Sul web per sentirsi parte della società [1]
Grazie al web i giovani stanno imparando a essere parte attiva della vita sociale e politica. Infatti nei paesi anglosassoni - dove Internet ha ormai raggiunto fasce maggioritarie della popolazione - si consolidando esperienze di partecipazione, comunicazione e dialogo che vedono bambini e ragazzi in prima linea.
Si chiamano Headliners, Wimps [2], Radiowaves, Funky Dragon [3]. Sono siti dove i ragazzi possono fare il citizen journalist [4], dialogare con i politici, proporre i propri contenuti multimediali, discutere o mettersi in contatto con altri studenti di tutto il mondo. Nascono in paesi (Stati Uniti, Inghilterra, Irlanda, Galles) dove i nativi digitali si sono appropriati degli strumenti e delle caratteristiche del web 2.0 per esprimersi, comunicare e imparare.
Vediamo nel dettaglio alcune di queste esperienze.
Per esempio, Head’s up [5]è uno spazio dedicato al dibattito e alla condivisione di istanze politiche ed eventi per ragazzi al di sotto di 18 anni, ai quali viene fornito materiale informativo sui vari argomenti trattati. Si articola soprattutto in un forum tematico, suddiviso in varie sessioni, che consente ai ragazzi di partecipare alla discussione, di dialogare coi parlamentari e permette di ottenere report precisi delle discussioni concluse. È stato promosso dal Ministero della giustizia e dal Parlamento inglese e viene promosso soprattutto attraverso le scuole.
Ma c’è spazio anche per chi vuole tentare di raccontare la realtà di in cui vive. Headliners [6] è un portale di citizen journalism per ragazzi dagli 8 ai 19 anni creato dall’omonima agenzia di stampa. L’obiettivo è quello di insegnare il giornalismo d’inchiesta partendo dalla realtà in cui i ragazzi si muovono quotidianamente, grazie anche alla supervisione di uno staff di professionisti che cura anche la formazione dei partecipanti. I ragazzi possono autoorganizzarsi e creare piccole testate on line o cartacee diffuse sul territorio, che poi vengono proposte sul portale.
I più dotati sul versante della multimedialità in Inghilterra possono mettere in mostra le proprie opere grazie a Radiowaves [7]. Dedicato a bambini e ragazzi dai 5 ai 19 anni, Radiowaves permette di produrre e condividere in sicurezza video, podcast, blog personali e di gruppo. Il primo passo per farsi vedere sul sito inglese passa per i primi rudimenti su podcast, produzione di video, scrittura di testi per il web insegnati a scuola, grazie alla collaborazione attiva degli insegnanti che garantiscono anche la sicurezza on line dei ragazzi, controllano e monitorano i contenuti inseriti. Unico neo: il servizio è a pagamento.
È pronto a ripartire anche Global Teenager Project [8]: è un progetto di cooperazione imperniato su learning circles che coinvolgono classi provenienti da tutto il mondo: molte nazioni africane, quasi tutto il nord Europa, Europa dell'est, Gran Bretagna, Canada, Bolivia, Argentina, Yemen, Libano e Bangladesh. Le classi, assistite dai propri insegnanti e dai coordinatori del progetto, possono discutere attraverso un proprio spazio on line e interagire con le altre classi del learning circle e del resto del mondo.
Nel nostro paese, qualcosa si muove a livello locale, ma il gap rispetto alle nazioni più digitalizzate è ancora grande. Secondo la Commissione Europea ed il suo rapporto sulla competitività digitale dei paesi dell’UE (Europe’s Digital Competitiveness report 2009 [9]) risulta che soltanto il 31% delle famiglie ha una connessione ad alta velocità e solo il 37% della popolazione usa regolarmente la rete. Queste percentuali ci pongono agli ultimi gradini dell’Europa a 27: la strada da percorrere è ancora tanta. (mf)