La mappa del benessere nelle regioni italiane [1]
Durante la presentazione del lavoro di sviluppo di un sistema nazionale di indicatori [2] di contesto e benessere relativi alla condizione di bambini e ragazzi, svoltasi il 24 giugno a Roma nell'ambito delle Giornate della ricerca sociale [3] indette dal Ministero del lavoro, della salute e delle politiche sociali [4], è stata illustrata anche la mappa degli indicatori di benessere regionale 2005-2006.
La relazione, discussa da Valerio Belotti del Centro nazionale e Enrico Moretti dell'Istituto degli Innocenti, è stata introdotta come «una prima tappa preliminare all'apertura di uno spazio di discussione».
Un paese con molte differenze demografiche. Parte da una premessa sulla struttura demografica delle regioni italiane: a causa della configurazione territoriale del nostro paese, la distribuzione della popolazione minorile è molto varia. Due sole regioni, Lombardia e Campania, con rispettivamente 1,5 milioni e 1,2 milioni di under 14, concentrano il 28% dell'intera fascia 0-14 anni nazionale. Ma, se prendiamo come riferimento il rapporto tra numero di residenti over 65 e quelli appartenenti alla fascia 0-14 anni, il quadro cambia: in Lombardia ci sono 143 anziani ogni 100 bambini, invece in Campania il rapporto è più equilibrato a favore delle generazioni più giovani (l'indice è 92). La regione record sotto il profilo dell'indice di vecchiaia è la Liguria, con 289 anziani su 100 bambini.
Un minor numero di indicatori disponibili. Rispetto alla ricchezza di indicatori di contesto e benessere della mappa nazionale, la mappa regionale deve fare i conti con la differente e più limitata disponibilità territoriale nella selezione degli indicatori, che nel lavoro presentato sono riferiti poi alla sola componente del benessere.
Le rilevazioni campionarie, ad esempio, non risultano attendibili a livello regionale sotto il punto di vista statistico a causa della bassa numerosità del campione. Per queste ragioni, la mappa regionale costruita sugli indicatori più recenti (il biennio 2005/2006) si caratterizza per 6 dimensioni di senso (relazioni e legami; benessere/deprivazione materiale e culturale; salute; inclusione scolastica; sicurezza e pericolo; diffusione e uso dei servizi), 24 sottodimensioni e 111 indicatori.
Gli indicatori - trasformati e rielaborati per consentire comparabilità e integrazione e pesati con un algoritmo di calcolo studiato dal Centro nazionale che permette di limitare la ridondanza di indicatori simili in quanto a significato, si concentrano prevalentemente sulle dimensioni "oggettive", desunte dalle rilevazioni periodiche sugli aspetti della vita scolastica o sui servizi sociali, sanitari e scolastici. Minoritarie le dimensioni legate agli indicatori soggettivi derivanti dalle indagini effettuate coi bambini o le loro famiglie.
Una prima graduatoria del benessere. I valori degli indici sintetici delle varie regioni nelle sei dimensioni permettono così di stilare una prima graduatoria del benessere, con l'avvertenza che la comparazione non è stata fatta usando termini assoluti ma valori medi standardizzati. Questo significa che gli indici numerici negativi descrivono una situazione di arretratezza rispetto alla media delle regioni e non l'inesistenza di un servizio o di una categoria.
Le 20 regioni italiane si ritrovano così divise in quattro gruppi in base all'indice sintetico finale. Il primo raccoglie le regioni coi valori più elevati: Umbria, Valle d'Aosta, Emilia Romagna, Lombardia, Toscana, Marche Piemonte. Le regioni del secondo gruppo, con valori appena sopra la media sono: Veneto, Trentino Alto Adige, Friuli Venezia Giulia e Lazio. Nella terza fascia, quella coi valori appena sotto la media, si trovano Liguria, Basilicata, Calabria, Abruzzo. Infine, nell'ultimo gruppo, quello coi valori meno soddisfacenti, stanno le rimanenti regioni del sud: Puglia, Molise, Sardegna, Campania e Sicilia.
Una netta divisione territoriale. Questa articolazione delle regioni induce alcune considerazioni. Esiste, prima di tutto, una netta divisione territoriale nell'indice del benessere: tutte le regioni del Centro e del Nord si piazzano nella dimensione positiva dell'indice finale, mentre quelle meridionali presentano valori negativi. Pur variando le posizioni delle varie Regioni all'interno delle sei dimensioni, la situazione complessivamente più critica sembra quella siciliana: l'isola, infatti, occupa l'ultima posizione in ben 4 dimensioni e nelle altre due si attesta nella parte finale della graduatoria.
Un lavoro che apre nuove prospettive. Ben lungi dal considerare chiuso il lavoro sulle mappe del benessere regionale, lo stato attuale dell'elaborazione suggerisce che le differenziazioni territoriali riscontrate possano aprire nuove ipotesi di lavoro e spingere ad ulteriori approfondimenti. Per esempio, i futuri monitoraggi dovranno riuscire a includere i domini esclusi dalla mappa regionale, quelli con indicatori maggiormente soggettivi finora impossibili da determinare. La realizzazione dell'indagine nazionale e regionale promossa dal Ministero e dal Centro nazionale sulle diverse forme di partecipazione dei bambini alla costruzione dei loro contesti di vita quotidiana servirà a dare una prima definizione di questi parametri. Alcuni domini andrebbero rivisti e altri invece rafforzati, perché fondamentali nella costruzione di una mappa del benessere: la dimensione relativa alla deprivazione materiale/culturale, per esempio, ha fatto a meno dei dati regionali sulla povertà, statisticamente poco significativi.
Allo stato delle cose, però, è impossibile costruire, anche a livello nazionale, mappe diversificate per gruppi come genere o gruppi culturali di provenienza. Inoltre, lo studio del benessere dell'infanzia dovrebbe coinvolgere maggiormente bambini e ragazzi nella progettazione degli indicatori che li riguardano. Infine, c'è ancora molta ricerca da fare per permettere a quanti lavorano alle politiche di welfare di monitorare l'evolversi della situazione attraverso l'utilizzo degli indicatori. (mf)