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Teen Press, convegno a Cagliari [1]

20/04/2011

L'esperienza Teen Press come esempio positivo nel controverso rapporto tra minori e media: è la tesi al centro del forum “I giovani e i media”, organizzato lo scorso 29 marzo a Cagliari dall'associazione Arcoes [2]. Ne hanno discusso i ragazzi della redazione Teen Press di Cagliari, giornalisti ed esperti. L'incontro, ospitato nei locali del Centro comunale Area 3, è servito prima di tutto presentare le attività svolte dai ragazzi coinvolti nell'esperienza formativa ideata dal Centro nazionale col supporto del ministero delle Politiche sociali e del dipartimento per le Politiche per la famiglia [3] Una presentazione video con un'intervista collettiva e un filmato che ha illustrato il lavoro svolto in questi mesi. «Teen Press è nata da un ragionamento iniziato da tempo», ha spiegato il sociologo Stefano Laffi, coordinatore scientifico del progetto. «Siamo partiti dalle analisi della rappresentazione dei minori sui media e ci siamo accorti che prevalgono sempre gli aspetti drammatici o patologici, mentre la normalità quotidiana della stragrande maggioranza dei giovani viene lasciata fuori». «La maggior parte dei ragazzi – ha aggiunto - vanno a scuola, studiano con maggiore o minore profitto, escono, si divertono senza necessariamente abusare di alcol o droghe, fanno sport o mille altre cose, sono curiosi verso la vita e iniziano a porsi le domande sul loro futuro». Le strade perciò possono «essere solo due: prima di tutto, spiegare cosa non andava in questo racconto, e l'abbiamo fatto con l'osservatorio Bambini e stampa e i suoi rapporti». Ma non poteva bastare: «Abbiamo voluto che i ragazzi potessero lasciare traccia di sé, ed ecco l'idea della redazione». Ma non è un'esperienza che si pone come «palestra o scuola di giornalismo, bensì di cittadinanza: si impara a porsi dei problemi, a fare domande, a costruire un racconto del presente, a confrontarsi con le istituzioni, a reggere dialetticamente un confronto con un ammistratore», ha detto Laffi. La sperimentazione di Teen Press, «nella nostra fantasia, è un virus che parte dalle cinque redazioni di Firenze, Cagliari, Milano, Palermo e Roma e dovrebbe diffondersi e innescare meccanismi imitativi fra gli adolescenti, ovunque si trovino». Alla fine dei conti, osserva il sociologo, «le cose da cambiare o migliorare nel mondo sono tante e il compito spetta ai giovani». Sono loro che «negli ultimi trent'anni hanno prodotto le più grandi innovazioni tecnologiche come Apple, Microsoft, Google, Facebook: tutti ragazzi tra i 20 e i 30 anni, spesso in coppia, che hanno cambiato le nostre vite». Perciò, «l'adolescenza deve essere il tempo in cui si carica la molla, si acuisce la curiosità, si scoprono le passioni, per poter essere poi di lì a poco portatori di innovazione». Grande l'interesse e il coinvolgimento mostrato anche dai ragazzi di una scuola superiore del quartiere presenti all'incontro: hanno raccontato l'esperienza della lettura dei quotidiani in classe e criticato l'impostazione dei giornali: «vorrebbero che i giornali si esprimessero con un linguaggio più semplice, con articoli più brevi e una grafica più allegra (più foto e immagini)», queste le richieste degli studenti sintetizzate sul quotidiano L'Unione sarda, che ha dedicato un articolo al convegno. Filippo Peretti, presidente dell'Ordine dei giornalisti della Sardegna [4], ha cercato di rispondere ai quesiti degli studenti attraverso il racconto del profondo momento di crisi attraversato dai giornali. La tanta pubblicità presente sulle pagine dei quotidiani (una delle osservazioni proposte dai ragazzi) «è in realtà un bel segnale, perchè il mondo sta cambiando e non è ancora chiaro che posto avrà l'informazione giornalistica su carta». Le nuove tecnologie, ha aggiunto Peretti, mettono a disposizione strumenti straordinari e grandi opportunità, ma «il rischio che corriamo in futuro, qualora i giornali sparissero, è quello di non avere più la certezza di una informazione elaborata e certificata». (mf)

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