Genitori come gli altri [1]
Omossessualità e genitorialità
Anne Cadoret
Milano, Feltrinelli, 2008
Famiglie adottive, ricomposte, affidatarie, genitori che convivono e che ricorrono alla procreazione assistita; ci troviamo oggi di fronte a un moltiplicarsi di forme familiari che spinge a interrogarsi sul fondamento implicito della nostra concezione di famiglia
in prospettiva sia individuale che politica. Proprio nell’ambito di questa riflessione si pone la questione inerente la possibilità di considerare gli omosessuali “genitori come gli altri”.
La famiglia omosessuale, composta da genitori omosessuali e dai loro figli, assume in genere quattro possibili configurazioni: può essere nata dalla ricomposizione familiare con un partner o una partner omosessuale in seguito alla fine di un’unione eterosessuale; può derivare da una situazione di cogenitorialità, in cui i futuri genitori, gay o lesbiche, vivono in coppie o soli con l’accordo di fare un figlio e di crescerlo tra le due unità familiari materna e paterna, l’una unicamente femminile, l’altra unicamente maschile; può formarsi intorno a un figlio avuto in adozione, oppure a un figlio nato con l’aiuto delle tecniche di procreazione assistita.
La filiazione all’interno delle famiglie omosessuali è ormai un dato di fatto. In molti casi le coppie omosessuali rivendicano la necessità del riconoscimento di una posizione genitoriale per entrambi i partner.
Non chiedono soltanto che sia loro riconosciuta una funzione genitoriale, in ragione della loro capacità di assumere tale ruolo, ma anche che sia proclamato il diritto a un’identità genitoriale, individuale ed eventualmente di coppia, indipendentemente dalla dimensione della complementarità sessuale, in cui si specchia la complementarità procreativa e riproduttiva.
Non negano la differenza sessuale, non negano l’esistenza differenziata del femminile e del maschile, ma rifiutano di assumerla quale unico fondamento del desiderio, della sessualità, della famiglia, e dunque anche dell’alleanza e della filiazione.
La distanza che separa la genitorialità e la biologia consente di istituire un ordine simbolico capace di evolvere in funzione delle trasformazioni anche radicali attraversate dalle strutture familiari.
L’omogenitorialità costituisce una di tali trasformazioni. La condanna della famiglia omosessuale risponde senza dubbio a una forma di timore legata a queste trasformazioni. “Un bambino ha bisogno di un padre e di una madre”, si sente dire regolarmente, “una coppia può fare quello che vuole, ma il bambino?”.
Assumendo una prospettiva squisitamente etnologica si argomenta che lo statuto genitoriale, quadro simbolico dell’iscrizione di un individuo all’interno delle linee genealogiche di appartenenza, può essere assicurato tanto in una famiglia eterogenitoriale quanto in una famiglia omogenitoriale.
Quest’ultima s’inserisce tuttavia, volontariamente o involontariamente, nel quadro della multigenitorialità, cioè nell’esplicito riconoscimento dei legami sociali necessari alla costruzione della genitorialità. Il nucleo omosessuale può, infatti, garantire il legame della discendenza, ma non è in grado da solo, di assicurare il legame di filiazione, cioè di dare luogo alla riproduzione sociale della specie umana.
Lo scambio sociale previsto in una qualsiasi situazione eterosessuale tra la famiglia di provenienza della madre e quella del padre si trasforma, all’interno del nucleo omosessuale, in uno scambio che può assumere fisionomie differenti: scambio tra la famiglia dei padri e quella delle madri, nel caso della cogenitorialità; scambio tra la famiglia di origine e quella adottiva, nel caso dell’adozione; scambio tra genitori biologici e famiglie di destinazione, nel caso del ricorso alla procreazione assistita.
In ciascuno di questi casi, la differenza sessuale con la quale il bambino si trova a doversi confrontare non risulta più iscritta all’interno di un solo nucleo familiare, ma nella rete che riunisce le diverse figure coinvolte nell’esistenza di quell’essere indifeso che un giorno diventerà adulto.
Tutte le segnalazioni di libri sono pubblicate anche nella rivista Rassegna bibliografica: infanzia e adolescenza [4]