Il ragazzo selvaggio

2010/02/11 Type of resource Film cards Topics Education Psychological development Titles Rassegne filmografiche

L’enfant Sauvage, Francia, 1968

Regia: François Truffaut

Soggetto: François Truffaut, ispirato a Mémoire et rapport sur Victor de l’Aveyron di Jean Itard (1806)

Sceneggiatura: François Truffaut, Jean Gruault

Prodotto da: Marcel Berbert

Fotografia (b/n): Nestor Almendros Montaggio: Agnès Guillemot

Musiche: Antonio Vivaldi (direzione musicale di Antoine Duhamel)

Scenografie: Jean Mandaroux

Personaggi e intrepreti: Jean-Pierre Cargol (Victor), François Truffaut (Jean Itard), Françoise Seigner (sig.ra Guerin), Paul Villé (Remy), Jean Dasté (Professor Pinel), Pierre Fabre (l’infermiere), Claude Miler (il sig. Lémeri), Annie Miler (sig.ra Lémeri), Nathan Miler (figlio dei Lémeri), Mathieu Schiffman (Mathieu), René Levert (il commissario), Jean Gruault (visitatore dell’istituto)

Durata: 95 minuti

Sinossi

Francia, fine del Settecento. Alcuni contadini dell’Aveyron, una regione nel sud del paese, catturano in un bosco un ragazzino, apparentemente dodicenne, cresciuto allo stato selvaggio. Il piccolo, che riesce a emettere solo grugniti, è impaurito, graffia e morde chiunque tenti di avvicinarlo: viene rinchiuso in una cella della locale gendarmeria. Ben presto la notizia giunge a Parigi e si decide di trasferirlo all’Istituto Nazionale per Sordomuti dove operano il dottor Pinel e il dottor Itard che, tentando di ricostruire il suo passato, sviluppano due teorie opposte sulle ragioni della sua condizione: Pinel è convinto che sia stato abbandonato nella foresta dalla sua famiglia perché anormale, Itard, invece, pensa che le sue stranezze siano il risultato di anni di totale isolamento dalla civiltà. Ben presto, dato che ogni sforzo per comunicare con il piccolo selvaggio pare inutile e che la convivenza di questi con i bambini sordomuti si rivela traumatica, Pinel propone di trasferirlo nel manicomio di Bicêtre, ma Itard si oppone alla decisione: ha capito di non avere a che fare con un ritardato e riesce a ottenere dalle autorità il permesso di condurlo nella sua casa alla periferia di Parigi dove, a contatto con la natura e aiutato da Mme Guérin, la sua governante, incomincia un lungo percorso di recupero di Victor (questo il nome che dà al piccolo selvaggio) al mondo civile. L’educazione del ragazzo incomincia dall’apprendimento delle attività più semplici (mangiare, lavarsi, indossare indumenti) per poi allargarsi all’uso del linguaggio e all’apprendimento dell’alfabeto, dal momento che, nel frattempo, Itard ha scoperto che Victor non è sordomuto ma semplicemente incapace di articolare suoni comprensibili. Itard non manca di annotare puntualmente in un diario gli esperimenti cui sottopone Victor, le difficoltà da questi incontrate nel superare le prove e, naturalmente, i suoi progressi. Nonostante gli apprezzabili risultati ottenuti, le autorità esitano a rinnovare la loro fiducia al dottor Itard e ad autorizzare il prosieguo dell’educazione del ragazzo. Proprio quando anche questo ulteriore scoglio viene superato Victor fugge nella foresta. Itard, sconsolato, si accinge a stilare una relazione ai suoi superiori nella quale annuncia il fallimento del tentativo di strappare il ragazzo al suo stato selvaggio. Tuttavia, Victor torna a casa da solo: si tratta di un segno inequivocabile del definitivo abbandono della condizione naturale e dell’importanza che ha ormai nella sua vita l’affetto per la nuova famiglia.

