…Con bambini e famiglie. Un’esplorazione in luoghi d’infanzia

Con la nascita dell’asilo nido, inteso come luogo educativo, si è sviluppata e consolidata una cultura pedagogica che, con il passare del tempo, si è allargata anche ad altri servizi per l’infanzia. Alla luce di questa considerazione, il volume qui presentato prende in esame tre servizi della Provincia di Milano, in modo da mettere a fuoco le diverse offerte educative che con il tempo sono andate sempre più differenziandosi e specificandosi, dando vita a varie tipologie di servizi per l’infanzia, con specifiche finalità, obiettivi e progettualità, sia sociali che educative. Il primo servizio preso in considerazione è la comunità residenziale Centro insieme di Rho, che ospita mamme e bambini italiani e stranieri in situazioni di difficoltà; il secondo è lo spazio gioco Papaveri e papere di Agrate Brianza, che accoglie i piccoli da 0 a 3 anni accompagnati da un adulto che può essere la madre, il padre, i nonni e anche la baby sitter; il terzo è la ludoteca GiocaPecchi di Cassina de’ Pecchi, che si rivolge ai genitori e ai bambini di una fascia di età compresa tra i 3 e gli 11 anni. Questi servizi vengono descritti attraverso due prospettive diverse, ma allo stesso tempo interdipendenti, infatti all’illustrazione del lavoro educativo si intreccia la descrizione della metodologia seguita per svolgere tale lavoro: in questo modo non solo si delinea il progetto educativo di ognuno ma lo si contestualizza, dando voce all’impalcatura organizzativa, pedagogica e storica e ricostruendone così l’identità. Si tratta di tre servizi diversi, che però si basano su un presupposto pedagogico comune o comunque trasversale: la permanenza costante o diluita nel tempo della coppia madre-bambino. Questo aspetto comporta una particolare attenzione da parte degli educatori alle modalità di relazione e ai modelli comportamentali messi in atto tra adulto-bambino e tra adulto-adulto.

In queste realtà educative acquista un grande significato il “fare esperienza”, che è diverso dal semplice “fare”: «facendo, e soprattutto facendo insieme in modo condiviso, è possibile apprendere qualcosa di importante». L’esperienza si ha nel momento in cui il soggetto si impegna non tanto in un fare meccanico e ripetitivo, ma in un’attività che si contraddistingue per un contenuto operativo e che si sviluppa in un’azione pensata, attraverso il coinvolgimento tra corpo e mente. Affinché ciò avvenga è indispensabile attuare una distanza dall’azione in corso e pensare a ciò che si fa, trasformando il proprio fare in oggetto di pensiero. È quindi necessario che gli educatori “delimitino” il proprio ruolo, permettendo sia ai bambini che ai loro familiari di recuperare la distanza dal “fare” a favore di un “fare pensato”. Sono molte le modalità di relazione che l’educatore ha a disposizione per favorire questo processo: in primis appare significativa la partecipazione empatica non direttiva, fondata sull’ascolto e sulla conferma di ciò che il bambino e l’adulto fanno, in maniera tale da dare la parola alle loro azioni.

Le realtà educative descritte rappresentano alcuni esempi qualitativamente significativi e offrono vari spunti e sollecitazioni sia alle figure professionali che operano nei servizi educativi per la prima infanzia, sia a coloro che stanno studiando per fare l’educatore, in quanto, sebbene questi soggetti partano da prospettive diverse, si imbattono nello stesso problema: la difficoltà di cogliere il significato e il valore educativo del fare e dell’esperienza, che non emergono in maniera evidente e diretta, ma soltanto in seguito a una riflessione condivisa.

 

Caggio F. e Infantino A., (a cura di), …Con bambini e famiglie. Un’esplorazione in luoghi d’infanzia, Azzano San Paolo, Junior, c2008.

 

Tutte le proposte di lettura sono pubblicate anche nella rivista  Rassegna bibliografica: infanzia e adolescenza