Ritorno al futuro

20/07/2009 Tipo di risorsa Schede film Temi Adolescenza Relazioni familiari Titoli Rassegne filmografiche

di Robert Zemeckis (USA, 1985)

Sinossi

Marty McFly, un diciassettenne residente nella tranquilla cittadina di Hill Valley, si reca ad un appuntamento notturno con il suo amico inventore Emmett Brown, detto Doc. Questi ha inventato una macchina del tempo a forma di automobile su cui lavorava dal 1955, già trent’anni prima. Durante l’esperimento, sopraggiunge un commando di terroristi libici furenti perché Doc ha sottratto loro una valigetta di plutonio che serve come propulsore per l’invenzione. I libici colpiscono Doc e Marty, per sfuggire alla stessa fine, si rifugia nell’automobile-macchina del tempo ritrovandosi nella Hill Valley del 1955. Qui conosce colui che sarà suo padre, George McFly, ragazzo timido ed impacciato completamente succube del rude Biff, e quella che sarà sua madre, Lorraine Baines, che si innamora pericolosamente di lui. Ritrovato e convinto un Doc più giovane di trent’anni del suo arrivo dal futuro, Marty deve risolvere due problemi: riuscire a tornare nel 1985 senza avere a disposizione il quantitativo di plutonio necessario al viaggio spazio-temporale e rendere possibile il matrimonio tra i suoi due futuri genitori per garantirsi l’esistenza nel futuro e superare l’infatuazione che Lorraine dimostra di avere per lui. Il primo problema si pensa di risolverlo ricavando la quantità di energia necessaria al viaggio dal fulmine che nel 1955 ha distrutto l’orologio della piazza di Hill Valley e che è atteso la settimana successiva; il secondo problema viene risolto, nonostante le difficoltà rappresentate dagli evidenti impacci di George e dalla spigliatezza talvolta esagerata di Lorraine, con modalità diverse rispetto a quello che successe nel 1955, dato che George per un attimo riuscirà a sottrarsi dalla sudditanza nei confronti di Biff e gli sferrerà un violento pugno (mentre questi sta cercando di approfittare di Lorraine) che cambierà il corso degli eventi. Tornato nel 1985, infatti, Marty vedrà con grande sorpresa tutta la sua famiglia mutata radicalmente: il padre non è più l’inetto che ride stoltamente davanti allo schermo televisivo, ma è uno scrittore di fantascienza di successo, la madre è una donna in perfetta forma e non la donna sciatta che Marty conosceva prima del suo approdo nel passato. Lo stesso Biff non perseguita più George McFly, ma è utilizzato da questi come uomo addetto alla pulizia e alla manutenzione delle automobile della famiglia. Ed anche Doc, colpito a morte dai libici, sfrutta la dritta che Marty gli aveva fornito nel 1955 ed indossa un provvidenziale giubbino antiproiettile.

Presentazione Critica

Robert Zemeckis e lo sceneggiatore Bob Gale, sotto la supervisione produttiva di Steven Spielberg, decidono di utilizzare un’età di passaggio e di profonda trasformazione come l’adolescenza per narrare dei mutamenti possibili non solo nella singola persona, ma, addirittura, nel tessuto scritto e cristallizzato della storia di un intero paese. L’età di transizione dell’uomo, quella che unisce la fanciullezza alla maturità, si estende, sul filo incerto e divertente del paradosso, a momento di transizione del tempo, la cui linearità e la proverbiale impossibilità di mutare quello che è già avvenuto viene meno, come se anche il passato e la Storia fossero categorie di passaggio quanto l'adolescenza e potessero subire un mutamento interno attraverso la sola volontà ed il concreto agire del singolo. Ma sotto l'americano ottimismo di facciata, l’operazione di Ritorno al futuro funziona in tutti i suoi aspetti. Basata completamente sull’idea del paradosso temporale (si pensi alla lunga e descrittiva sequenza iniziale che mostra un numero esagerato di orologi e sveglie che si mettono a suonare contemporaneamente, in modo da anticipare l’ossessione su cui si basa il film ed anche il sincronismo necessario per molte delle operazioni compiute nel corso della vicenda, dall’appuntamento nel parcheggio con George McFly alla capacità di cogliere l’attimo in cui il fulmine colpirà l’orologio della piazza), la pellicola gioca sapientemente con le rigide categorie dell’ordine cronologico per puntare a divertire con il grottesco che si origina da situazioni incomparabili, dallo scardinamento di quelli che sono ritenuti i ruoli tradizionali, dal totale ribaltamento delle attese spettatoriali grazie alla casualità sempre in agguato. Vedere la stessa città e gli stessi luoghi trent’anni prima fornisce già in sé l’ipotesi di quel confronto che si rende successivamente necessario per poter comprendere gli stravolgimenti che l’azione di Marty origina, mentre il collocarsi nel passato di personaggi che la narrazione si è premurata di caratterizzare nei più minuti particolari (creando così delle vere e proprie tipologie caratteriali) incuriosisce perché se ne possono apprezzare le motivazioni, le costanti di comportamento e le eventuali evoluzioni alla luce delle contemporaneità. Si pensi alla prima folgorante comparsa di George McFly nel bar, quando, del tutto casualmente, si ritrova a fianco del suo futuro figlio Marty e alla faccia di quest’ultimo quando si rende conto che colui che gli siede accanto e che sta subendo le angherie di Biff è suo padre: è un intero universo quello che si spalanca davanti agli occhi increduli di Marty, finalmente consapevole dell’origine di tutto e delle ragioni a causa delle quali il padre gli è sempre apparso con quelle determinate caratteristiche. Ma si pensi anche all’incredula risata di Doc dopo che gli è stato comunicato da Marty il nome di Reagan come presidente degli Stati Uniti del 1985, oppure alla domanda del nonno di Marty su chi fosse John Fitzgerald Kennedy (al quale Hill Valley ha intitolato una strada esistente nel 1985), oppure ancora al componente dell’orchestra blues che telefona al cugino Chuck Berry per fargli sentire quel sound particolare che il musicista sta cercando da tempo (e che altro non è se non una versione lancinante di Johnny B. Goode suonata da Marty con la chiara consapevolezza, di fronte alla perplessità dei partecipanti alla festa, che tale musica piacerà maggiormente alla generazione dei loro figli) È questa costante dialettica tra passato e presente - con la netta prevalenza del presente ad inverare ironicamente il passato, visto che i riferimenti si originano da un bagaglio di conoscenze che Marty e lo spettatore condividono - a fornire il funzionamento costante del film, mentre il resto è svolto dal divertente ribaltamento dei ruoli descritti in apertura di pellicola. E così diventa possibile che Marty, nel tentativo di salvare la vita al padre, lo sostituisca nel cuore della madre e da questa venga insidiato, sfiorando ambiguamente addirittura l’incesto, oppure che lo stesso Marty si comporti come un fratello maggiore (o amico più esperto) nei confronti del padre per toglierlo dall’impaccio e fare in modo che conquisti quella che sarà la futura moglie. L’adolescente si comporta da adulto e cerca di regolare i flussi intrecciati del tempo e della Storia: ma il suo demiurgico agire non è motivato dall’età, bensì dall’esperienza maturata grazie ai quei trent’anni in più che lo separano dal 1955. Solo così un diciassettenne può intervenire e modificare il destino della sua stessa famiglia e migliorarne la condizione. Giampiero Frasca