La sicurezza degli oggetti

2009/07/20 Type of resource Film cards Topics Family relationships Disability Sexuality Titles Rassegne filmografiche

di Rose Troche

(USA, 2004)

Sinossi

In un elegante quartiere residenziale di New York si intrecciano le vicende di quattro famiglie: i Gold, che hanno il figlio Paul rimasto tetraplegico e incosciente dopo un incidente stradale; i Train, di cui Jim, il capofamiglia, è un giovane avvocato dedito esclusivamente al lavoro; i Christianson, di cui il figlio, Bobby, addetto alla sicurezza in un grande magazzino, flirta con Julie, l’altra figlia dei Gold; Annette Jennings, lasciata dal marito, con due figli piccoli, l’androgina Samantha, detta Sam, e Rayanne. Esther Gold passa le sue giornate accudendo il figlio. Annette, sola e immalinconita, trascorre gran parte della giornata al vicino bar; da alcuni flashback, siamo informati che Paul, prima dell’incidente, aveva intrecciato con lei una relazione. Jim Train è deluso dai suoi datori di lavoro che associano un altro avvocato, invece di lui, al loro studio legale; inoltre, Jim sospetta che la moglie lo tradisca. Il figlio maggiore di questi ultimi, Jake, frequenta i coetanei Samantha e Sally Christianson: nella sua camera, inoltre, tiene una bambolina che ha sessualizzato e con cui parla. Helen Christianson, che ha ancora forti esigenze sessuali e un gran desiderio di sperimentare, non viene appagata dal marito. Disorientato dall’atteggiamento dei suoi capi, Jim si trasferisce al centro commerciale e supporta Esther in un massacrante gioco a eliminazione: per aggiudicarsi un fuoristrada i concorrenti devono restare immobili, per alcuni giorni, con almeno una mano a contatto con la carrozzeria. Randy, un amico di Paul, tiene con sé Samantha per varie ore: la ragazzina gli ricorda il fratellino morto. Intanto, a tu per tu con l’ultimo concorrente, Esther rivede nella sua immaginazione l’incidente di Paul e, scioccata, alza le mani dall’automobile. Un flashback svela che l’incidente di Paul vide coinvolta, oltre all’auto di quest’ultimo, anche quella di Bobby, che stava riaccompagnando Julie a casa. Nel finale Esther uccide il figlio, soffocandolo con un sacchetto di plastica.

Presentazione Critica

Corto circuito

La sicurezza degli oggetti si conclude con le quattro famiglie riunite a pranzo, all’aperto, nel cortile della villetta di una di loro. Julie, con la chitarra del fratello, intona una canzone che già avevamo sentito cantare da quest’ultimo, in un flashback all’inizio del film: «Al mattino sento gli angeli che ci baciano sul viso per farci sorridere. Oh, aiutami… Noi non ci tocchiamo mai. Ti prego, ricordati che io credo ancora in qualcosa di bello. E tu sei tutto ciò di cui ho bisogno. Consolami. Sto piangendo.» La macchina da presa si innalza, continuando a inquadrare la tavolata dall’alto: poi, lo sguardo si muove tra le villette circostanti, in cui vediamo altre persone: c’è chi gioca e chi taglia l’erba del prato; quasi subito, una dissolvenza chiude il film. Al nostro sguardo è concesso solo dare una rapida sbirciata, insufficiente per sapere chi viva nelle case vicine, per capire quali passioni agitino quelle persone solo intraviste dall’alto. Julie canta «Oh, aiutami… Noi non ci tocchiamo mai» rivolgendosi in particolare alla madre, distrutta dall’esperienza del figlio ridotto a un vegetale. Il film sostiene l’importanza delle relazioni umane, sia all’interno della famiglia, sia nei suoi immediati paraggi, ma non si tratta, semplicemente, del concetto del “buon vicinato”: il film pone l’accento sull’opportunità, sulla possibilità che un’altra persona incarna, per consentire a noi stessi di arricchirci, di crescere. La vita, come il finale esprime mediante la ripresa dall’alto, è caratterizzata, invece, da incontri che non si concretizzano, da occasioni perdute: chi si nasconde – sembra chiedere il film – dietro quella vicina che vediamo ogni giorno? Come potrebbe cambiare la nostra vita se il nostro rapporto con una certa persona diventasse più intimo? Per far percepire adeguatamente l’importanza delle relazioni umane per la serenità e la crescita di una persona la regista mostra situazioni più o meno prossime al collasso: il disagio di Julie di fronte a una madre che non la ascolta, vicenda che è la reale spina dorsale del film; un giovane uomo, Jim, che d’improvviso, a causa di un problema di lavoro, percepisce come un’estranea sua moglie e si accorge, forse, di quanto sia stata “pesante” la sua assenza, proprio a causa di un’eccessiva dedizione al lavoro, nel rapporto con i figli; una donna matura, Helen, costretta a sentirsi colpevole per la sua sacrosanta voglia di vivere; un ragazzo, Randy, che “rapisce” una bimba, Samantha, per colmare il vuoto lasciato dal fratellino morto; una giovane donna, Annette, lacerata dalle difficoltà di dover tirare su i figli da sola. Si tratta di personaggi soli, alla disperata ricerca di un dialogo con qualcuno, magari loro vicino, che non li sa più ascoltare: una madre, una moglie, un marito; tutti a cercare quella felicità che è diritto di ogni essere umano. Tra loro, le quattro famiglie si incrociano, si sfiorano, ogni tanto li unisce un saluto, un consiglio, una chiacchierata veloce. All’inizio, un montaggio alternato ce li mostra intenti nelle rispettive occupazioni della giornata: la regista pone i primi piani l’uno accanto all’altro e, attraverso le espressioni dei loro volti, con l’aiuto delle relative voci off, espone i loro turbamenti: Esther gironzola in macchina, Helen fa stretching, Jim appena uscito dallo studio legale, Jake sta giocando con gli amici. D’improvviso, sembrano tutti accorgersi di qualcosa che noi spettatori non vediamo, ma che possiamo interpretare, forse, come un impulso che suggerisce ad ognuno di essi la possibilità di una comunione. Quasi istantaneamente, però, a ognuno è restituita la propria solitudine, la cui voglia di sfuggirle è ben espressa dalla masturbazione di Julie. Tra i pregi maggiori del film vi è uno sguardo senza pregiudizi, che legge ogni atteggiamento relativo al sesso come umanissimo bisogno di ricevere e dare. Lo sguardo è indulgente e affettuoso nei confronti di persone devastate da una tragedia (i Gold) di cui nessuno ha colpe dirette (due flashback finali ci mostrano che sia Bobby, sia Paul, al cui fianco c’erano Randy e Johnny, il fratellino di quest’ultimo che morirà nell’incidente, erano stati, contemporaneamente, disattenti alla guida). L’esperienza di questo dramma immane infonde a Julie il coraggio di esprimere, chiaramente, i suoi bisogni alla madre attraverso la canzone che intona alla fine; commosse, le quattro famiglie si stringono tra loro, consapevoli che il dialogo (dirsi sempre tutto, a costo di fare e di farsi del male), la comprensione, l’affetto e la chiarezza, sono valori difficili da conquistare, ma forse i più importanti della vita.

