“I giovani ai tempi del Coronavirus”, il punto di vista degli adolescenti nell’indagine Ipsos

I giovani ai tempi del Coronavirus è la nuova indagine realizzata da Ipsos per Save the Children con l’obiettivo di analizzare opinioni, stati d’animo e aspettative di studenti tra i 14 e i 18 anni.

Dai dati raccolti si stima che circa 34 mila ragazzi che frequentano le scuole superiori, a causa delle assenze prolungate, rischiano di alimentare il fenomeno dell’abbandono scolastico.

Il 28% degli intervistati afferma che dal lockdown di primavera c’è almeno un proprio compagno di classe che ha smesso completamente di frequentare le lezioni; il 7% dichiara che i compagni di scuola “dispersi” a partire dal lockdown sono tre o più di tre; il 35%, inoltre, ritiene che la propria preparazione scolastica sia peggiorata e uno su 4 deve recuperare diverse materie.

Altri dati dell’indagine rivelano che per il 38% degli adolescenti la didattica a distanza è un’esperienza negativa. «In generale – si legge nel sito di Save the Children - la principale difficoltà è rappresentata dalla fatica a concentrarsi per seguire le lezioni online e dai problemi tecnici dovuti alla connessione internet/copertura di rete propria o dei docenti. Guardando alle dotazioni dei ragazzi, quasi il 18% dichiara di aver a disposizione un dispositivo condiviso con altri e l’8% si trova a frequentare le lezioni in una stanza con altre persone».

Per il 46% degli adolescenti il 2020 è stato un “anno sprecato”. I ragazzi, tuttavia, hanno riscoperto il valore della relazione “dal vivo” con i coetanei: l’85% afferma di aver capito quanto sia importante uscire con gli amici, andare fuori e relazionarsi “in presenza”. Tra le “privazioni” che gli studenti hanno sofferto di più c’è anche quella di non aver potuto vivere esperienze sentimentali importanti per la loro età.

«Stanchezza, incertezza e preoccupazione sono i principali stati d’animo che ragazze e ragazzi hanno dichiarato di vivere in questo periodo. E guardando al futuro, solo il 26% pensa che “tornerà tutto come prima” e la stessa percentuale ritiene che “continueremo ad avere paura”, mentre il 43% ritiene che anche dopo il vaccino, “staremo insieme in modo diverso, più on line”».