Pandemia e accesso ai musei, dati dell'Osservatorio #Conibambini

La pandemia da Covid-19 ha avuto un forte impatto anche sulla vita culturale delle persone. Lo testimonia la riduzione del numero di visitatori dei musei evidenziata dai dati dell’Osservatorio #Conibambini, pubblicati sul sito dell’impresa sociale Con i Bambini, che rivelano come questa tendenza abbia riguardato soprattutto i più giovani: gli under 18 rappresentano infatti l’unica fascia d’età per la quale il calo successivo al Covid-19 è stato superiore ai 10 punti percentuali tra il 2019 e il 2020.

«Vista in una prospettiva di più lungo periodo – si precisa nel sito dell’impresa sociale -, la crisi pandemica ha anche interrotto un trend di crescita nell’accesso ai musei da parte dei minori», che in realtà fino al 2020 erano i visitatori più assidui.

Come confermato da altri dati dell’Osservatorio, i musei sono concepiti soprattutto per la fruizione di un pubblico adulto: ancora oggi, in media, meno di una struttura su 5 dispone di percorsi e supporti informativi dedicati ai bambini; oltre la metà ha un laboratorio didattico in cui sviluppare attività specifiche per giovani e scolaresche, ma si tratta di una media nazionale che oscilla tra il 73% del Trentino Alto Adige e il 35% della Sicilia.

L’estensione di servizi e modelli di accoglienza rivolti ai più piccoli rappresenta dunque una sfida cruciale per il sistema museale italiano, che si inserisce a pieno titolo negli strumenti per il contrasto della povertà educativa.  

«Se ben organizzate – si spiega nel sito di Con i Bambini -, le visite di musei e mostre possono rappresentare dei momenti significativi per la formazione di bambine e bambini. Si tratta infatti di esperienze formative che si svolgono al di fuori delle mura scolastiche, in un contesto che può facilitare l’apprendimento del bambino facendo leva sulla sua curiosità. Perciò è così importante rafforzare la collaborazione tra la scuola e la rete di musei presente sul territorio e "moltiplicare" questo tipo di occasioni culturali. A maggior ragione nella fase di uscita da una pandemia che - per forza di cose - ha ridotto molto questo tipo di esperienze. In primo luogo nei territori in cui l'accesso al museo da parte dei bambini risultava più sporadico già prima della pandemia».

I dati mostrano che i comuni polo - le città principali, baricentriche in termini di servizi - hanno quasi sempre almeno un museo, ma nelle città del Sud l’offerta è meno ampia, in primo luogo in rapporto a bambini e ragazzi residenti. A fronte di una media di 5 strutture ogni 10mila minorenni, infatti, la quota risulta fortemente variabile, a partire dalle città maggiori: sale a 12,4 a Firenze e 8,4 a Bologna, mentre si attesta sotto la media in tre grandi città del Sud: Catania (1,68), Bari (2,06) e Napoli (2,21). Allo stesso tempo sono i comuni polo quelli più spesso dotati di musei: in oltre il 90% è presente almeno un museo. Si passa al 23% nei comuni di cintura, l’hinterland delle città maggiori, mentre nei comuni interni (intermedi, periferici e ultraperiferici) la quota si attesta attorno al 30%.

I dati sono disponibili nella pagina dedicata.

L’Osservatorio sulla povertà educativa #Conibambini nasce dalla collaborazione fra l’impresa sociale Con i Bambini e la Fondazione Openpolis per promuovere un dibattito sulla condizione dei minorenni in Italia, a partire dalle opportunità educative, culturali e sociali offerte. L’obiettivo è aiutare il decisore a mettere in atto politiche a sostegno dei bambini e dei ragazzi che vivono in stato di disagio, attraverso l’elaborazione di analisi e approfondimenti a disposizione di tutti coloro che a vario titolo si confrontano sul tema della povertà educativa minorile.

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