Tutti in carovana, a scuola col Piedibus [1]
Con l'inizio dell'anno scolastico, torneranno in servizio anche i Piedibus in tutta Italia. Lucca, Sassuolo, Calenzano, Saluzzo, Caltagirone: sono le città che hanno già annunciato il ritorno degli autobus a piedi da settembre, un «modo più sicuro, ecologico e divertente per andare e tornare da scuola».
Il concetto del Piedibus (o walking bus, in inglese) è semplice. Così lo spiega il sito italiano [2] dedicato all'iniziativa: si tratta di «un autobus che va a piedi, è formato da una carovana di bambini che vanno a scuola in gruppo, accompagnati da due adulti, un “autista” davanti e un “controllore” che chiude la fila». Tutto funziona come un normale servizio di linea, ma gratis: il Piedibus ha un suo itinerario fisso, le fermate stabilite e gli orari. I bambini iscritti si fanno trovare alla fermata: la carovana li aggrega, il“controllore” annota la loro presenza nel giornale di bordo e il gruppo riparte verso la fermata successiva.
Comparso in forma embrionale in Australia nel 1992 grazie all'intuizione di David Engwicht [3], scrittore e attivista impegnato sui temi di traffico e inquinamento, lo scuolabus su gambe ha fatto la sua comparsa in Europa nel 1998 nella contea inglese dell'Hertfordshire [4], diffondendosi negli ultimi anni anche in altri paesi e, in alcuni casi, sovrapponendosi a esperienze già consolidate come quella danese delle “strade sicure” per i bambini [5], inaugurate dalla metà degli anni Settanta. In Italia il ribattezzato Piedibus prende servizio nel 2003, grazie all'interessamento e all'entusiasmo di un gruppo di genitori di Padova che si rimboccano le maniche, svolgono «un lavoro di ricerca su altre esperienze, soprattutto all’estero», provano «sulla propria pelle le difficoltà e gli ostacoli operativi», predispongono «la documentazione necessaria» e partono.
Il walking bus propone ai bambini un diverso approccio culturale: prima di tutto incoraggia l'attività fisica in maniera semplice e insegna i benefici dell'andare a piedi; in secondo luogo insegna abitudini differenti e rende la città più vivibile, meno inquinata e pericolosa (soprattutto nelle vicinanze degli istituti scolastici); infine «è un’occasione per socializzare, farsi nuovi amici e arrivare di buon umore e pimpanti all’inizio delle lezioni. Si impara l’educazione stradale sul campo e si diventa pedoni consapevoli».
L'associazione che promuove la diffusione del Piedibus in Italia sul suo sito mette anche a disposizione un fascicoletto con le “istruzioni per l'uso [6]” e altri documenti utili [7] per aiutare i genitori volenterosi a organizzare un servizio di Piedibus per i propri figli. Tra le raccomandazioni: ottenere la collaborazione dei direttori didattici delle scuole interessate, sondare la disponibilità di altri bambini e genitori a partecipare e collaborare, studiare un itinerario che sia adatto a un bambino e non sia più lungo di un 1 km. Sul documentatissimo sito, anche suggerimenti per risolvere eventuali problemi con bambini più riottosi: «Un buon metodo può essere quello di coinvolgere ogni bambino in maniera diretta, con un biglietto personalizzato che sottolinei l’importanza di ciò che sta facendo, che far parte di un piedibus è un piccolo privilegio e che lo richiami al rispetto delle regole di comportamento senza le quali il piedibus non può funzionare». L'unica regola vera e propria riguarda la continuità del servizio, che andrà garantita «indipendentemente dalle condizioni atmosferiche e verrà sospesa solo nel caso in cui l’ attività scolastica non fosse garantita (ad esempio scioperi)».
La diffusione di questo “mezzo di trasporto” alternativo ha favorito l'interessamento delle amministrazioni comunali: alcuni Comuni, come quello di Bergamo [8], hanno aperto veri e propri Sportello piedibus per favorire la diffusione dell'iniziativa sul proprio territorio. (mf)