L’impatto del Coronavirus sui bambini più poveri, rapporto Save the Children [1]

Povertà minorile in crescita, sistemi sanitari al collasso, cure mediche negate e bambini fuori dalla scuola. Il nuovo rapporto di Save the Children Protect a generation [6] traccia un quadro dell’impatto del Coronavirus sugli under 18 che vivono nelle aree più povere del mondo da cui emerge un forte aumento delle disuguaglianze già esistenti.
Il rapporto contiene i risultati di un’indagine globale condotta dall’organizzazione in 37 paesi, raccogliendo le voci e le esperienze dirette di oltre 25 mila bambini e adulti coinvolti nei programmi di intervento realizzati da Save the Children.
Secondo i dati della pubblicazione, quasi 9 famiglie su 10 tra quelle intervistate (89%) stanno incontrando notevoli ostacoli nell’accesso a cure mediche e medicinali, percentuale che sale al 95% tra le famiglie con bambini con problemi di salute cronici e al 96% tra quelle con minorenni con disabilità, a causa della chiusura delle strutture o della sospensione di molti servizi. In moltissimi casi il principale ostacolo all’accesso alle cure è di natura economica: il 93% delle famiglie che a causa del Coronavirus ha perso più della metà del proprio reddito non riesce ad accedere ai servizi sanitari, mentre quasi la metà delle famiglie in condizioni economiche disagiate (45%) non ha i soldi per pagare le medicine.
Altri dati rivelano che quasi 2 famiglie su 3 (62%) tra quelle coinvolte nell’indagine hanno difficoltà nel reperire cibo nutriente, come carne, latte, cereali, frutta e verdura e in oltre la metà dei casi (52%) la causa è il prezzo troppo alto. Una situazione che riguarda in particolar modo i bambini e le famiglie che vivono nelle aree urbane.
Il rapporto si sofferma anche sull’istruzione: la chiusura delle scuole in seguito alla pandemia ha riguardato quasi il 90% di tutti gli studenti al mondo e quasi 10 milioni di bambini rischiano di non farvi più ritorno. Con le scuole chiuse più di 8 bambini su 10 hanno detto di non aver più imparato nulla o quasi nulla, 2 su 3 non hanno avuto più alcun contatto con gli insegnanti e, tra i bambini delle famiglie più povere, meno di uno su 100 ha accesso a internet per la didattica a distanza, contro il 19% dei bambini non in povertà. Più di un bambino su 4, inoltre, non ha avuto accesso ad alcun tipo di materiale per studiare a distanza e tra i genitori più poveri il 37% ha detto di avere difficoltà a pagare i materiali scolastici dei figli, contro il 26% dei genitori più benestanti.
I dati sulla povertà evidenziano che 3 famiglie su 4 (77%) tra quelle intervistate hanno subito una diminuzione del reddito in seguito alla pandemia: tra queste, una su 5 ha perso il proprio reddito interamente, mentre il 19% ne ha perso più della metà. Tra coloro che hanno sofferto le conseguenze economiche dell’emergenza Coronavirus, inoltre, 7 su 10 non hanno ricevuto alcun tipo di supporto dal governo e dalle autorità. Risultano più colpite soprattutto le famiglie che vivevano già in condizioni di povertà prima del Covid: tra queste l’82% ha subito diminuzioni del reddito rispetto al 70% delle famiglie non povere. Anche in questo caso le conseguenze più gravi si verificano per i nuclei familiari che vivono nelle aree urbane.
Le bambine e le ragazze sono le più penalizzate dalle conseguenze della pandemia: quasi 2 ragazze su 3 (63%), tra quelle intervistate, hanno detto che dall’inizio della crisi hanno dovuto aumentare il loro impegno nelle faccende di casa, contro il 43% dei maschi.
Il rapporto è disponibile sul sito di Save the Children, nella sezione “Pubblicazioni” [7].