Junk food: più tutela per i bambini [1]
Fermare il bombardamento pubblicitario di alimenti e bevande ipercalorici destinati ai bambini con un codice internazionale di autoregolamentazione: l'invito parte da Consumers international [2], l'organizzazione mondiale delle associazioni di consumatori che a marzo ha pubblicato il rapporto Left wanting more.
Nel documento - uno studio sulle politiche di marketing adottate dalle maggiori industrie alimentari - si ribadisce la necessità di un codice internazionale di autoregolamentazione sulla pubblicità di cibi non salutari rivolta ai bambini.
Left wanting more è il rapporto più recente pubblicato da Consumers international nell'ambito della campagna Junk food generation [3], lanciata il 15 marzo 2008 in occasione della Giornata mondiale dei diritti del consumatore, con l'obiettivo di bandire la pubblicità di cibi e bevande ipercalorici destinati ai minori di sedici anni.
Ma quali sono i cibi e le bevande non salutari? In che modo la pubblicità di questi prodotti influenza i consumatori più giovani? Come si può intervenire per introdurre delle regole che tutelino i minori e svolgano, quindi, un'azione preventiva nei confronti di un fenomeno, l'obesità, che colpisce un numero sempre più alto di bambini e adolescenti?
Gli alimenti non salutari sono tutti i cibi ricchi di grassi, zuccheri e sale: snack, merendine, bibite gassate, un richiamo irresistibile per i bambini, soprattutto se accompagnato da messaggi pubblicitari arricchiti di cartoni animati e fumetti o da confezioni colme di premi e regali. Diversi studi [4] mostrano, infatti, che la pubblicità di cibo non salutare rivolta ai bambini ha un impatto notevole sulle loro abitudini alimentari, con conseguenze pesanti sulla salute.
Per prevenire i danni derivanti da una dieta non salutare, fatta di snack, bibite e merendine, Consumers international chiede che l'Organizzazione mondiale della sanità elabori un codice internazionale di autoregolamentazione sulla pubblicità di alimenti e bevande destinati ai bambini, invitando i singoli Stati a dare il loro contributo e le multinazionali ad aderire alle previsioni del codice.
Dal rapporto pubblicato dall'organizzazione mondiale delle associazioni di consumatori emerge che, nonostante i progressi compiuti da alcune aziende, mancano ancora politiche forti che regolamentino il settore. Secondo Consumers international il codice dovrebbe vietare, fra l'altro, la trasmissione di pubblicità sui cibi non salutari – via radio o tv - fra le 6 e le 21, la diffusione di messaggi pubblicitari attraverso i nuovi media, fra cui siti web e social network, la promozione di cibo non salutare nelle scuole e l'utilizzo di personaggi celebri e cartoni animati per pubblicizzare alimenti ipercalorici. (bg)
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