American History X

di Tony Kaye

(USA, 1999)

Sinossi

Derek Vinyard, carismatico leader di un’organizzazione neonazista di Los Angeles, è un idolo per l’adolescente fratello Danny. Arrestato per aver ucciso tre neri che avevano tentato di rubargli l’auto, Derek esce dopo tre anni di prigione ravveduto e deciso ad impedire che Danny segua le sue stesse orme. Il giovane Danny non comprende il mutamento di pensiero e di comportamento del fratello maggiore, il quale si trova costretto a raccontargli ciò che gli è accaduto nel periodo di detenzione, la disillusione e la conseguente presa di coscienza che ne è scaturita: fiero della sua ideologia, Derek aveva cercato alleati nel penitenziario, salvo poi accorgersi che i nazisti presenti erano mossi soltanto dall’opportunismo. Oltretutto, Derek aveva stretto amicizia con un simpatico e giullaresco ragazzo di colore, suo compagno di lavoro nella lavanderia. Al plateale distacco dal violento gruppo nazista seguì la punizione corporale: Derek venne sodomizzato sprezzantemente sotto le docce con la connivenza dei secondini. A seguito dell’umiliante atto, Derek decise di chiedere l’aiuto di Sweeney, un suo ex insegnante di colore dalla cui influenza intellettuale e liberal era stato messo in guardia anni prima dal padre. Compreso il motivo del ripensamento di Derek, Danny completa la relazione che Sweeney gli aveva comminato per punizione nel corso della mattinata scolastica e con il fratello inizia a staccare dal muro della loro abitazione tutta la serie di memorie del Nazismo che campeggiano inquietanti. Ma il mattino dopo, seppur con una nuova consapevolezza, Danny viene ucciso nei bagni della scuola da un ragazzo di colore con il quale il giorno precedente aveva avuto uno screzio.

Presentazione critica

Due fratelli e un compito da svolgere a casa. Riassumendo, si possono ridurre a questi tre gli attori e i motori dell’intera vicenda scritta dal ventottenne David McKenna e messa in scena dall’esordiente Tony Kaye, proveniente dagli spot pubblicitari e confrontatosi subito con un tema difficile, suscettibile di varie ambiguità, sui ‘cattivi maestri’ e sulla distorsione dell’obiettività storica, sempre potenziale preda di appropriazioni ideologiche e sfogo di pretestuose frustrazioni sociali. American History X è il titolo di una relazione, di una ‘tesina’ che l’idealista insegnante Sweeney ha affibbiato per punizione a Danny dopo che questi ha svolto un compito sui diritti civili incentrandolo sul Mein Kampf, il delirante programma politico del nazionalsocialismo scritto da Adolf Hitler nel periodo di detenzione seguito al fallito putsch di Monaco del ’23. Sweeney ha avuto come allievo Derek, il fratello maggiore di Danny, e ben conscio delle enormi potenzialità intellettive che il maggiore dei fratelli Vinyard ha sprecato impiegandole nella teorizzazione del razzismo e nell’esercizio della violenza, cerca alacremente di redimere almeno Danny, educandolo ai valori della tolleranza e del rispetto, oltreché della comprensione delle contraddizioni presenti in una tale ideologia. Il compito di Danny è riflettere sul crimine di cui si è macchiato Derek, affinché non venga più idealizzato come un idolo da imitare, ma come perfetto esempio da evitare per non rovinarsi completamente le prospettive che la vita gli ha fornito. Danny prima protesta, poi comincia a ripensare al passato, alla figura idolatrata di Derek, alle sue azioni e a ciò che ne ha causato la condanna. La sua riflessione motiva narrativamente la pellicola: dai suoi pensieri si origina il flashback che caratterizza nel film il recupero del passato (mostrato sempre rigorosamente in bianco e nero, con contrasti molto netti di luce e grande uso della profondità di campo, quasi che la nitidezza del ricordo aiuti meglio a rapportarsi al presente), ma anche la cristallizzazione delle convinzioni che il suo animo di adolescente ha accolto in sé in modo acritico e falsamente mitizzato. Un ulteriore recupero del passato avviene grazie al racconto di Derek una volta uscito di prigione, alle motivazioni in base alle quali ha deciso di farla finita con il gruppo neonazista di Venice Beach e con le loro false e ingannevoli convinzioni ideologiche: la dimensione del passato che si origina dal flashback motivato dal racconto verbale di Derek è il livello attraverso il quale è possibile la presa di coscienza di Danny ed il riconoscimento delle false certezze alle quali si era affidato ciecamente fino a quel momento. È solo a questo punto che anche la riesumazione del passato di Danny diventa presa di coscienza e comprensione degli squilibri esistenti: il pensiero va ad un’immagine della sua infanzia, a quando il padre aveva messo in guardia un entusiasta Derek per i testi progressisti consigliatigli da Sweeney all’epoca del liceo. È forse l’origine del tutto: Derek, di fronte alla reprimenda paterna e alla conseguente denuncia delle norme lavorative del governo americano per le minoranze etniche, abbassa sconfitto il capo. Il padre è un altro di quei bad teachers che pretendono di insegnare le verità della vita di cui è puntellato l’intero tessuto di American Histroy X: sia Sweeney, liberal illuminato al quale i ragazzi, pur rispettando la sua statura intellettuale, paiono rimanere refrattari, sia Murray, insegnante ebreo che corteggia mamma Vinyard rimasta vedova, che appare troppo remissivo e mite, sia il truculento ideologo filonazista Cameron Alexander, che organizza il nucleo denominato ‘Disciples of Christ’ (discepoli di Cristo) esclusivamente per la sua irrazionale sete di potenza, rappresentano ciò che la società offre agli adolescenti in formazione, e sono le diverse facce di un’educazione che vacilla perché non più in grado di offrire certezze, ma soltanto modelli di comportamento, visioni della realtà effettuale mediate e distorte dall’esperienza e dall’ideologia altrui (non è un caso che Tony Kaye ecceda nell’uso del grandangolo, restituendo, in questo modo, delle prospettive distorte, allungate, quasi come se fossero l’immagine di una realtà non afferrabile, sfuggente ed incomprensibile nei suoi caratteri essenziali). È solo l’esperienza diretta, infatti, che motiva la redenzione e l’affrancamento dalle false convinzioni: è l’esperienza diretta del carcere, infatti, che permette la comprensione. Anche se l’odio è troppo radicato per permettere nuove e tardive consapevolezze. Giampiero Frasca

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