Stand by me - ricordo di un'estate

regia di Bob Reiner

(Usa, 1986)

Sinossi

Oregon, Anni ’80. Gordie Lachance legge in un giornale un articolo di cronaca nera. L’articolo gli fa venire in mente quando vide per la prima volta un uomo morto. Era l’estate dei suoi 13 anni, quando ancora frequentava la compagnia di amici di Castle Rock. Da poco colpito dalla morte del fratello più grande Danny, ignorato dai genitori, che in più di un’occasione avevano dimostrato di preferire il figlio maggiore a lui, passava le giornate insieme a Chris, Teddy, Vern. Anche i suoi amici non potevano certo dire di avere una situazione famigliare felice: Chris aveva un fratello delinquente, a cui veniva sempre più spesso associato dalla gente del luogo; Teddy aveva un padre rinchiuso in un manicomio; Vern era praticamente ignorato dalla famiglia. Un giorno, i quattro amici decidono di andare a prendere il cadavere di un ragazzo scomparso, ritrovato dal fratello di Vern a 50 km dalla città e abbandonato nello stesso posto perché l’aveva rinvenuto durante un giro fatto su un’auto rubata. Il viaggio dei ragazzi permette di rinsaldare la loro amicizia, in particolare quella tra Gordie e Chris, e allo spettatore di conoscere meglio la loro situazione psicologica. Una volta superate alcune avventure (l’arrivo pericoloso di un treno, la notte all’aperto, la caduta in uno stagno pieno di sanguisughe) i ragazzi trovano finalmente il cadavere. Ma qui li attende l’ultima prova, rappresentata da una banda di diciottenni, i cobra, guidata da Asso che, venuta a conoscenza del rinvenimento del cadavere, è decisa a prendersene il merito. Grazie alla determinazione di Gordie, la banda dei giovani è allontanata. Ma ormai non ha più senso prendere il cadavere e i ragazzi tornano indietro. Una volta in città si separano per sempre. Vern e Teddy trent’anni dopo vivono di piccoli espedienti, Gordie è uno scrittore, mentre Chris, diventato avvocato, è invece morto nel corso di una rissa che tentava di sedare. L’articolo di cronaca nera che leggeva Gordie parlava proprio di lui.

Analisi

Stand by me – ricordo di un’estate è strutturato come il più classico dei viaggi di formazione, alla fine del quale i personaggi, cresciuti, hanno oltrepassato un’età, un limite, uno spartiacque generazionale. E’ anche un’operazione dal chiaro intento nostalgico, visto che il racconto nasce dal flash back di Gordie adulto. Se però il film di Rob Reiner parte da una cornice filmica convenzionale e affronta un argomento – il cui soggetto è tratto da una novella di Stephen King – più volte battuto dal cinema americano, il punto di vista scelto dal cineasta si discosta da quelli, ormai cristallizzati, adottati da altre pellicole dello stesso genere: film come Gioventù bruciata (Nicholas Ray, Usa, 1955), I ragazzi della 56ma strada (Francis F. Coppola, Usa, 1983), Rusty il selvaggio (Francis F. Coppola, Usa, 1983), American Graffiti (George Lucas, Usa, 1973), narravano storie di ‘quasi maggiorenni’ che si dividevano in bande per lottare gli uni contro gli altri e i cui conflitti, tuttavia, non servivano ad altro che a mascherare la solitudine e l’emarginazione vissuta dalle giovani generazioni degli anni ’50; Reiner sceglie, invece, di seguire le vicende di un gruppo di ragazzi ancora più giovane, tutti tra i tredici e i quattordici anni. Pur parlando dei ‘fratelli minori’, il regista mantiene intatti gli elementi e i condizionamenti sociali che spingevano, in quegli anni, i ‘fratelli maggiori’ alla sfida, alla ribellione e alla rivolta: assenza dei genitori o incapacità degli stessi a capire ed educare i figli, violenza come strumento di sopravvivenza, necessità di evasione da un contesto occludente, presenza di barriere sociali invalicabili. Da questo punto di vista Asso, il teppistello che ostacola il viaggio dei quattro amici, si unisce alla carrellata di ribelli del cinema, tra i quali ci sono i protagonisti dei film citati, ovvero i vari Jim, Ponyboy, Dallas, Motorcycle Boy, John. Ma anche Gordie, Chris, Teddy e Vern vivono una situazione analoga, dalla quale non si sono ancora ribellati solo perché l’adolescenza non è ancora scoppiata, ma che comprendono benissimo: padri che non ascoltano i figli o che fanno classifiche di importanza tra loro (come nel caso di Gordie), genitori rinchiusi in manicomio (quello di Teddy), padri che picchiano senza ragione (è il caso di Chris); fratelli maggiori incapaci di essere dei modelli come per Vern, o ingiustamente morti, come nel caso di Danny; un futuro pieno di incertezze e di poca fortuna (solo Gordie riusirà a costruirsi una vita apparentemente felice, come dimostra l’ultima immagine del film nella quale il protagonista, ormai adulto, gioca con i propri figli). Questa è dunque la situazione di confusione, smarrimento e incertezza con la quale son costretti a fare i conti anche i quattro piccoli eroi del film. In realtà, Reiner compie ancora un altro scarto – oltre a quello dell’età dei protagonisti – inserendo una chiave di lettura psicologica quasi del tutto assente in film analoghi: Gordie va alla ricerca di un ragazzo morto, metaforicamente il sostituto di Danny, il fratello perito in un incidente, ma va alla ricerca anche di se stesso visto che Gordie, all'inizio del film, sosteneva di sentirsi come un uomo invisibile di fronte ai suoi genitori e che il cadavere ha la stessa sua età. La ricerca della identità si misura, così, in chiave introspettiva e non di ribellione sociale, con il superamento del modello di partenza, ovverosia il fratello Danny o con l’uccisione, allegorica, di quella parte del sé che non piace, perché condizionata e modellata dalle idee degli altri. Elementi di riscatto, questi, che mancano totalmente ad esempio ai personaggi di Rusty il selvaggio o di I ragazzi della 56ma strada. In quei film, la morte di uno dei protagonisti rappresentava il sacrificio che quel determinato tipo di società imponeva, forzatamente, a coloro che cercavano di ribellarsi alle leggi ingiuste della comunità. Qui siamo ad un livello interiore, perché la morte è già un elemento di partenza del racconto, la cui ombra si staglia sul protagonista finché egli non riuscirà a liberarsene. L’idea di liberazione è quella che Gordie deve assimilare prima di diventare un ragazzo nuovo: deve liberarsi delle idee che hanno i genitori su di lui – lo considerano un fallito – deve rinunciare a imitare il fratello (non a caso, i teppisti gli levano il cappello regalatogli da Danny), deve vincere, soprattutto, l’idea negativa che ha di sé, inculcata da tutte le persone che ha intorno e che solo Chris saprà demolire, convincendo l’amico a continuare a studiare. Stand by me – ricordo di un’estate, in tal senso, ben si inserisce all’interno della cinematografia americano degli anni ’80 del ‘riflusso’. Pur accettando l’iconografia cristallizzata delle bande giovanili degli anni ’50, il film, accordandosi con il periodo storico in cui è stato girato, preferisce adottare una prospettiva meno politica, più riflessiva e nostalgica. Non certo un film del disimpegno, ma lontano da quella aspra critica alle istituzioni sociali (in primo luogo la famiglia) che caratterizzavano le pellicole citate e che il lavoro di Reiner solo in parte affronta.  

 

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