Non è peccato – La Quinceañera

di Richard Glatzer, Wash Westmoreland

(Stati Uniti, 2006)

Sinossi

Los Angeles. Nel quartiere di Echo Park, in cui vive una numerosa comunità di origine messicana, si sta per celebrare la Quinceañera. Si tratta della festa per il compimento del quindicesimo anno che segna il passaggio all’età adulta ed è molto attesa da tutte le ragazze. Magdalena (14 anni) si prepara ai festeggiamenti per la cugina Eileen e intanto si vede già protagonista dell’anno successivo. I genitori di modeste condizioni (il padre è pastore della Chiesa evangelica) frenano i suoi sogni ambiziosi. I quali precipiteranno il giorno in cui i test di gravidanza confermeranno che è incinta del suo fidanzatino Herman. Il padre la caccia di casa ed è costretta a trovare rifugio presso lo zio Tomas che già ospita Carlos, fratello di Eileen, a sua volta allontanato dalla famiglia perché è gay. Mentre il ragazzo suscita la rivalità dei due padroni di casa di Tomas, entrambi omosessuali, Magdalena scopre di essere rimasta incinta senza avere avuto rapporti completi. La situazione si aggrava perché lo zio viene sfrattato e, non riuscendo a trovare un nuovo alloggio, muore. Il suo funerale costituisce l’occasione per il ritrovarsi della famiglia. Il padre di Magdalena comprende la sua buona fede e la riaccoglie in casa. Un anno dopo la ragazza avrà la sua Quinceañera così come la sognava.

Introduzione al Film

Un film del lavello

I due registi di questo film pluripremiato hanno da sempre prestato attenzione ai temi della diversità. Westmoreland ha alle spalle una lunga carriera di film che esplorano il tema della pornografia sotto una luce ironicamente divertita nonché diversi documentari dedicati al mondo gay. Glatzer, anch’egli impegnato nell’ambito delle tematiche omosessuali, aveva esordito nel 1993 con Grief (un film che aveva come protagonisti personaggi che cercavano una loro strada nel complesso mondo degli affetti) e aveva poi iniziato la collaborazione con Westmorland. Non stupisce quindi che i due rivolgano l’attenzione a un rito di ingresso nella società come la Quinceañera che costituisce una sorta di spartiacque nella vita dell’emarginata comunità messicana. Storicamente la cerimonia affonda le sue radici nella civiltà azteca ed è riuscita a sopravvivere alla cristianizzazione dell’America Latina giungendo sino ai gironi nostri. E’ senz’altro una festa estremamente sentita nelle comunità messicane e i due registi, che hanno scritto in breve tempo la sceneggiatura, hanno lavorato con un budget ridotto su un set altrettanto circoscritto nel quartiere di Echo Park a Los Angeles, hanno saputo coglierne le dinamiche più precipue. La sceneggiatura riesce a tenere sotto stretto controllo una molteplicità di tematiche mantenendo alto il livello di attenzione dello spettatore e non rinunciando all’entertainment. A fare da supporto teorico a queste scelte di messa in scena è la denominazione stessa della produzione: “Kitchen Sink”. Alfred Hitchock non apprezzava quei film che definiva appunto ‘kitchen sink movies’, cioè ‘film del lavello’. Affermava che se una giovane coppia non facoltosa si ritrovava a consumare una parca cena e a lavare velocemente i piatti per poi uscire per andare al cinema non voleva poi ritrovare sullo schermo una coppia giovane e non facoltosa che lavava i piatti nel lavello. Sir Alfred faceva riferimento al cinema come possibilità di astrarsi dalla vita reale. Glatzer e Westmoreland assumono la definizione e tentano, riuscendovi, di fondere spettacolo e riflessione sulla realtà.

