in famiglia. Ettore conduce la sua esistenza tra l’affetto dei parenti e delle amiche della madre, in un mondo quasi esclusivamente femminile. Intorno a lui ci sono tensioni politiche che gli appaiono estranee, vista la sua tenera età (le tendenze separatiste del movimento siciliano) e il costume sociale che evolve anche grazie alle canzoni che hanno caratterizzato un’epoca. Ettore mostra una sensibilità particolare per la musica, allo studio della quale viene avviato su consiglio del sacerdote del paese. Seguendo i preziosi consigli del nobile Tommaso Pasini e le lezioni di filosofia del professor Martino Alliata, Ettore compie vent’anni e nel 1965, dopo la morte del padre, e in seguito al completamento del primo ciclo di studi, decide di trasferirsi a Milano per assecondare le sue aspirazioni. Entra in contatto con musicisti della nuova musica leggera italiana, ed intanto scrive un romanzo che propone alla casa editrice Twins. Intanto gli si svelano anche i misteriosi orizzonti dell’esoterismo, grazie ad un’indicazione della moglie di Pasini. Con tutto il complesso corredo di educazione ed esperienze che ormai gli è proprio, Ettore riceve la notizia della pubblicazione del suo romanzo: la casa editrice gli offre un anticipo di un milione e mezzo per il suo libro e l’opzione per il secondo. Ora è famoso e le sue aspirazioni soddisfatte, ma la legge di appartenenza della terra siciliana farà sentire sempre il suo originario e notevole peso.

Introduzione al Film

Sul filo della memoria

Anche Franco Battiato, così come era stato per il suo collega Luciano Ligabue (Radiofreccia e Da zero a dieci) e per altri noti musicisti quali Serge Gainsbourg (Charlotte forever, tra gli altri) in Francia o Bob Dylan (Rinaldo e Clara), John Cougar Mellencamp (Sulla strada del mito) e David Byrne (True Stories) negli Stati Uniti, avverte il bisogno di cimentarsi con un mezzo di espressione differente dalla musica per raccontare con termini lirici (soprattutto nella prima fase, quella che mostra Ettore bambino nel suo paese d’origine) una storia straordinariamente simile alla sua vita fino all’affermazione e al raggiungimento della fama. Abbandonando quasi completamente lo sviluppo narrativo lineare, Battiato, anche grazie alla collaborazione del filosofo e paroliere Manlio Sgalambro alla sceneggiatura, fa progredire il racconto, soprattutto per quanto riguarda la parte relativa all’infanzia, esclusivamente per suggestioni, impressioni, squarci lirici legati ad un concetto di memoria fatto di paesaggi immersi nel sole, nell’azzurro del mare, e nel verde di una campagna idealizzata e lontana ormai nel tempo cristallizzato del passato. Messa da parte la logica causale, Battiato mette in scena un poema sinfonico di colori intensi e suoni caratterizzanti, pronti a segnare le epoche e le relative suggestioni (da Buongiorno tristezza, che segna la metà degli anni Cinquanta, a Prigioniero del mondo che invece contraddistingue la seconda metà degli anni Sessanta) attraverso il filo sottile di reminiscenze, affetti (moltissime le presenze-omaggio di amici musicisti: Francesco De Gregori, Giovanni Lindo Ferretti, Morgan dei Bluvertigo e Maurizio, pop star della fine degli anni Sessanta, tra gli altri), visioni personali dell’esistenza.

