A Torino scuole in prima linea per fare le scarpe allo spreco e all'inquinamento. I ragazzi di ventitre istituti scolastici del capoluogo tra superiori, elementari e medie, partecipano infatti al progetto di una cooperativa sociale per diffondere la raccolta differenziata delle calzature usate.
Si chiama
Ri-scarpa, è stato ideato dalla cooperativa sociale
Lavoro e solidarietà con la collaborazione di
Provincia di Torino ,
Comune di Torino , Ufficio scolastico regionale,
Amiat (la municipalizzata che si occupa di nettezza urbana) e il sostegno della Compagnia di San Paolo: l'obiettivo è quello di restituire una nuova vita alle vecchie calzature ed evitare che finiscano stoccate (e sprecate) in discarica, tra i rifiuti indifferenziati. « Il concetto è molto semplice – si legge nella presentazione di
Ri-scarpa - più si ricicla meno si utilizzano materie prime e meno rifiuti finiscono in discarica o nei termovalorizzatori».
Come hanno spiegato gli ideatori durante la presentazione, tenutasi la settimana scorsa, i ragazzi delle scuole saranno parte attiva in questa iniziativa che non mira solo ad ampliare la raccolta differenziata. «Abbiamo finalità educative e ambientali - ha spiegato il presidente della cooperativa Bruno Ardito – Ma Ri-scarpa non vuole solo formare la coscienza ambientale delle giovani generazioni ma si pone anche una prospettiva occupazionale-sociale».
Ri-scarpa prevede infatti due azioni principali. La prima, quella che ha lo scopo di sensibilizzare i ragazzi alla raccolta differenziata, avrà luogo nelle scuole superiori, medie ed elementari che hanno aderito nel territorio del capoluogo piemontese (ventitre nella sola città): da dicembre ospiteranno gli appositi contenitori per le scarpe vecchie o ormai poco utilizzate che alunni e studenti raccoglieranno in famiglia.
Il secondo momento, invece, è quello che la cooperativa definisce «occupazionale-sociale»: il trasporto, la raccolta, la selezione e l’igienizzazione del materiale raccolto nelle scuole saranno infatti realizzati da personale scelto soprattutto tra i cittadini svantaggiati o appartenenti a fasce sociali deboli o a rischio emarginazione. «Creare occupazione per le persone svantaggiate attraverso il riciclo di indumenti usati è la nostra attività principale – ha detto Bruno Ardito – In questa prima fase ci limiteremo alle scuole della città di Torino, ma contiamo di estenderlo presto anche a quelle della provincia».
Il destino delle calzature recuperate sarà duplice: quelle in buone condizioni (e non spaiate) verranno riparate, se necessario, e riutilizzate. Le altre, quelle cioè che sarebbero finite in mezzo all’immondizia indifferenziata, saranno disassemblate e il loro materiale potrà avere vari usi come rivestimento insonorizzante per palestre e sale riunioni oppure la costruzione di giocattoli e piste di atletica. (mf)