Chi rom e ... chi no! Piccolo abbecedario a Scampia [1]
Il Progetto nazionale per l'inclusione e l'integrazione dei bambini rom, sinti e caminanti - promosso dal Ministero del lavoro e delle politiche sociali [5] con la collaborazione del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca [6] e la partecipazione dell'Istituto degli Innocenti [7] di Firenze – ha coinvolto 13 città riservatarie [8] in varie attività svolte nelle scuole e nei campi, con l'obiettivo di favorire l'integrazione scolastica e l'inclusione sociale dei bambini e degli adolescenti rom, sinti e caminanti.
Le città coinvolte (Bari, Bologna, Cagliari, Catania, Firenze, Genova, Milano, Napoli, Palermo, Reggio Calabria, Roma, Torino e Venezia) hanno prodotto vari elaborati a conclusione dell'iniziativa, fra i quali video e pubblicazioni.
A Scampia, ad esempio, gli alunni dell'Istituto comprensivo Alpi-Levi hanno realizzato, insieme agli operatori dell'associazione Chi rom e … chi no, un piccolo abbecedario illustrato italiano-romanes. «Un piccolo libro con disegni bellissimi ed emozionanti che raccoglie parole, numeri, nenie e conte», come lo definisce Vinicio Ongini, esperto del Miur e membro del comitato scientifico del progetto, nell'articolo [9] che vi proponiamo di seguito, pubblicato sulla rivista on line di didattica interculturale Sesamo.
Per approfondimenti sul progetto si rinvia alla sezione [10] dedicata di questo sito.
Una scuola al mese - Chi rom… e chi no! Piccolo abbecedario a Scampia
Il "Piccolo abbecedario Italiano/Romanes" creato da una scuola di Scampia insieme con l'associazione "Chi rom... e chi no" testimonia una storia d'integrazione a lieto fine, dove tutti gli attori hanno ribadito l'uguale bellezza di tutte le lingue.
La scuola accanto alle Vele
Scampia è un quartiere di Napoli, nell’estrema periferia Nord della città. Il quartiere con il tasso più alto di disoccupazione in città e forse in Italia è diventato simbolo di degrado e di illegalità anche per l’immagine che ne hanno dato il romanzo di Roberto Saviano, Gomorra, e il film che ne è stato tratto. Strade diritte e deserte, grandi rotonde, e si arriva ad una grande costruzione, un alveare di abitazioni che ne rappresenta quasi il logo: Le vele , un mostro urbanistico…
Accanto alla Vele c’è una scuola, il comprensivo Alpi-Levi, la dirigente si chiama Rosalba Rotondo, ha fatto l’insegnante in questa scuola per vent’anni, poi ha vinto il concorso e ha deciso di restare, rimanere lì, nel “famigerato” quartiere: “Molti colleghi mi hanno detto che ero pazza, altri mi hanno detto che non ne valeva la pena ma non me la sono sentita di lasciare questi ragazzi che conosco e conosco i loro problemi e le famiglie. Dirigo anche la scuola di recupero all’interno del carcere di Secondigliano che è a pochi chilometri….”
E rispetto alla visione della scuola la preside dice cose molto precise e condivisibili da chi lavora, dirigente o insegnante, in contesti di grande complessità e fragilità, come sono a volte le scuole multiculturali ad altissima presenza di alunni stranieri: “Puntiamo molto sull’accoglienza che vuol dire creare un ambiente attraente per i ragazzi sia dal punto di vista didattico che umano e quando capiamo che uno studente, dal linguaggio e dagli atteggiamenti, sta per entrare in crisi cerchiamo di stargli più vicino, coinvolgerlo in attività esterne. Non sempre ce la facciamo…”
Una storia a lieto fine
In questa scuola non ci sono quasi alunni stranieri ma il tema della diversità culturale e linguistica e dell’intercultura è al centro di un progetto di integrazione dei bambini rom (all’interno di un programma nazionale con altre dodici città, promosso da ministero delle politiche sociali e ministero dell’istruzione). Sono sessanta gli alunni rom, le cui famiglie provengono da Paesi della ex Iugoslavia, e vivono in un campo non autorizzato vicino alla scuola, in condizioni sanitarie molto precarie.
Ne parla Anna Di Mattia, insegnante della scuola primaria:” All’inizio le famiglie napoletane non vedevano di buon occhio il gran numero di bambini rom presenti in classe. Nel corso del tempo le cose sono cambiate e i genitori hanno accettato “ questi diversi”. Da un lato ci sono bambini rom che hanno voti buoni e dall’altro bambini napoletani, alcuni con problemi familiari gravi, che non raggiungono la sufficienza. Le famiglie italiane hanno capito che lo scarso rendimento dei figli non è dovuto alla presenza degli alunni rom che frequentano la stessa classe”.
L’insegnante descrive le diverse attività, tra queste un laboratorio sul circo, incentrato sul corpo e sul movimento, in un altro laboratorio i Bambini hanno descritto i compagni, le loro qualità, i difetti, le relazioni tra di loro, hanno costruito maschere.
Sulla bellezza delle lingue
Insieme all’associazione del quartiere Chi rom…, e chi no hanno realizzato un abbecedario bilingue illustrato, italiano e romanes, la lingua del gruppo rom. Un piccolo libro con disegni bellissimi ed emozionanti che raccoglie parole, numeri, nenie e conte.
Un lessico familiare raccolto con la collaborazione di mamme, nonne, anche qualche padre! Come tutti i libri anche questo ha un titolo e indicazioni bibliografiche ufficiali, eccole: Chi rom…. e chi no, a cura di , ABC. Piccolo abbecedario italiano/Romanes [11], Napoli, giugno 2014, e una raffinata e colta citazione in apertura, dal libro del filosofo Giorgio Agamben, Mezzi senza fine : “… tutti i popoli sono bande e coquilles, tutte le lingue sono gerghi e argot….” L’immagine che ne esce è quella della dimensione multilingue, della scoperta degli alfabeti, dell’uguale bellezza delle lingue, siano esse di maggioranza o di minoranza, delle possibili occasioni di aprire finestrelle sul mondo.
Dall’introduzione al piccolo abbecedario leggo questa frase: “parlare di integrazione oggi sembra perdere di senso e ha il sapore stantio di una formula burocratica che arriva dall’alto e molto in ritardo. La relazione semplicemente avviene, attraversa spazi, coinvolge persone, mette in moto azioni, e qualche volta piccole rivoluzioni”. Una buona indicazione segnaletica per il viaggio nelle scuole multiculturali.
Vorrei che questo abbecedario arrivasse nelle mani di coloro (genitori, giornalisti della stampa e delle tv, politici) che l’anno scorso, ad apertura di anno scolastico, hanno costruito e lanciato la notizia che in un paese del Piemonte, provincia di Novara, le famiglie italiane spostavano i propri figli dalla classe con troppi bambini rom e li portavano altrove. “Troppi stranieri”, ha sintetizzato qualche giornale. Ma non erano stranieri e neanche rom ma sinti italiani.
Vinicio Ongini, 2 settembre 2014