Il ruolo del minore e la sua rappresentazione

La materia di cui sono fatti i sogni

Sogno e sentimento di appartenenza alla propria terra d’origine sono i due poli attorno ai quali ruota la prima regia del musicista Franco Battiato. Il film si apre con una frase ad effetto pronunciata da una voce che, pur essendo presente attraverso la modalità di voce narrante, in realtà compare per commentare la materia che verrà mostrata successivamente attraverso le immagini: «Il nascere e il morire sono gli unici due momenti pienamente reali, il resto è sogno interrotto da qualche attimo di veglia». La voce offre la possibilità di lettura di un film anomalo, un racconto che si ciba di suggestioni provate (dal regista/musicista nella sua infanzia), filtrate dalla cultura di massa (le canzonette che scandiscono il trascorrere del tempo e caratterizzano l’epoca) e riproposte dalla prospettiva dello spettatore attento (l’esplicita citazione del transatlantico Rex dell’Amarcord di Fellini nelle placide serate sul mare). Lungo le coordinate apparentemente casuali del ricordo lontano e del sogno che si materializza progressivamente, Battiato racconta la vicenda di Ettore, bambino nella Sicilia della metà degli anni Cinquanta, dotato di una spiccata sensibilità musicale che lo porterà a sfruttare il suo talento a Milano, vivendo in prima persona la nascita del fermento musicale originatosi in Italia nella seconda metà degli anni Sessanta. Ma il ricordo dell’Ettore bambino travalica la memoria per instillarsi nella cristallizzazione idealizzata del sentimento dell’infanzia: a differenza della seconda parte del film, quella che mostra le vicissitudini dell’Ettore ventenne, arrivato a Milano con tutte le sue aspirazioni, in cui prevale un taglio più orientato al realismo sociologico che alle suggestioni della memoria, la prima metà della pellicola è segnata da una sorta di abbandono estatico che si perde tra i colori intensi di una Sicilia lirica, degna culla di un’infanzia che potrebbe avere tutte le giustificazioni per non essere felice. Ettore, infatti, vive con la sola madre perché il padre abita in Francia e torna in Sicilia solo saltuariamente. La mancanza del padre, tuttavia, pare non turbare eccessivamente il bambino, il quale è colmato di affetto e di attenzioni da un gran numero di persone, quasi tutte di sesso femminile, amiche della madre o parenti più o meno stretti. Le figure-guida (fatta eccezione per il padre, quasi sempre assente, presentato attraverso il ricordo del bambino come un uomo molto curato, musicista abile ma svogliato, tendenzialmente fedifrago), i modelli cui il ragazzino può rifarsi moralmente e intellettualmente, sono invece tutte maschili: il nobile Tommaso Pasini, che incita la carriera di Ettore e, successivamente, ne registra i successi come scrittore, e Martino Alliata, il suo docente di filosofia, che parla di morte della comunicazione e della scrittura e, nell’ultima scena del film, sottolinea come l’abbandono della terra natia non potrà essere definitivo per Ettore, perché la «legge dell’appartenenza» esige il suo tributo da realizzarsi attraverso l’inevitabile ritorno. E così la Sicilia e l’infanzia sono i due elementi di una fiaba creata attraverso immagini, sensazioni, emozioni: il rito della cucitura dei tessuti fatto nei cortili assolati, il macello del bue osservato da dietro un muro sbrecciato, il mare e la sua carica simbolica di rigenerazione, il tramonto placido e pittorico, la piazza della chiesa il giorno della messa, l’acquisto delle uova in campagna, il risveglio mattutino provocato dalla dolcezza quasi melliflua della famiglia allargata, la passione per la musica e la formazione da musicista sono i momenti, scollegati tra loro, di un’infanzia felice, bloccata nei meandri di una memoria cui la «legge dell’appartenenza» non può essere estranea quando l’ambiente è così caratterizzante.

Riferimenti ad altre pellicole e spunti didattici

Il peso dell’infanzia e delle origini da un punto di vista didattico Perduto amor mostra tutta la sua utilità nel momento in cui si decida di analizzare il peso dell’educazione e l’influenza dell’infanzia nella formazione di un artista affermatosi su così vasta scala, come nel caso di Franco Battiato. È opportuno soffermarsi sull’importanza che il passato può avere sulle personalità complesse, eclettiche e sfaccettate come quelle artistiche per notare in che modo e con che modalità il ricordo dell’infanzia entri prepotentemente nelle peculiarità del presente e nell’arte espressa dall’uomo ormai maturo. La memoria è un momento decisivo nel prodotto di un artista e l’interesse risiede nella possibilità di osservare per poi discutere ascendenze, impressioni fugaci e influssi in grado di far penetrare maggiormente nell’indagine della creazione e dei suoi meccanismi, spesso di difficile comprensione e accesso. Giampiero Frasca  

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