Gli ultimi

20/07/2009 Tipo di risorsa Schede film Temi Relazioni familiari Titoli Rassegne filmografiche

di Vito Pandolfi

(Italia, 1963)

SINOSSI

Checo ha dieci anni e vive in un paese contadino del Friuli nel periodo immediatamente precedente l’entrata dell’Italia nel secondo conflitto mondiale. Egli è soprannominato ‘spaventapasseri’ dai suoi coetanei, che lo prendono costantemente in giro e sovente lo escludono dai loro giochi.

Il mondo in cui il fanciullo vive è fatto di azioni ripetute come l’andare a scuola o al pascolo con le pecore, di pasti frugali a base della solita polenta, di miseria, sacrifici e di emarginazione dovuta ai continui dispetti di cui è vittima. Unica consolazione è l’affetto di Josette, una bambina figlia di un minatore malato di tubercolosi, con la quale Checo riesce a trovare brevi istanti di felicità. Nonostante l’età, le responsabilità che gravano su Checo sono di una certa rilevanza, al punto da subire il severo rimprovero paterno quando commette qualche comprensibile errore. Un giorno, tornando a casa, apprende la notizia che suo fratello Roberto, minatore in Belgio, è perito in un incidente sul lavoro: Checo inizia a pensare di dover sostituire il fratello maggiore nell’equilibrio familiare e allora si dà da fare per racimolare qualche soldo grazie alla sua bravura nella pittura e nei giochi da strada. Dopo un’ennesima esclusione (viene allontanato da una tavola riccamente imbandita perché accusato di voler sempre giocare), Checo corre verso uno spaventapasseri e  distrugge quello che è il simbolo della sua problematica infanzia e della conseguente emarginazione.

Presentazione Critica

Tratto da un soggetto autobiografico di padre David Maria Turoldo, singolare figura di prete ‘impegnato’, poeta, editorialista e riferimento carismatico per quanto riguarda la logica del dissenso all’interno della religione cattolica, Gli ultimi (termine con il quale si vuole alludere alla condizione di miseria in cui versano le popolazioni contadine, segnatamente quelle friulane, ma la situazione può essere generalizzata a tutta l’Italia del periodo) è solo apparentemente la storia di un bambino introverso ed insicuro, escluso per la sua sensibilità e per la mancanza di protervia dalla spensieratezza caratteristica della sua età. In realtà si tratta di una storia che intende mostrare apertamente un universo contraddistinto da piccole cose, da bisogni primari che vengono soddisfatti grazie alla fatica costante e al sacrificio mortificante, da situazioni ripetute e monotone in grado di illustrare perfettamente una dimensione quasi fuori dal tempo, rigorosamente a-storica se non fosse per alcuni precisi richiami alla cronaca del periodo (il discorso del fascista nell’osteria, il manifesto di chiamata alle armi, l’effigie di Mussolini sul muro di una casa colonica, la manovra militare che spaventa Checo e gli impedisce la fuga a Venezia). In una campagna assolutamente piatta, senza mai un raggio di sole ad illuminarla, desolante nella sua lirica e al contempo tremenda uniformità, angosciante nel suo schiacciare la prospettiva umana dentro il contesto agricolo, l’uomo vive il suo triste stato preindustriale, dove tutto è difficile conquista orchestrata dal ritmo e dal metabolismo della natura, secondo l’ordinato ciclo delle stagioni, le quali non rispondono ad esigenze economiche e sociali ma soltanto ad una logica innata ed indifferente alle sorti umane. Gli avvolgenti movimenti di macchina svelano uno sguardo privo di compiacimenti formali su un microcosmo che non viene indagato, ma soltanto osservato, scrutato e significato attraverso l’utilizzo di una simbologia discreta, ma non per questo meno importante: lo spaventapasseri, emblema di una misera realtà agricola in perenne lotta con gli agenti della natura, si trasforma a sua volta in allegoria del percorso compiuto dal piccolo Checo, dapprima emarginato e deriso dai suoi coetanei, da coloro cioè che dovrebbero garantirgli una comprensione solidale dovuta all’età (e i ragazzi, infatti, lo chiamano, con disprezzo, ‘spaventapasseri’), poi addirittura umiliato dallo stesso padre, Zuan, che lo accusa dichiaratamente di incapacità dopo che le pecore che Checo avrebbe dovuto custodire hanno invaso la proprietà di un contadino (ed anche in questo caso il padre si rivolge al bambino con l’appellativo di ‘spaventapasseri’). E proprio lo spaventapasseri, in quanto oggetto su cui la narrazione ha investito la propria semantica, sarà l’elemento che subirà lo sfogo del bambino, la cui rabbia repressa è l’affermazione della volontà di essere simile a tutti quanti gli altri. La ribellione verso il simbolo dell’esclusione prelude all’ingresso dello stesso Checo nel mondo degli adulti, in un universo caratterizzato dalla dimensione del lavoro, nella quale l’uomo riesce a fondere il suo sforzo con la pienezza della natura, giustificando, di conseguenza, la sua presenza e la sua azione (ed indicativamente Pandolfi chiude il film con un campo lungo nel quale l’operato degli uomini che potano gli alberi diventa elemento indistinguibile, schiacciato in una prospettiva che fonde umanità e natura, lavoro e creazione). Da Gli ultimi, e attraverso il personaggio di Checo, emerge un ritratto dell’infanzia impossibilitata a relazionarsi con i coetanei distaccati e insensibili, ma anche con la famiglia, troppo occupata ad organizzare il magro bilancio e ad affrontare la dura realtà quotidiana per poter dimostrare l’amore nei confronti del figlio, il quale deve  accontentarsi di brevi gesti (la madre che gli porta a letto la frugale cena che altrimenti il fanciullo avrebbe saltato a causa dell’ira del padre, lo stesso padre che gli porge la mano per accompagnarlo), un piccolo alfabeto di cenni che un bambino non sempre è in grado di cogliere con dovizia. Un esempio di come l’affetto sia subordinato alla contingenza dell’esistente e alla durezza di una vita che solo raramente fornisce parche soddisfazioni. Giampiero Frasca  

E' possibile ricercare i film attraverso il Catalogo, digitando il titolo del film nel campo di ricerca. Le schede catalografiche, oltre alla presentazione critica collegata con link multimediale, contengono il cast&credits e una sinossi. Tutti i film in catalogo possono essere richiesti in prestito alla Biblioteca Innocenti Library - Alfredo Carlo Moro (nel rispetto della normativa vigente).