Il contesto storico: il film nella storia del cinema

Ricostruzione scarna ma rigorosa di un fatto di cronaca, Il ragazzo selvaggio si può inquadrare all’interno di in una tendenza che negli anni Settanta coinvolse alcuni fra i registi più originali del panorama internazionale. Si tratta della scoperta da parte del cinema del periodo storico a cavallo tra Settecento e Ottocento attraverso una serie di ricostruzioni essenziali, fedeli alle reali cronache dell’epoca, antispettacolari. Insieme a Truffaut, nel giro di pochi anni anche Werner Herzog con L’enigma di Kaspar Hauser (1974), Eric Rohmer con La marchesa von… (1976), Stanley Kubrick con Barry Lyndon (1975) si confrontano con il secolo dei lumi, dando vita a una serie di veri e propri capolavori. Il dato che connota tutti questi film e che può aiutare a svelare ulteriori aspetti del film di Truffaut è il confronto fra ragione e sentimento, un tema fondamentale per comprendere appieno un’epoca caratterizzata dalla dialettica tra classicismo e romanticismo. Anche Il ragazzo selvaggio fa proprie le tematiche fondamentali di questa polemica attraverso la rappresentazione del rapporto conflittuale instauratosi tra Itard e il piccolo Victor: come spesso avviene nei film di Truffaut, la cui figura è facilmente riconoscibile in quella del protagonista, al di là dell’analisi rigorosa delle situazioni, traspare una profonda tenerezza nei confronti dei personaggi. La coppia Itard/Victor e il legame affettuoso che si instaura tra i due ricordano, infatti, quel sodalizio particolarmente felice che l’autore stabilì con l’attore Jean-Pierre Léaud – interprete, nell’arco di vent’anni di altri quattro suoi film – che, a sua volta, sembra ricalcare il rapporto allievo/maestro instauratosi tra l’autore poco più che adolescente e il grande studioso di cinema André Bazin, divenuto per lui anche una figura protettiva e quasi paterna.

Curiosità e informazioni sulla produzione del film

Per interpretare il ruolo di Victor fu scelto un ragazzino di origini gitane di nome Jean-Pierre Cargol. Truffaut poté notare, nel corso della lavorazione del film, una sorta di maturazione della sensibilità cinematografica del piccolo protagonista. Allo stesso modo di Victor, incapace all’inizio del film di usare il linguaggio parlato, Jean-Pierre era riuscito, osservando il lavoro sul set, ad acquisire i primi rudimenti del lessico cinematografico. Al termine delle riprese, infatti, la troupe regalò al ragazzino una cinepresa 8 mm con cui cimentarsi nella regia di brevi filmati.

 

Bibliografia essenziale Libri    

Malanga, Paola Tutto il cinema di Truffaut Milano, Baldini e Castoldi, 2001
Cesario, Salvatore Che cos'è la magia? La lezione di François Truffaut  Milano, Franco Angeli, 1998    
Tinazzi, Giorgio, Truffaut. Il piacere della finzione, Venezia, Marsilio, 1997    
Marchesini, Mauro, Il cuore, la penna e le menzogne. Il motivo epistolare in François Truffaut , Lubrina, 1995    
Barbera, Alberto, Mosca, Umberto, François Truffaut, Firenze, Il Castoro, 1995    
Gillain, Anne, François Truffaut. Il segreto perduto Genova, Le Mani Microart's, 1995    
Giacci, Vittorio, François Truffaut. Le corrispondenze segrete, le affinità dichiarate, Roma, Bulzoni, 1995    
AA.VV., Il romanzo di François Truffaut, Milano, Ubulibri, 1994    
Gillain, Anne (a cura di), Tutte le interviste di François Truffaut sul cinema, Gremese, Roma, 1990    
De Fornari, Oreste, I film di François Truffaut, Gremese, Roma, 1986    
Barbera, Alberto (a cura di), François Truffaut  “Inquadrature”, Quaderni di cinema del comune di Ferrara, n. 1, Marzo 1982

 

Scritti di F. Truffaut    

Truffaut, François, Il cinema secondo Hitchcock Parma, Pratiche, 2001    
Truffaut, François, I film della mia vita  Venezia, Marsilio, 1998    
Truffaut, François, Le avventure di Antoine Doinel Venezia, Marsilio, 1996    
Truffaut, François, L' uomo che amava le donne Venezia, Marsilio, 1996    
Truffaut, François, Autoritratto. Lettere 1945-1984  Torino, Einaudi, 1989    
Truffaut, François, Il piacere degli occhi Venezia, Marsilio, 1989