Schegge di follia

di Michael Lehmann

(USA, 1989) 

Sinossi

Nella Westerburgh High School, l’esclusivo club delle “Heathers” la fa da padrone. Il club è formato da tre ragazze dallo stesso nome (Heather, appunto) che si sforzano di apparire brillanti, popolari, chic e, di conseguenza, ambite da tutti gli altri studenti dell’istituto. Alle tre ragazze, nel tentativo di far parte del ristretto gruppo, si accoda Veronica, che viene utilizzata dalle sue più smaliziate compagne come mezzo per raggiungere determinati fini, dal momento che Veronica fa di tutto per compiacere le Heathers e che possiede il dono di saper imitare qualunque tipo di calligrafia. Ma la più intraprendente delle tre Heather si mostra aggressiva e sprezzante nei confronti della ragazza, la quale decide di darle una lezione con l’aiuto di J.D., un insofferente ragazzo della scuola. Ma la lezione che Veronica auspicava si trasforma, per volontà di J.D., in assassinio. Per loro fortuna, tuttavia, il crimine viene fatto passare come suicidio grazie ad una lettera che Veronica si premura di scrivere con la calligrafia di Heather. Una quarta Heather entra a far parte dell’esclusivo club. Intanto, due bulli della Westerburgh vengono attirati in una trappola da Veronica e J. D.: con la promessa di un incontro carnale con la ragazza, vengono fatti spogliare e poi uccisi con due colpi di pistola per poi simulare, ancora una volta, il suicidio contro una società che non accetta (così si legge nel biglietto stilato ad arte da Veronica) la loro omosessualità. Ma la ragazza è stanca di questi omicidi e decide di non incontrarsi più con J.D., che dal canto suo si allea con la Heather che è subentrata alla prima. Egli vuole ammazzare Veronica e poi inscenare il suo suicidio. Quest’ultima, capito il piano, simula il suicidio per trarre in inganno J.D. , il quale, convinto della morte della ragazza, punta a completare l’opera facendo saltare in aria l’intero complesso scolastico. Veronica a quel punto interviene e contrasta con successo il tentativo del ragazzo che, fallita l’operazione, si lascia saltare in aria con lo stesso esplosivo che aveva sistemato in precedenza nel locale caldaia.

Presentazione Critica

Il primo film di Michael Lehmann (che in seguito dirigerà Hudson Hawk [1991] e Airheads - Una band da lanciare [1994]) è una sorta di moto di protesta contro una gioventù che ha smarrito i valori della solidarietà e della civile convivenza per affermare a più riprese, e con sempre maggiore arroganza, quell’edonismo che durante la presidenza Reagan era diventato una specie di marchio distintivo dell’intera società americana. I valori umani si sono eclissati miseramente e le prime due sequenze del film lo mostrano inequivocabilmente: nella prima, quella su cui scorrono i titoli di testa del film, si vedono tre altezzose e curatissime ragazze – le tre Heather che, curiosamente e indicativamente, si chiamano tutte con lo stesso nome, come a sottolineare la massificazione di una certa adolescenza, pronta a standardizzare la propria natura generalizzando sogni, aspirazioni e volontà che dovrebbero essere specifiche di ognuno – che giocano con perizia a croquet puntando grottescamente a colpire in testa la povera Veronica, di cui compare in superficie il solo collo, quasi fosse stata disposta in luogo degli archetti sotto cui, nel gioco, abitualmente dovrebbe passare la palla. Nella sequenza successiva, all’interno della Westerburgh High School durante la pausa pranzo, Lehmann distrugge tutte le residue certezze dello spettatore di trovarsi di fronte ad un’assiologia di valori invece che di fronte alla negazione degli stessi, qualunque essi siano: le tre Heather disprezzano tutti i loro compagni di scuola, soprattutto quelli deboli e indifesi, puntano a creare un gap incolmabile sul piano della popolarità e su quello del fascino, eleggono il piacere provocato e indotto come filosofia di vita, gestiscono un sondaggio in cui si domanda che cosa farebbe ogni individuo con un’ingente somma di denaro nell’imminenza di un cataclisma e spingono Veronica, come già preannunciato dalla sequenza precedente, ad essere perfidamente operativa giusto per il loro sollazzo. Ma il campionario di perfida e superficiale umanità non si esaurisce certo con le tre ragazze, visto che intorno a loro gravita un mondo caratterizzato dalla mediocrità (un insignificante personaggio viene guardato con disprezzo dalla prima Heather quando pensa di essere entrato nelle sue grazie), dal machismo (i due bulli giocatori di football che pensano ad ogni fanciulla come ad una sicura preda e puntano a creare il terrore attraverso il loro atteggiamento) e dall’ipocrisia (la cecità degli insegnanti che successivamente, quando si apprende dei supposti suicidi, si trasforma in palese falsità). A questo mondo asfittico e senza speranza si contrappone decisamente, ed in modo patologico, la volontà nichilista di J. D., il quale all’inizio pare essere soltanto un personaggio tenebroso e affascinante (Veronica, che è dichiaratamente l’anello debole del club esclusivo, ne rimane irrimediabilmente affascinata) e una figura fuori dagli schemi (capovolge la volontà dei due atletici bulli di mettergli paura, tirando fuori una pistola e sparando loro a salve). Successivamente, grazie alla sua volontà di purificare la società dall’edonismo esasperato e dalla superficialità, si trasforma in un apparente angelo vendicatore di una società del tutto ingiusta. Solo apparente, perché si spingerà fino al tentativo di omicidio di Veronica, unica persona che diceva di amare, dimostrando di essere soltanto un fragile psicopatico; miseramente apparente, perché di fronte alla sconfitta della sua missione, quella di cancellare una società di cui non condivide i valori, non sa far altro che lasciarsi esplodere in aria. Lehmann non risparmia nessuno: i genitori sono imbelli (Veronica chiama costantemente “idiota” il padre, che ammette candidamente di esserlo) o arroganti e avidi (il padre di J. D., oltre a chiamare ‘papà’ il figlio - e sottolineare quindi una certa confusione dei ruoli - si dimostra aggressivo nel voler costantemente sfrattare famiglie per assumere il controllo dello stabile, demolirlo e poi ricostruirlo per speculare), gli insegnanti sono insignificanti, disinteressati, incapaci di comprendere la gravità della situazione e bramosi di emergere (la professoressa Fleming che organizza una seduta di solidarietà soltanto per farsi riprendere dalle telecamere di un’emittente), i preti seguono strade tortuose e inconcludenti. Di fronte ad un simile panorama offerto dall’America reaganiana l’adolescenza non ha alcuna alternativa se non quella di accorgersi delle persone più deboli e più vere. Oppure di fingere un finto suicidio (da questo punto di vista le uccisioni dei ragazzi sono simboliche, perché ‘la società’ le bolla ciecamente come auto-indotte), una morte le cui cause non devono cercarsi dentro l’universo minorile, ma all’esterno, proprio in quel mondo adulto che ha perso qualsiasi modello culturale da promuovere. Giampiero Frasca