Il ruolo del minore e la sua rappresentazione

Le ragioni della crescita

Il protagonista di questo film è l’ambiente provinciale di una periferia di Los Angeles, dove si dipanano le vicende di una comunità messicana. L’inizio coglie tutti in uno scenario da fiaba nel quale si svolge la festa della Quinceañera di Eileen che ha tutti gli occhi puntati su di sé. Lo sfarzo, più esibito che reale, suscita l’invidia nella cugina Magdalena, che teme di non potersi permettere lo stesso tenore per quando, l’anno successivo, arriverà il suo turno. Ma nell’arco di un breve tempo, Magdalena trova, più o meno inconsapevolmente, il modo più vecchio del mondo per prendersi la scena: rimanere incinta. Ora ha qualcosa che le altre non hanno anche se ciò le costerà umiliazioni e sarcasmo, soprattutto da parte delle amiche e degli adulti della famiglia. Nell’ambiente provinciale in cui vive, Magdalena, infatti, si macchia del peggior peccato pensabile, quello di aver perso la verginità prima del matrimonio. Le attenzioni non sono dunque rivolte alla condizione psico-fisica della ragazza, quanto alla sua trasgressione sociale. Ce ne rendiamo conto ascoltando i pettegolezzi delle vecchie zie così come durante il dialogo risolutore con i genitori che si concluderà con il suo allontanamento dalla casa paterna. Verrà accolta dallo zio Tomas, un vecchio più incline al buon senso che alle crisi isteriche, cui la ragazza ben presto si affezionerà. Lo scandalo e lo sdegno provocati dall’evento sono in realtà assai poco convincenti e celano un imbarazzo difficile da confessare. Al contempo la decisione di enfatizzare la verginità fisica perduta da Magdalena, mette al riparo gli adulti dal prendere in mano la situazione e dare un aiuto concreto alla ragazza. Non sfugge una certa ironia legata proprio a quanto accade: da una parte si imbandiscono grandi festeggiamenti perché una ragazza diventa donna, dall’altra chi dimostra di esserlo viene severamente punita. Sono queste le contraddizioni più dure che Magdalena, nel suo esilio, dovrà sbrogliare, ben più difficili della complessa convivenza a casa dello zio Tomas con il cugino Carlos. Anche lui è stato allontanato dalla casa paterna perché scoperto a frequentare siti porno gay su Internet e non sembra avere grandi possibilità di reinserimento nella famiglia a giudicare da come lo scaccia il padre dalla Quinceañera della sorella Eileen. Non è peccato vuole dunque rappresentare, forse un po’ ingenuamente, due situazioni “trasgressive” che frequentemente mettono alla prova i ruoli educativi degli adulti, mettendoli tra loro a confronto: una ragazzina rimane incinta e un ragazzo diventa gay. Due sono i punti di vista da cui possiamo osservare queste vicende: dalla parte dei ragazzi si confonde spesso l’emancipazione dalla famiglia con la trasgressione alle regole cui essa li ha introdotti. In realtà il fallimento di questa posizione è rintracciabile fin dal suo esordio: il differenziarsi, il rifiutare la norma della casa paterna, che in questo contesto assume i caratteri della norma tout court, dimentica di considerare le conseguenze dei propri atti, agiti più per sfida che per reale convincimento e interesse. Il punto di partenza della trasgressione è sempre un fallimento non, come potrebbe apparire ad un osservatore ingenuo, un eccesso di risorse. Il fallimento per Magdalena ha, insomma, le sue radici nell’invidia per la cugina Eileen: si passa così dal peccato dell’invidia a quello di agire senza tener conto delle conseguenze dei propri e altrui atti. Un analogo discorso vale per Carlos, la cui omosessualità ha interrotto il rapporto con i suoi genitori: su entrambi i cugini pesa un comportamento colpevole degli adulti che attribuiscono il primato a teorie astratte sul reale rapporto con i propri figli. Non è così per lo zio Tomas che non si sofferma sul problema dei nipoti ma si prende cura del rapporto con loro, senza per questo cadere in facili cedimenti. E’ anche grazie a lui che Magdalena e Carlos passano da un iniziale assetto di guerra a una solidarietà sincera. Lo zio Tomas si rivela capace di trattare con i due ragazzi in difficoltà perché è l’unico tra tutti gli adulti presenti nel film ad avere ancora una vivida memoria della sua infanzia, di ciò che lo ha fatto soffrire e di ciò che lo ha fatto gioire. Ed è proprio lui, grazie al suo tornare bambino, che consentirà ai due ragazzi di maturare e di diventare adulti, di superare difficoltà ed esperienze difficili. Il vecchio zio non ha questioni di principio da difendere a priori, le sue priorità le costituisce nell’ascolto costante e attento di chi è con lui. I ragazzi beneficeranno del tempo che lui dedica loro, delle sue parole nonché della sua ospitalità sincera e aperta che li terrà lontano, almeno per un po’, da un ambiente familiare ostile. L’epilogo favorevole del film contiene però un inganno: Magdalena verrà riaccolta in famiglia perché una dottoressa confermerà l’integrità fisica della ragazza. Paradossalmente Magdalena viene più umiliata da questo rientro che dall’allontanamento. Il tempo, che nelle settimane trascorse a casa dello zio le ha concesso pian piano di maturare e di cambiare, non ha prodotto alcun cambiamento nei suoi genitori che ora ci appaiono più fragili e infantili di lei. Non è raro vedere minori che in situazioni difficili se la cavano assai meglio degli adulti di riferimento.

Riferimento ad altre pellicole e spunti didattici

I temi che il film tocca non sono tutti necessariamente legati alle problematiche della protagonista e al cugino Carlos. Non mancano, infatti, riferimenti alle questioni religiose, al funerale come momento di incontro, alla speculazione immobiliare ad opera di ricchi americani wasp di fatto contro la comunità messicana. Così come non manca, in questa vergine che rimane incinta, un ammicco irriverente alla fede cristiana con il nome di Magdalena assegnato alla protagonista. I riferimenti ad altre opere possono prendere l’avvio, per chi comprende l’inglese, l’interessante documentario La Quinceañera diretto da Adam Taub nel 2007 e dedicato al “clima” che accompagna la festa nell’ambito di una famiglia messicana. Il tema della gravidanza in giovanissima età è affrontato con grande attenzione dallo statunitense Juno di Jason Reitman (2007) nonché, volendo andare indietro negli anni e differenziando le origini culturali, il britannico Vorrei che tu fossi qui di David Leland (1987) e il visionario film russo Luna Papa di Bakhtiar Khudojnazarov. Per quanto riguarda poi il rito di ingresso nella società è possibile fare riferimento all’elezione della reginetta della scuola così ben descritta, come occasione di memoria del passato, da Francis Ford Coppola in Peggy Sue si è sposata. Elena Galeotto, Giancarlo Zappoli  

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