Il ruolo del minore e la sua rappresentazione

La scoperta della sessualità

Bambini e ragazzi in procinto di uscire dall’adolescenza popolano La sicurezza degli oggetti. Julie, come abbiamo indicato, brilla di una luce un po’ più forte rispetto agli altri. Il tema classico del difficile rapporto tra madre e figlia è calato in un contesto piuttosto originale, poiché il tipo di disabilità di cui soffre Paul è davvero poco trattato al cinema. Rose Troche osserva con molto riguardo la condizione e il disagio femminile (si veda, ad esempio, il suo gradevole, anche se un po’ intellettualistico, film d’esordio Go Fish – Segui il pesce (Go Fish, USA, 1994), storie, anche in questo caso intrecciate, di alcune lesbiche a Chicago). Il personaggio di Julie, in questo senso, è tratteggiato con molta originalità. Si tratta di un’adolescente con i tipici problemi della sua età: insicurezze, diete, oltre al grande trauma di considerarsi, in parte, responsabile dell’incidente del fratello (Bobby la stava palpando proprio un attimo prima di incrociare l’auto di Paul, all’interno della quale, comunque, quest’ultimo e Randy stavano allegramente stappando delle lattine di birra). Julie non è particolarmente appariscente, probabilmente non si piace, ma agli occhi di Bobby è bellissima: «Sei bellissima!» sono, infatti, le parole dette dal ragazzo, a cui Julie ripensa, e che sentiamo in voce off, nella citata sequenza iniziale della masturbazione. E la macchina da presa di Rose Troche è attentissima a cogliere, del viso di Julie, le espressioni più belle e sensuali: a fare luce, in una parola, su quella bellezza che la ragazza, per timidezza, trattiene. Rimasta sempre all’ombra del brillante fratello, forse preferito dalla madre, alla fine Julie è un fiore che sta per sbocciare: il futuro lascia intravedere un nuovo e più maturo rapporto tra lei ed Esther. Il modo di rappresentare Julie e la sua bellezza non convenzionale può essere utilizzato per confortare quelle adolescenti ipercritiche nei confronti del loro aspetto fisico. Ancora più interessante, nel film, è la descrizione della graduale scoperta della sessualità da parte dei bambini. Jake intrattiene un rapporto molto intimo e davvero esclusivo con una bambolina che ricorda una Barbie: egli le parla, e la bambolina gli risponde. Jake ha sessualizzato la bambolina in modo esplicito, disegnandole i peli pubici. È un atteggiamento indicativo della fase di transizione che il ragazzino sta attraversando: fino ad ora non ha potuto dedicare le sue attenzioni a una persona in carne ed ossa, ma le primissime esperienze sono dietro l’angolo: non appena si concretizzeranno la bambolina smetterà di parlargli. In armonia con quello che dovrebbe essere uno stadio della naturale evoluzione della crescita, Jake e Sally iniziano, timidamente, la reciproca scoperta dei loro corpi: il primo mostrando, la seconda solo verbalmente. La sequenza che riguarda questo primo approccio è molto delicata e rispettosa nei confronti dei due piccoli personaggi. Tra i bambini, l’ultimo personaggio significativo è Samantha, la cui androginia vuole, forse, indicare la più rapida tendenza all’emancipazione da parte delle bambine (sono, infatti, queste ultime a fumare tranquillamente, e ad affumicare Jake, che tossisce non appena Sally, con la sigaretta tra le dita, gli alita in faccia). Forse, l’unico vero difetto del film consiste nel mancato rispetto del tema esposto dal titolo: ogni personaggio, infatti, intreccia un particolare legame con un oggetto, che surroga l’assenza di rapporti umani; in questa direzione, solo il rapporto tra Jake e la sua bambolina è messo adeguatamente a fuoco: ma, abbiamo visto, il film ha ben altri pregi. Costantino Maiani  

E' possibile ricercare i film attraverso il Catalogo, digitando il titolo del film nel campo di ricerca. Le schede catalografiche, oltre alla presentazione critica collegata con link multimediale, contengono il cast&credits e una sinossi. Tutti i film in catalogo possono essere richiesti in prestito alla Biblioteca Innocenti Library - Alfredo Carlo Moro (nel rispetto della normativa vigente).