Così ridevano

17/07/2009 Tipo di risorsa Schede film Temi Adolescenza Relazioni familiari Titoli Rassegne filmografiche

di Gianni Amelio  

(ITALIA, 1998)

SINOSSI

Giovanni e Pietro, due fratelli siciliani, emigrano a Torino: siamo nel 1958 e ogni giorno arriva nella città industriale una moltitudine di meridionali in cerca di lavoro. Giovanni, il maggiore dei due, affronta ogni possibile sacrificio inseguendo il miraggio di far conseguire a Pietro il diploma di maestro elementare. Questi, tuttavia, non studia, abbandona la scuola e riesce a diplomarsi solo grazie a una raccomandazione comprata dal fratello che, nel frattempo, ha fatto strada gestendo una ‘cooperativa’ che sfrutta i meridionali in cerca di lavoro e alloggio. Quando Giovanni uccide un malavitoso che ostacola i suoi traffici, Pietro si accusa del delitto e finisce in riformatorio, in Sicilia. Alcuni anni dopo ritroviamo Giovanni in provincia, felicemente sposato, benestante: è il giorno del battesimo della figlioletta. C’è anche Pietro, accompagnato da un educatore: è stanco, sembra malato. Giovanni si offre di accompagnare il fratello in Sicilia ma, fatalmente, perderà il treno.

PRESENTAZIONE CRITICA

Ciò che si propone il regista è narrare, attraverso le vicende di Giovanni e Pietro, sei anni cruciali nella storia del nostro paese – quelli del passaggio dal dopoguerra al boom economico – rinunciando al racconto classico, cronologico degli eventi, e servendosi di una narrazione ellittica che sintetizza ciascuno dei sei anni in altrettanti episodi ognuno dei quali abbraccia un arco temporale di ventiquattro ore. Per mezzo di questa struttura – ulteriormente rafforzata dalla presenza, all’inizio di ogni capitolo di un titolo che ne sintetizza il senso: “Arrivi”, “Inganni”, “Soldi”, “Lettere”, “Sangue”, “Famiglie” – Amelio sembra voler mettere in evidenza, meglio di quanto possa fare un racconto più fluido, gli scarti e i cambiamenti nella vita dei due fratelli, nonché sintetizzare, attraverso dei momenti cruciali che assurgono alla funzione di veri e propri simboli, l’evoluzione del loro rapporto. Nel film è ancora una volta la figura di un adolescente a far emergere i mali della società: Pietro, deluso in partenza dalla decisione presa dal fratello di farlo diplomare a tutti i costi, sembra aver compreso – a differenza di Giovanni – l’inutilità se non addirittura la pericolosità di un tentativo di integrazione in un tessuto sociale a loro estraneo, qual è quello torinese, saltando le tappe canoniche dell’integrazione. Quando costui chiede a Giovanni di poter abbandonare gli studi per andare a lavorare in cantiere con lui, è quasi una richiesta d’aiuto che gli rivolge, consapevole di non poter portare a compimento l’ambizioso progetto. Il peccato che Giovanni deve scontare e che Pietro pagherà per lui – dal momento che è il maggiore tra i due fratelli l’unico a poter provvedere all’altro e non viceversa – è quello di voler fare un salto generazionale nella scalata sociale: la storia narrata da Così ridevano sembra confermare il fatto che solo la generazione successiva a quella che emigra può ambire a migliorare la propria posizione sociale. Amelio ha affermato: «In Così ridevano la famiglia è, come in tante altre mie cose, probabilmente l’inizio o la fine (o il fine) di tanti malesseri. Tutto si compie in nome del voler bene, e spesso questo voler bene ha conseguenze distruttive». Per l’intera durata del film, Giovanni tratta Pietro come fosse suo figlio senza avere l’autorità né tanto meno la saggezza di quel padre morto quando entrambi erano bambini e al quale s’è dovuto precocemente sostituire. Ma Giovanni si illude di poter assolvere a questo ruolo paterno unicamente attraverso l’adesione incondizionata alle regole dettate dalla ricerca del benessere e dell’avanzamento sociale a tutti i costi, nell’ingenuo e ossessivo tentativo di soddisfare le esigenze materiali del fratello. Ambizioso tanto dal punto di vista produttivo quanto da quello narrativo, Così ridevano ricopre, all’interno del percorso d’autore di Gianni Amelio, il ruolo di summa della sua opera. Percorrendo a ritroso la sua carriera nel tentativo di comprendere meglio quale valore abbia questo film, ci accorgiamo che il regista ha tracciato una sorta di “Storia d’Italia dal secondo dopoguerra ad oggi”, narrata il più delle volte attraverso lo sguardo di giovani adolescenti, organizzata attorno ai conflitti che, di volta in volta, hanno coinvolto generazioni diverse. Dal momento che Così ridevano è uno dei suoi film ambientati più indietro nel tempo, ciò è ancor più significativo in quanto sembra suggerire una sorta di percorso a ritroso attraverso le varie tappe della storia d’Italia – partendo da ciò che è più vicino e dunque meglio conosciuto – per giungere infine a scoprire ciò che si trova all’origine di quei guasti della nostra società ancora oggi tangibili. In particolare, è proprio l’ultima sequenza del film a costituire un riferimento diretto alla prima esperienza registica di Amelio: si tratta del mediometraggio La fine del gioco nel quale un ragazzino, condotto dal riformatorio al suo paese d’origine da un intervistatore, esprime il suo scetticismo sull’interesse che potrebbe suscitare nel pubblico un’inchiesta su chi si trova nella sua condizione. Allo stesso modo in Pietro troviamo la stessa disillusione e consapevolezza di una vita destinata allo scacco. Fabrizio Colamartino

E' possibile ricercare i film attraverso il Catalogo, digitando il titolo del film nel campo di ricerca. Le schede catalografiche, oltre alla presentazione critica collegata con link multimediale, contengono il cast&credits e una sinossi. Tutti i film in catalogo possono essere richiesti in prestito alla Biblioteca Innocenti Library - Alfredo Carlo Moro (nel rispetto della normativa vigente).