Rapporto Unicef Vite a colori, bambini e ragazzi raccontano il primo anno di pandemia

19/11/2021 Tipo di risorsa: Temi: Titoli:

È online, sul sito del Centro di ricerca Innocenti dell’Unicef, il rapporto Vite a colori, che racconta le esperienze, le percezioni e le opinioni di un gruppo di bambini e ragazzi sul primo anno di pandemia di Covid-19 in Italia.

Il rapporto, realizzato grazie al contributo dell’Ambasciata Britannica a Roma, è il risultato del lavoro congiunto del Centro di ricerca Innocenti, del Programma Unicef dell’Ufficio Regionale per l’Europa e l’Asia centrale in Italia e del Comitato Italiano per l’Unicef. «Vite a colori – si legge nella presentazione - vuole rappresentare la varietà delle storie ascoltate e dei punti di vista analizzati».

La ricerca, condotta tra febbraio e giugno 2021 in 16 regioni italiane, ha coinvolto 114 partecipanti tra i 10 e i 19 anni, includendo bambini e ragazzi che si identificano come LGBTQI+, minori stranieri non accompagnati e adolescenti con condizioni socioeconomiche svantaggiate.

Il rapporto usa la metafora del surf per interpretare le esperienze dei giovani coinvolti nella ricerca come un percorso di crescita caratterizzato da un’improvvisa onda anomala, il Covid-19, che ha invaso le vite di tutti, interrompendo molte delle loro attività e abitudini e riconfigurando gli spazi delle relazioni sociali. In questo scenario gli adolescenti sono costretti ad abbracciare la tavola da surf che hanno a disposizione per cercare di cavalcare l’onda, trovando modi per continuare a stare in piedi e a galla.

«Vite a Colori – si spiega nella presentazione - narra anche di una “generazione di surfer”, con un’identità comune fatta di forti esperienze condivise legate alla pandemia, caratterizzata da fragilità e resilienza, dall’incertezza nei confronti del futuro e dal timore che la pandemia possa amplificare diseguaglianze esistenti e crearne di nuove».

Dalla pubblicazione emerge che la pandemia ha interrotto attività e abitudini e ha limitato la socialità, esponendo ragazze e ragazzi a sensazioni di stress e frustrazione; tuttavia ha riconfigurato spazi di socialità e interazione, ha stimolato la ricerca di nuovi interessi e ha lasciato più tempo per pensare, pensarsi, capire quali sono le cose che contano e acquisire nuove competenze. Rimane l’incertezza nei confronti del futuro. «Il ritorno a una nuova “normalità” - e a un approccio meno individualista, più attento al benessere della collettività e caratterizzato da cura e rispetto reciproco - appare l’unica via percorribile».  

Il rapporto in Italia – disponibile nella pagina dedicata - fa parte di uno studio internazionale che ha interessato anche Angola, Canada, Lesotho e Madagascar.

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