Rassegna bibliografica 2/2012 - L'ascolto del minore

Il percorso di lettura del secondo numero del 2012, a cura di Piercarlo Pazé, direttore della rivista Minorigiustizia – e magistrato minorile e familiare a riposo –, è incentrato sul tema dell’ascolto del bambino. L’autore ripercorre le tappe che hanno portato a una nuova cultura dell’infanzia dove con l’introduzione del termine “ascolto” si è voluto sottolineare principalmente un’azione affettiva.

Di seguito si passa in rassegna la pratica dell’ascolto del bambino nelle specifiche situazioni in cui egli vive: in famiglia, dove i genitori sono tenuti ad ascoltare il figlio; presso le altre persone e istituzioni che possono avere la responsabilità di un bambino, come una famiglia affidataria o una comunità o la scuola o i servizi; e, infine, da parte delle istituzioni pubbliche nel corso delle procedure giudiziarie, amministrative, sociali o sanitarie che riguardano un minore. Particolare attenzione viene, infine, posta alle nuove pratiche sociali di ascolto come le linee telefoniche dedicate, gli sportelli di ascolto istituiti in molte scuole, ma anche nei quartieri di alcune città, i consigli comunali dei ragazzi come forme istituzionali di partecipazione sociale perché i ragazzi abbiano voce e siano ascoltati.

Il percorso filmografico curato da Fabrizio Colamartino evidenzia nell'introduzione come la parola dei bambini e degli adolescenti nell'ambito delle rappresentazioni cinematografiche sia spesso portatrice di una verità “altra” rispetto a quella del mondo adulto e, proprio per questo, ignorata o trascurata. Dopo una breve digressione dedicata al cinema iraniano degli ultimi decenni, capace di proporre con grande sensibilità e originalità il tema del diritto di parola dei minori, l'articolo affronta le questioni relative all'ascolto in ambito familiare (con un focus sul cinema italiano degli ultimi anni), alle figure che riescono a entrare in contatto con bambini e adolescenti, ai tentativi dei giovani protagonisti di sottrarsi al dialogo con gli adulti attraverso l'isolamento all'interno di dimensioni fantastiche e, infine, ai luoghi e alle situazioni che favoriscono e accolgono il dialogo tra generazioni diverse, almeno al cinema.

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