`Ninna ho`, per non abbandonare i neonati [1]
Per aiutare le donne che non possono occuparsi del loro bambino, è nato il progetto “Ninna ho”.
Nei giorni scorsi è iniziata la campagna contro l'abbandono dei bambini con opuscoli in cinque lingue.
Aspetto un bambino ma sono in gravi difficoltà. Cosa posso fare? Ho appena partorito il mio bambino ma non posso tenerlo. Chi può aiutarmi? Sono queste delle domande che si pongono alcune donne in attesa di un bambino o neo mamme.
Spesso si tratta di donne immigrate senza permesso di soggiorno e hanno paura di mettere allo scoperto la loro situazione. A volte, anche per problemi con la lingua italiana, non hanno informazioni sui loro diritti e su cosa possono fare per il loro bambino. Non sanno che è possibile andare in ospedale e partorire, gratuitamente e in completo anonimato, anche senza avere il permesso di soggiorno e non sono a conoscenza che, se non possono tenere il bambino appena nato è possibile lasciarlo, senza essere identificate, in alcuni ospedali attrezzati con culle speciali e riscaldate.
Per aiutare le donne che non possono occuparsi del loro bambino, è nata l'iniziativa “Ninna ho”. Ideatori del progetto, che ha il patrocinio di Società italiana di neonatologia [2], sono KPMG, network attivo in 145 paesi del mondo, e la Fondazione Francesca Rava.
Qualche giorno fa il progetto “Ninna ho” ha dato il via alla campagna informativa contro l'abbandono di neonati con la distribuzione di opuscoli redatti in cinque lingue, per informare le donne in difficoltà sulla possibilità di partorire in ospedale, in anonimato e in tutta sicurezza.
Gli opuscoli contengono informazioni sul parto anonimo, sulle strutture ospedaliere e dove si trovano le culle. Si possono trovare anche gli indirizzi di riferimento e il punto d'emergenza attivo 24 ore su 24 contattabile attraverso il numero verde 800 320 023.
Le culle termiche sono già in funzione a Milano presso l'ospedale Maggiore [3], policlinico Mangiagalli e Regina Elena; a Roma al Policlinico Casilino [4] e a Napoli presso l'Azienda Ospedaliera Universitaria Federico II [5] che fanno parte di una rete composta da 10 gli ospedali. Seguiranno il Del Ponte di Varese, il Sant'Anna di Torino, l'azienda universitaria di Padova e Careggi di Firenze. (sp)