Accoglienza fuori famiglia: Linee guida Onu [1]
Rafforzare l'attenzione verso i principi della Convenzione di New York e orientare politiche e pratiche in materia di accoglienza eterofamiliare: con questi propositi a dicembre le Nazioni Unite hanno approvato le Linee guida che indirizzano le azioni alternative per i bambini che non possono stare in famiglia.
Nate da un lavoro di squadra e di confronto che per cinque anni ha coinvolto il Comitato Onu per i diritti dei bambini [2], diversi governi, l'Unicef [3], esperti, accademici e rappresentanti delle organizzazioni non governative - come spiega Yangee Lee (presidente del Comitato Onu) – le Linee guida vogliono rendere davvero effettivi i diritti sanciti dalla Convenzione di New York sui diritti del fanciullo [4] anche per i milioni di bambini che si trovano senza cure parentali o rischino di perderle. Infatti, così osserva Lee, il lavoro è partito dalla consapevolezza che «molti dei problemi che colpiscono bambini e famiglie non siano adeguatamente comprese e tenute in considerazione da politiche e azioni».
Per questo motivo, le Linee guida sono pensate per rafforzare il processo di miglioramento della Convenzione di New York e degli altri strumenti internazionali mirati a tutelare i diritti e il benessere dei bambini. Soprattutto, definiscono «orientamenti auspicabili» per le politiche e le azioni da mettere in campo. Più nello specifico, le Linee guida: sostengono il mantenimento dei bambini nella propria famiglia o per il loro rientro all'interno di essa quando ciò sia possibile, sennò optano per soluzioni alternative appropriate e permanenti come l'adozione; affermano il diritto dei bambini ad avere assicurata in ogni caso la forma di accoglienza più adatta al loro pieno e armonioso sviluppo; incoraggiano i governi a migliori soluzioni per garantire le loro responsabilità e i loro obblighi; vogliono indirizzare le politiche, le decisioni e le attività di quanti siano coinvolti nel campo della tutela dei minori sia nel settore pubblico sia in quello privato.
Come spiegano nella premessa Richard Pinchler, segretario di Sos Children's village international [5], e Jean Ayoub, segretario di International social service [6] (le associazioni che hanno coordinato il gruppo di lavoro), il documento delinea la necessità di politiche e pratiche rilevanti e che seguano due principi basilari: necessità ed appropriatezza. Il primo si concretizza «nel desiderio di aiutare i bambini a rimanere con le proprie famiglie ed essere accuditi da esse». «Allontanare un bambino dalla propria famiglia dovrebbe essere l'ultima risorsa e – prima che una decisione del genere sia presa – dovrebbe essere condotto un rigoroso accertamento partecipativo», spiegano ancora i due esponenti Ong.
Per quanto riguarda l'appropriatezza, le Linee guida «definiscono una gamma di possibili alternative di accoglienza». Infatti, «ogni bambino che ha bisogno di un'accoglienza alternativa ha specifiche esigenze che dipendono dal periodo breve o lungo previsto e dalla possibilità di mantenere assieme i fratelli». Perciò. Dicono Pichler e Ayoub, «l'opzione di accoglienza scelta deve essere personalizzata sui bisogni individuali» e «l'adeguatezza del collocamento dovrebbe essere valutato a cadenze regolari per accertare se la necessità di accoglienza alternativa persiste e la fattibilità di un possibile ritorno in famiglia». (mf)